Posts Tagged ‘Lady Antebellum’

Nuove date europee, nuovo album e record di biglietti per Lady Antebellum

Posted by CountryStateLine on 14th aprile 2012 in Home (News)

Ancora stanno godendosi il Grammy vinto a febbraio e il CMA Awards vinto  due settimane fa ma per loro è già tempo di rimettersi al lavoro. Lady Antebellum, che sono ancora in tour per promuovere “Own The Night”, stanno già lavorando all’album successivo, il loro quarto.
Intanto, mentre si avvicina la data di inizio della parte europea del loro tour mondiale,  hanno aggiunto altre tre date  oltre a quelle che avevo già postato qualche tempo fa  su CountryStateLine (per rivederle cliccate qui). Per la precisione esse sono:

11 luglio 2012 – Dublino (Irlanda), bis all’Olympia Theatre
14 luglio 2012 – Londra (Regno Unito), Hyde Park
19 luglio 2012 – Zurigo (Svizzera), Live at Sunset

i cui biglietti sono già in vendita con link diretti a partire dal loro sito, www.ladyantebellum.com
I dati aggiornati a inizio settimana indicano che al giro di boa del loro “Own The Night World Tour” il trio ha venduto più di 750.000 biglietti. «Questo tour è andato oltre le nostre più rosee aspettative» ha detto Dave Haywood «Ogni giorno è un giorno nuovo ed eccitante… Non credo proprio che la sensazione di essere l’artista principale in cartellone diventerà mai qualcosa cui io mi possa abituare. Non vediamo l’ora di movimentare la prossima estate e di attraversare tra poco l’oceano Atlantico e quello Pacifico.»
“Own The Night” guida anche il primo trimestre del 2012 in fatto di vendite di album country dopo aver debuttato direttamente al primo posto della classifica degli album country di Billboard nel settembre 2011. “We Owned The Night” e “Just A Kiss” hanno scalato entrambe la classifica dei singoli fino al primo posto, mentre l’attuale singolo “Dancin’ Away With My Heart” questa settimana si è trovata nelle prime cinque. La parte estiva del tour dei Lady A comincerà i prossimi 3 e 4 maggio con due show da tutto esaurito al Radio City Music Hall di New York.
Per quanto riguarda il nuovo album Hillary Scott in una intervista a Billboard ha dichiarato: «Abbiamo probabilmente già pronte una dozzina di canzoni nuove, scritte da noi o per noi. Scrivere canzoni nuove per noi è come una terapia, una liberazione, ed è un modo per noi per non essere presi dalla frenesia della nostra agenda. Scriviamo davvero molto… Sia che siamo a casa oppure in tour, il tempo lo troviamo sempre!» Il fatto è che con “Dancin’ Away With My Heart”, il terzo singolo estratto dal loro ultimo “Own The Night”, che sta scalando nuovamente le classifiche, non c’è nessuna fretta per il gruppo ed il loro produttore Paul Worley di velocizzare i tempi. «Ci prenderemo tutto il tempo che serve mentre il terzo disco è fuori» dice Scott «perchè, per quanto noi si sia orgogliosi di “Own The Night”, sentiamo di aver affrettato un pochino i tempi per la sua uscita. Così ce la prendiamo comoda e intanto continuiamo a scrivere, a scrivere, a scrivere… Entreremo in studio di registrazione più in là durante quest’anno giusto per provare qualcosa, ma onestamente non saprei dire quando. Aspetteremo davvero fino a quando non saremo pronti».
