Country Night 2010 – 3 / Craig Morgan, una star coi piedi per terra
Craig Morgan, classe 1964, nato a Kingston Springs (Tennessee), assicura all’edizione 2010 della Country Night la componente nashvilliana più moderna del country, quella legata all’evoluzione che questa musica ha subìto negli anni ’90 e che ha visto il genere fondersi in maniera equilibrata con il pop ed il soft-rock ma senza mai oltrepassare certi limiti, senza rinnegare le origini e l’eredità del passato. Anche il padre di Craig era un musicista country, mentre suo nonno era un contadino. Dice di sé: «Non avrei mai pensato che la musica sarebbe stato ciò che avrei fatto per vivere!» Di certo, la prima persona a predire il futuro di Morgan nel mondo della canzone è stata una signora che pare se ne intendesse; il suo nome era Minnie Pearl! Infatti, quando il nostro aveva solo dieci anni, durante una gita scolastica a Nashville, si trovò a visitare il Ryman Auditorium e con i suoi compagni cantò l’inno nazionale americano. La signora Pearl, che si trovava a passare per caso nel backstage, lo sentì cantare; si fece avanti e rivolgendosi a lui disse «Figliolo, un giorno sarai un famoso cantante». Morgan deve averlo sicuramente pensato quando, dopo più di venti anni, all’interno del camerino che oggi porta il di lei nome, si preparava all’esordio come professionista sullo stesso palco dove da bambino aveva cantato “Star Spangled Banner”.
La sua carriera musicale, in effetti, comincia piuttosto tardi: dopo aver trascorso dieci anni in Corea a servire il suo paese tra la 101esima e l’82esima divisione aerotrasportata dell’esercito Usa (qui a lato una foto scattata durante i suoi giorni nell’esercito, copyright Erickson PR), Craig esordisce solo nel 2000 con un disco omonimo prodotto dalla Atlantic Records, con cui aveva avuto finalmente il suo primo contratto discografico dopo aver iniziato cantando demo per altri autori e case discografiche e aver fatto i lavori più disparati per mantenere la famiglia (è sposato con Karen e ha quattro figli): operaio, vicesceriffo, guardia giurata e impiegato dei famosi grandi magazzini Wal-Mart. ”Craig Morgan” genera giudizi eterogenei ma fondamentalmente positivi, tanto che ne sono estratti ben tre singoli. Quando la Atlantic Records chiude la sua filiale di Nashville nel 2001, anziché passare alla controllante Warner come sarebbe stato logico (e forse più facile) Morgan decide di passare all’etichetta indipendente Broken Bow, che gli produce i successivi tre album (“I Love It”, 2003; “My Kind of Living”, 2005; ”A Little Bit of Life”, 2006) dai quali sono estratti un totale di dieci singoli, molti dei quali entrano nella top ten country: “Almost Home” (no.6) da “I Love It”, “That’s What I Love About Sunday” (no.1) e “Redneck Yacht Club” (no.2) da “My Kind of Living”, l’accattivante “Little Bit of Life” (no.7) e “International Harvester” (no.10) da “Little Bit of Life”, prodotto da Keith Stegall (lo scopritore di Alan Jackson).
Craig (qui a sinistra con la moglie Karen) diventa l’artista mainstream country più di successo in una etichetta indie ed è nominato “Top New Male Vocalist” dalla ACM sia nel 2006 che nel 2007. Voce robusta, baritonale e piena di passione, è una persona coi piedi per terra ma capace di grandi voli, un autore di talento in grado di confezionare alla perfezione canzoni d’amore, d’orgoglio americano, di esaltazione dei valori familiari, o anche brani più “difficili” – come quelli patriottici - senza mai scadere nel banale (come in “God, Family and Country”). Nel 2008, prima di lasciare la Broken Bow Records, esce un “Greatest Hits” che precede di pochi mesi il suo ingresso ufficiale nella grande famiglia della Grand Ole Opry, invitato da John Conlee. Alla fine di quell’anno Morgan passa alla BNA, una divisione della Sony BMG Nashville e pubblica “That’s Why”, la sua fatica più recente, il cui primo singolo (“Love Remembers”) entra ancora nella top ten country. Il disco pare andare così bene che la BNA lo riedita nel maggio del 2009 aggiungendo due tracce precedentemente escluse, “This Ain’t Nothing” e “Bonfire” (co-scritta da Craig con l’amico Kevin Denney), che viene lanciata come terzo singolo (dopo “God Must Really Love Me”) e che lo scorso dicembre si è proiettata al quarto posto della classifica ”Hot Country Songs”.