Hillary riconosce che Lady A sono rimasti scioccati quando a febbraio si sono portati di nuovo a casa il Grammy per il miglior album country dopo che lo avevano già vinto nel 2011 con “Need You Now” e si aspettavano che a vincerlo fossero Taylor Swift o Jason Aldean. «Davvero non ce lo aspettavamo. Onestamente dopo l’anno scorso [in cui di Grammy se ne erano portati via addirittura cinque!, ndr] eravamo già soddisfatti di essere stati invitati nuovamente ed avere un’altra candidatura. Siamo rimasti di stucco. Ma siamo grati per questo e abbiamo apprezzato enormemente, ed è stata una notte davvero divertente per noi.»
Adesso il secondo Grammy di fila alza ulteriormente le aspettative per il prossimo album. Un’altra ragione per loro per prendersi tutto il tempo per il quarto cd. «Questi premi e questi riconoscimenti ti incoraggiano, ti ispirano e ti fanno andare avanti… Ok, abbiamo bisogno di lavorare duro e guadagnarci di nuovo tutto ciò quando il prossimo disco verrà fuori e si conquisterà il diritto per altri premi» continua Scott «Cominci guardando la mensola dove hai tutti quei premi e dici “Wow, ok, devo davvero essere ispirata oggi. Poi vai nella sala di composizione e pensi… Cosa siamo noi? Quali canzoni ci rappresentano meglio? Ma neanche possiamo pensarci troppo… Finora tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo realizzato senza pensarci troppo. Quindi quando siamo in quegli ambienti – sia esso la stanza di composizione piuttosto che lo studio di registrazione, dobbiamo lasciarci andare completamente e non pensarci troppo. [...] Dopo luglio, rallenteremo un po’ il ritmo, perchè stiamo viaggiando davvero ad alta velocità in questa prima metà del 2012. Dobbiamo accertarci di non avere le ragnatele in casa prima o poi…»
Di sicuro c’è che, a distanza di 4 anni dal loro esordio, questo gruppo è già in grado di riempire ogni tipo di arena o di stadio. Continua Scott: «E’ una prova enorme per noi. Ci rendiamo conto di quanto sia costosa questa macchina organizzativa e di quanto siamo stati fortunati ad aprire con gli artisti giusti agli inizi (Tim McGraw, Martina McBride…). Chi sarebbe così generoso con le sue attrezzature? Adesso che siamo noi a pagare ce ne rendiamo meglio conto e la reazione è “Wow! Sono stati davvero carini!”. Ma noi volevamo solo costruire uno spettacolo che facesse sentire ai nostri fan che stavamo continuando a coltivare questo rapporto con loro e a dare loro tutto quello che potevamo. Non ci allontaneremo comunque mai troppo da quello che siamo, nel caso ci metteremo sempre un segno per ritrovarci.»
(Grazie a Billboard)

 

 

54esimi Grammy Awards. Il ricordo di Whitney e la vetrina country

Posted by CountryStateLine on 13th febbraio 2012 in Home (News)

La 54esima edizione dei Grammy Awards , aperta dalla esibizione del grande Bruce Springsteen accompagnato dalla sua E-Street Band e dominata da Adele che si è portata a casa sei premi su sei nomination, sarà inevitabilmente ricordata come l’edizione del grande tributo a Whitney Houston, altra immensa icona della musica pop sacrificatasi all’altare della fama che consuma, del mito che uccide, prematuramente morta l’altroieri – una sera prima della premiazione – a neanche  49 anni per ragioni ancora da chiarire del tutto ma di certo legate al suo ultimamente precario equilibrio sul filo della vita e ai suoi nefasti rapporti con alcol e droghe.
A renderle omaggio, oltre a tutto il parterre, mentre la presenza sua e dei suoi 6 premi Grammy vinti nel corso di una sfavillante carriera snodatasi nel corso degli ultimi 27 anni aleggiava sul Convention Center di Los Angeles, è stata la bella e brava Jennifer Hudson (nella foto John Shearer / WireImage), che trattenendo le lacrime ha eseguito in conclusione di un omaggio filmato e fotografico l’indimenticabile “I Will Always Love You”, scritta dalla nostra amata Dolly Parton e riportata in gloria eterna da Whitney nel 1994 quando ne fece il cavallo di battaglia della colonna sonora del suo film “The Bodyguard” col quale – manco a dirlo – vinse il premio per l’album dell’anno. Un omaggio se vogliamo anche più corto del previsto. Ma chi se lo aspettava – solo 24 ore prima – di dover preparare un omaggio del genere?
Ciò doverosamente premesso, il country ha fatto la sua meritata comparsa anche ai Grammy, con tanta vetrina e molte importanti nomination che hanno creato attese non da poco. Tra i “big” alla fine hanno vinto Taylor Swift, Lady Antebellum e The Civil War. La prima, che subito dopo aver vinto si è scattata una foto (quella che vedete) e l’ha postata su Twitter, si è accaparrata i premi per Best Country Solo Performance (Migliore Interpretazione Country Singola) e  Best Country  Song (Migliore Canzone Country) per “Mean” ; i secondi hanno vinto il Grammy per il Miglior Album Country (“Own The Night”) con la sorpresa di Charles Kelley che sul palco ha dichiarato «Non ce lo aspettavamo. Grazie per averci cambiato la vita l’anno scorso.»  Lady A hanno sconfitto nella categoria Jason Aldean (“My Kinda Party”), Eric Church (“Chief”), Blake Shelton (“Red River Blue”), George Strait (“Here For a Good Time”) e Taylor Swift (“Speak Now”). The Civil War si sono portati a casa il Grammy per Best Country Duo/Group e Best Folk Album per l’album “Barton Hollow”. The Civil War hanno sconfitto “Don’t You Wanna Stay” di Jason Aldean e Kelly Clarkson, “You And Tequila” di Kenny Chesney e Grace Potter e “Are You Gonna Kiss Me Or Not” di Thompson Square.
Alison Krauss and Union Station hanno vinto il Grammy nella categoria Best Bluegrass Album con “Paper Airplane” (oltre ad un Grammy “tecnico”, quello nella categoria Best Engineered Album, Non-Classical) battendo Steve Martin and The Steep Canyon Rangers con “Rare Bird Alert”, Jim Lauderdale con “Reason And Ryhme”, Del McCoury Band con “Old Memories: The Songs of Bill Monroe” e la coppia Chris Tile/Michael Daves con “Sleep With One Eye Open”.
Levon Helm ha preso l’Americana Grammy per “Ramble At The Ryman”, un disco dal vivo, battendo “Pull Up Some Dust And Sit Down” di Ry Cooder, “Hard Bargain” di Emmylou Harris e “Blessed” di Lucinda Williams.
Chiudo con la battuta migliore della serata. Blake Shelton, quando ha “perso “ il secondo Grammy in cui era nominato a favore di Taylor Swift, ha dichiarato: «Non so chi sia questa, ma pare essere molto popolare in tutto il mondo…»
M.A.

 

 

Lady A annunciano le prime date del tour europeo 2012

Posted by CountryStateLine on 8th febbraio 2012 in Home (News)

Vi avevo promesso di tenervi aggiornati ed eccoci qui. Come mi auguravo nel mio post di venerdì scorso (vedi), i Lady Antebellum hanno annunciato di stare preparandosi a attraversare l’Oceano Atlantico e conquistare nuovamente l’Europa la prossima estate. Il trio ha infatti reso note le prime date della parte europea del loro Own The Night 2012 World Tour, che lo vedrà in concerto in sei differenti nazioni, partendo da Dublino in Irlanda il 10 luglio per finire (al momento) il 27 dello stesso mese a Stoccolma, in Svezia.
«Ogni volta che siamo andati in Europa, i fan laggiù ci hanno accolti in maniera molto calorosa» ha detto Dave Haywood «E’ un onore per noi essere in grado di viaggiare all’estero e condividere la nostra musica con così tanti altri paesi. Inoltre, noi adoriamo uscire dagli Stati Uniti e fare i turisti imparando veramente a conoscere ogni posto che andiamo a visitare. L’Europa sarà una cosa grandiosa!»
Lady A hanno cominciato la parte americana del loro tour settimana scorsa con spettacoli da tutto esaurito con record di vendite. Il prossimo weekend faranno una pausa per prendere parte alla serata dei 54esimi Grammy Awards dove saranno tra i presentatori nonché tra i candidati ad uno dei premi, nella categoria Miglior Album Country.
Di seguito le date europee:

  • 10 luglio 2012 – Dublino (Irlanda), Olympia Theatre
  • 13 luglio 2012 – Glasgow (Regno Unito). Royal Concert Hall
  • 15 luglio 2012 – Manchester (Regno Unito), Manchester Apollo
  • 16 luglio 2012 – Londra (Regno Unito), Hammersmith Apollo
  • 18 luglio 2012 – Essen (Germania), Philarmonie
  • 20 luglio 2012 – Francoforte (Germania), Jahrhunderthalle
  • 21 luglio 2012 – Monaco (Germania), Tollwood Festival
  • 23 luglio 2012 – Copenaghen (Danimarca), Falconer Theatre
  • 24 luglio 2012 – Gothenburg (Svezia), Tradgardsforeningen
  • 26 luglio 2012 – Seljord (Norvegia), Countryfestivalen
  • 27 luglio 2012 – Stoccolma (Svezia), Solliden Skansen

Nell’attesa che vengano confermate ulteriori date nel vecchio continente (e anche in questo caso vi terrò aggiornati), i biglietti per questi concerti saranno messi in vendita a partire da venerdì prossimo, 10 febbraio, direttamente attraverso il sito dei Lady A, www.ladyantebellum.com .

Per la foto pubblicata in questo post ringrazio il sito dei Lady A.

 

 

 

 

Lady A: infranto altro record nel primo weekend del loro nuovo tour

Posted by CountryStateLine on 3rd febbraio 2012 in Home (News)

Lady Antebellum, vincitori di un premio Grammy, hanno infranto un altro record, appartenente prima a Kenny Chesney: nel weekend di apertura della parte americana del loro “Own The Night 2012 World Tour” tenuta presso lo U.S. Cellular Coliseum di Bloomington, Illinois, hanno registrato l’affluenza di più di 32.000 fan. «Il weekend di apertura è stato più di quanto noi potessimo sognare» ha dichiarato Charles Kelley «C’era così tanta tensione ed eccitazione nervosa nei giorni immediatamente precedenti l’inizio di questo tour che ci vede per la prima volta affrontare le grandi arene. C’è così tanto lavoro e preparazione per mettere tutto insieme e alla fine non ti resta che lasciarti andare e sperare che il pubblico si presenti. E non ci hanno deluso! Onestamente siamo senza parole!»
“Own The Night 2012 World Tour”, che ha venduto più di mezzo milione di biglietti in prevendita prima dell’esordio di venerdì scorso a Tulsa, Oklahoma, proseguirà fino a fine giugno 2012 con Darius Rucker e Thompson Square ad accompagnare il trio sul palco. Anche se a dire il vero non ho capito perché lo abbiano denominato “world tour” dato che le uniche date al di fuori degli Stati Uniti a tutt’oggi risultano essere pochi show in territorio canadese tra febbraio e giugno. Verosimilmente una seconda parte del programma dovrebbe vederli tornare in Europa tra luglio e ottobre. Vi terrò aggiornati.

 

Infaticabili Lady A, arriva nuovo album

Posted by CountryStateLine on 3rd maggio 2011 in Home (News)