Oggi Craig fa più di 200 show dal vivo all’anno, ognuno con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di condividere col pubblico le sue emozioni e la sua esuberanza. La generosità di questo cantante americano si concretizza anche nel costante sostegno delle truppe americane, sia all’interno dei confini del paese che all’estero. D’altronde il servizio militare attivo prestato per così tanti anni e per il quale sente ancora molta attrazione e qualche ripensamento qualcosa deve avergli lasciato: «Qualche volta si lascia provando dei rimpianti: a volte penso che forse dovrei essere ancora lì con loro. Ma sto cominciando ad apprezzare quello che ora, stando al di fuori, posso fare per aiutare tutti quegli uomini e quelle donne, al di là dell’essere un soldato». Nel 2006 gli è stato assegnato il premio “USO Merit Award” (come già a Steven Spielberg, Elizabeth Taylor e Bob Hope prima di lui) per il suo supporto ai soldati e alle loro famiglie con i suoi spettacoli dal vivo al fronte e quasi contemporaneamente ha iniziato una raccolta fondi per l’organizzazione Special Operations Warrior Foundation [USO è acronimo di United Service Organization, un’associazione costituita da volontari che rappresenta il punto di collegamento tra l'esercito americano impegnato al di fuori dei confini del paese e la società civile col compito di alleviare le difficoltà di permanenza dei militari in missione all'estero - ndr]. «Organizzare eventi con l’USO sarà sempre una priorità per me» ha dichiarato in un’intervista.
Tra i piaceri della sua vita, oltre ai figli, ci sono la sua moto Kawasaki KX450 e il suo trattore International Harvester, che usa quando si trova nella sua fattoria di Dickson, Tennessee, ultimamente diventato anche uno degli sponsor dei suoi tour. In più di una occasione è salito addirittura sul palco con la moto, e chissà che non se la porti dietro anche a Gstaad… «Ricavo un grande beneficio fisico e mentale dal guidare entrambi: la grande cosa dell’essere alla guida di un trattore è che rallenta un pò il tuo mondo. Cambia il tuo modo di pensare. Ti da una possibilità di riflettere. Sulla moto, invece, non penso a nient’altro che a correre. Per me, rilassarsi è salire sulla moto e andare più veloce che posso ed il più a lungo possibile tra i boschi.» Non stupitevi neanche se doveste vedere Morgan sul palco prima e dopo lo spettacolo a montare e smontare le attrezzature. «Mio padre e mia madre mi hanno cresciuto insegnandomi ad essere grato alle persone e apprezzare ciò che hai. Essi mi hanno sempre detto: se qualcuno ti presta qualcosa tu rendigliela in condizioni migliori di quelle in cui te l’ha data.» Ecco perchè è facile vedere Craig e la sua band dare una mano a sistemare il palco prima e dopo ogni spettacolo o vederlo aiutare gli operai a scaricare e caricare i camion. «C’è qualcosa nei miei geni e nel mio sangue che mi costringe a lavorare; giusto o sbagliato che sia io devo fare qualcosa, non posso stare con le mani in mano. Mi fa sentire davvero un uomo.»
Ma come fa Craig Morgan a essere coi piedi così ben saldamente posati sulla terra? «Semplice. Torno a casa e faccio cose per me quotidiane: prendo il trattore e taglio l’erba, poi ripulisco la piscina e gioco coi miei bambini. Cose semplici, proprio come le persone che comprano i nostri dischi e ascoltano la nostra musica.»