Lady A al CMA Festival 2010I Lady Antebellum hanno consegnato ieri alle radio “Just A Kiss”, il primo singolo tratto dal loro nuovo terzo album in studio (sempre per la Capitol Nashville). Il trio condurrà una chat dal vivo sul web attraverso Facebook collegandosi su ladyantebellum.com/live per parlare della loro nuova musica quest’oggi alle 19.30 (ora italiana). La loro nuova canzone debutterà dal vivo nella puntata di “American Idol” di giovedì prossimo, 5 maggio, alle 2 (ora italiana) sul canale Fox.
«Adoriamo scrivere canzoni basate su esperienze personali, e questa è sicuramente una di queste canzoni» ha detto Hillary Scott «C’è una tale eccitazione all’inizio di una nuova relazione… tutte quelle farfalle nello stomaco e quelle sensazioni ottimistiche che ti dicono che quella persona potrebbe essere lei. Questa canzone racconta di una di quelle volte in cui il cervello si intromette sulla voce del cuore  e ti dice che le cose belle vale la pena di aspettarle…»
«Una delle cose più belle riguardanti lo scrivere per noi è che abbiamo l’opportunità di vedere le cose sia dal punto di vista maschile che da quello femminile, perchè Charles
(Kelley) e Hillary possono dividersi le voci» ha detto Dave Haywood «Questa è in realtà proprio l’ultima canzone che abbiamo scritto per il nuovo album. Ne avevamo già incise sei quando, ad un certo punto, qualcuno ebbe questa idea. Così ci sedemmo al tavolo per scriverci sopra. Dopo di che l’abbiamo portata al nostro produttore Paul Worley e pochi giorni dopo la stavamo incidendo.»
«Il giorno in cui abbiamo scritto questa canzone è stato uno di quei giorni in cui il legame e la fiducia tra noi tre come autori si fa ancora più forte» ha aggiunto Kelley «E’ venuto tutto in maniera naturale e mi ha ricordato il periodo in cui stavamo cominciando in questo business e passavamo ore e ore chiusi in casa di mio fratello Josh a scrivere canzoni. Tutti ci chiedono se abbiamo ricevuto pressioni dopo il successo di “Need You Now”. La risposta è che stiamo cercando di non pensare a questo nuovo album o a queste canzoni in questi termini. Stiamo semplicemente cercando di scrivere quello che stiamo vivendo nelle nostre vite e speriamo che i fan della country music continuino ad identificarvisi.»
Il nuovo album, previsto in uscita verso la fine dell’anno e per il quale non c’è ancora un titolo definitivo, segue il grande successo di “Need You Now”, che dalla sua uscita nel gennaio 2010, ha venduto più di 5 milioni di copie in tutto il mondo e prodotto 3 brani numero uno in classifica (“Need You Now”, “American Honey” e “Our Kind of Love”) nonché fatto vincere al trio 5 Grammy. “Need You Now” è anche il brano country più scaricato di sempre dalla rete.
Potete ascoltare “Just A Kiss” qui

 

 

Successo dei Lady Antebellum nella serata dei 53esimi Grammy

Posted by CountryStateLine on 15th febbraio 2011 in Home (News)

2010 Grammy Awards - Lady AntebellumLa diretta tv di domenica scorsa sulla CBS della 53esima edizione dei Grammy ha registrato il picco di share degli ultimi dieci anni con una percentuale media durante tutto il corso della serata di premiazione di 26,5 milioni di spettatori ed un aumento di circa il 3% rispetto allo spettacolo dell’anno scorso. Nella edizione cominciata con l’omaggio alla regina del soul Aretha Franklin, Lady Antebellum hanno realizzato ancora una volta il jackpot portandosi via ben tre statuette grazie al loro ultimo disco, “Need You Now”, uscito ormai da più di un anno: best country performance by a duo or a group with vocals (migliore interpretazione country di un duo o gruppo con voci), best country song (migliore canzone country), best country album (migliore album country). Tutte e tre per “Need You Now”.
La loro esibizione dal vivo li ha visti interpretare un perfetto medley di tre brani: un omaggio iniziale (ai Simply Red o a Teddy Pendergrass? Mah…) con “If You Don’t Know Me By Now” seguita dalle loro “American Honey” e “Need You Now” accompagnati dalla chitarra di Dave Haywood e da un pianoforte. Il mix delle loro voci è davvero qualcosa di superiore. Accettando il premio per il miglior album country Charles Kelley ha detto: «Questa canzone ha letteralmente capovolto il nostro mondo». Senza considerare i due premi aggiuntivi che i membri del gruppo hanno ricevuto per categorie autorali minori. Grande merito a questo trio, a cui va ascritto il merito di non avere mai dormito sugli allori fin da quando riscosse ottimi consensi con il disco d’esordio ma che certamente non si aspettava di raccogliere una tale messe di premi con “Need You Now” (che contiene meno percentuale di country rispetto al primo e il cui livello è, nel complesso, mediocre pur avendo diversi brani notevoli al suo interno). Certo ora li aspetta una decisione importante: quale direzione prendere e se dare una definitiva svolta artistica alla loro carriera, che potrebbe davvero essere alla soglia di una definitiva, ufficiale consacrazione.
Ma ecco nel dettaglio gli altri vincitori nelle categorie country:

BEST FEMALE COUNTRY VOCAL PERFORMANCE:
Miglior Interpretazione Vocale Country Femminile
“The House That Built Me” (Miranda Lambert – da “Revolution”)
BEST MALE COUNTRY VOCAL PERFORMANCE:
Miglior Interpretazione Vocale Country Maschile
” ‘Til Summer comes Around” (Keith Urban)
BEST COUNTRY COLLABORATION WITH VOCALS:
Miglior Collaborazione Country con Voci
“As She’s Walking Away” (Zac Brown Band & Alan Jackson – da “You Get What You Give”)
BEST COUNTRY INSTRUMENTAL PERFORMANCE:
Miglior Esecuzione Country Strumentale
Hummingbyrd (Marty Stuart – da “Ghost Train – The Studio B Sessions”)

Per rivedere quelle che erano le nomination potete tornare al mio post del 7 dicembre scorso.

Cinquina per Lady A alle nomination per gli American Music Awards 2010

Posted by CountryStateLine on 14th ottobre 2010 in Home (News)

Lady Antebellum (Foto Ed Rode - CMT)I Lady Antebellum (nella foto a sinistra di Ed Rode per CMT) hanno acchiappato cinque candidature ai prossimi American Music Awards, che si terranno a Los Angeles il prossimo 21 novembre e saranno trasmessi dalla ABC. Gli AMA sono i più diretti concorrenti a livello televisivo, mediatico e pubblicitario dei Grammy e i premi sono assegnati esclusivamente sulla base delle preferenze dei fan. Lady A sono alla pari con Eminem (pure con 5 nomination).
American Music Awards 2010La categoria dei gruppi in questo caso include sia gruppi country che gruppo pop e rock ed in questo blocco Lady A compete con i Black Eyed Peas e i Train. Il trio country se la vedrà sempre con i Train e con il superfavorito canadese Michael Bublé nella categoria artista “adult contemporary”.
L’altra sorpresa country è che Taylor Swift è stata nominata solo per una categoria, quella della migliore artista country (in realtà favourite country artist). Entertainment Weekly è tra i numerosi media che si sono sorpresi della mancata messe di candidature da parte di Swift e di Lady gaga. Ma si sa, gli AMA sono rinomati per aver sempre sorpreso, specie i fan della musica country. Qualcuno ricorderà certamente che l’anno scorso Gloriana rovinò la festa proprio a Lady Gaga strappandole sul filo di lana il premio per miglior nuovo artista. Staremo a vedere cosa accadrà il mese prossimo.

Country Night 2009, 11-12 settembre 2009, Gstaad (CH)

Posted by CountryStateLine on 12th dicembre 2009 in

DSC04394Da diversi anni la critica più ricorrente mossa al patron Marcel Bach è quella di non essere stato finora in grado di portare a Gstaad un artista country americano davvero di grido, la prima scelta che molti fan (me compreso) da tempo auspicano, di quelli che si trovano ai vertici nelle classifiche di preferenza del pubblico. La cosa sembra ancor più paradossale considerata la messe di artisti più o meno quotati che sono a disposizione nel panorama discografico (cito i primi che mi vengono in mente: Brad Paisley, George Strait, Alan Jackson, Kenny Chesney; ma anche Tim McGraw, Shania Twain, Reba, Blake Shelton, Big&Rich, Sugarland, Carrie Underwood… ed ognuno di voi ne avrà pensati altrettanti) e con i quali sarebbe davvero possibile presentare quantomeno l’edizione in grande spolvero che ormai manca da almeno un lustro.
L’ultima edizione del Country Night festival, ventunesima per la precisione, svoltasi l’11 ed il 12 settembre scorsi, ha generato a tal proposito reazioni e giudizi contrastanti a partire dall’ufficializzazione della line-up, che ha visto solo 2 dei 3 nomi in cartellone provenire dagli Stati Uniti: Kenny Rogers e i Lady Antebellum. Il terzo, la band dei Texas Lightning, di provenienza tedesca, giocava praticamente in casa. Kenny Rogers, il quale coi suoi 71 anni si trova (quantomeno anagraficamente) nella parte finale di una sia pure strepitosa carriera, non era certamente quanto di più appetibile potessero mettere sul piatto del festival country europeo più atteso; i Lady A (come vengono definiti) rappresentano il nuovo, appena affacciatisi al mondo discografico country-pop-rock e un passaggio a Gstaad in questi casi non si disdegna affatto. Insomma, un buon compromesso tra budget a disposizione e cachet da pagare. Ma andiamo per gradi.

TEXAS LIGHTNING

I Texas Lightning durante la loro esibizione (C)PIERRE KHIM & HéLèNE DODDET-ART PHOTO GSTAAD
I Texas Lightning durante la loro esibizione (C)PIERRE KHIM & HéLèNE DODDET-ART PHOTO GSTAAD

I Texas Lightning, affiatato quintetto nato in quel di Germania nel 2000, guidato da una pepata biondina di nome Jane Comerford (origini australiane nel sangue), hanno aperto il festival con uno show dignitoso e nel complesso non disprezzabile. Con a dire il vero un pedigree musicale piuttosto modesto (al loro attivo una vittoria alla manifestazione canora dell’Eurofestival nel 2006 grazie ad una canzone scritta dalla stessa Comerford, “No No Never”, e molti concerti dal vivo in giro per festival e sagre tra Germania Austria Danimarca Svizzera Spagna e Olanda) ed una cittadinanza texana ricevuta ad honorem, i cinque bravi musicisti (oltre a Comerford: Markus Schmidt alla chitarra elettrica e banjo, Malte Pittner voce e chitarra, Uve Frenzel al contrabbasso e voce, Olli Dittrich alla batteria e voce), ai quali si è aggiunto per l’occasione un buon pedal steel player che non avevo mai visto, si sono dati da fare per cercare di scaldare l’atmosfera con il loro tipico repertorio, fatto di pressoché ogni genere musicale rivisitato in chiave country.

(C)PIERRE KHIM & HéLéNE DODET - ART PHOTO GSTAAD
(C)PIERRE KHIM & HéLéNE DODET – ART PHOTO GSTAAD

La tesi sposata dai Texas Lightning è infatti quella secondo cui in ogni canzone (a prescindere dal genere cui appartiene) risieda un’anima country che essi sono in grado di portare alla luce. Durante il loro spettacolo quindi si sono sentiti passare con assoluta nonchalance da una classica e assai ben eseguita “Man Of Constant Sorrow” (tradizionale ballata rurale di inizio ‘900 di marcata matrice bluegrass) a versioni country (…) delle molto meno rurali “Like a Virgin” di Madonna e “Eye Of The Tiger” dei Survivor. Non ho avuto la sensazione che il pubblico ne fosse entusiasta, benché – come ripeto – qualità artistica e capacità musicalcanore non potessero essere messe in discussione. La loro esibizione (identica nelle due serate di venerdì e sabato, con solo un paio di cambiamenti in scaletta) è stata purtroppo per la maggior parte del tempo ispirata a brani pop e rock saccheggiati a testa bassa, durante cui ho dovuto ascoltare mediocri versioni countrycheggianti di ”Enjoy The Silence” dei Depeche Mode, “Ticket To Ride” dei Beatles, “Man In The Mirror” di Michael Jackson, “Dancing Queen” degli Abba (addirittura…), “Power Of Love” di Huey Lewis & The News, “Walk On The Wild Side” di Lou Reed per terminare l’apoteosi di questo delirio reinterpretativo con la loro versione di “Highway To Hell” degli AC/DC (che sia perché anche loro sono venuti dall’Australia?).  Le parentesi di sano country hanno per fortuna reso meno amara la pillola: “Gentle On My Mind” (resa al meglio alla fine degli anni ’60 dal grande Glenn Campbell), “Eastbound And Down” di Dick Feller e Jerry Reed, “Smoke Smoke Smoke That Cigarette” dell’immenso Tex Williams e “C’est La Vie (You Never Can Tell)” del genio Chuck Berry. Non bastasse ciò, alla faccia della internazionalità, tutti i dialoghi che hanno infarcito lo show del gruppo si sono svolti in tedesco nonostante Jane Comerford parli un perfetto inglese che in conferenza stampa ha sciorinato senza problema alcuno. Quando hanno abbandonato il palco mi è sovvenuta una riflessione: qualche anno fa un gruppo del genere avrebbe guadagnato al massimo lo show gratuito della domenica.

LADY ANTEBELLUM

 

I Lady Antebellum sul palco della Country Night. Da sinistra: Hillary Scott, Dave Haywood e Charles Kelley (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD)
I Lady Antebellum sul palco della Country Night. Da sinistra: Hillary Scott, Dave Haywood e Charles Kelley (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD)

Il trio dei Lady Antebellum (Charles Kelley e Hillary Scott voci, Dave Haywood voce e chitarra acustica) sono stati onestamente la vera sorpresa di questa edizione 2009 ed il grande “acquisto” del festival. Sono riusciti ad entusiasmare e divertire, con un sound che ha mischiato elementi di country con parti di pop e rock serviti con gusto, professionalità e maliziosamente ben dosati per evitare quantità indigeste. Non è ovviamente mancata in conferenza stampa a provocazione relativa al fatto che – obiettivamente – il loro non sia country. Charles e Hillary hanno replicato che sì, è vero, ma anni fa si diceva la stessa cosa anche di Wayling Jennings, il quale venne fuori con uno stile tutto suo che mal si conciliava con gli stili allora in voga.  «Se facessimo qualcosa di differente non saremmo noi, quindi capisco che non è ciò che si possa definire un country dei più tradizionali, ma alla maggior parte della gente piace» è stata la risposta di Charles. Poi Hillary ha aggiunto: «Questo ha a che fare anche col fatto che prima di tutto siamo anche autori delle nostre canzoni: abbiamo cominciato a scrivere insieme e ci siamo avvicinati a questo processo senza pensare di voler scrivere qualcosa in particolare: solo quello che eravamo e sentivamo, storie che avevamo vissuto ed esperienze che volevamo condividere. E credo che questa sia per me proprio la cosa più bella della country music: le storie e gli artisti davvero genuini nei confronti di loro stessi, che cantano ciò che sono. Il pubblico questo lo percepisce sempre».

Con i Lady A (da sinistra) Jason "Slim" Gambill e, sullo sfondo, Dennis Edwards (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD)
Con i Lady A (da sinistra) Jason “Slim” Gambill e, sullo sfondo, Dennis Edwards (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD)

In ogni caso, è vero che in sala di registrazione è facile realizzare una buona performance, è su di un palco che gli artisti dimostrano il loro vero valore e i Lady Antebellum lo hanno sicuramente provato con grande merito, dimostrando di essere vocalmente molto dotati ed equilibrati oltreché simpaticamente esuberanti e spontanei. L’ora e un quarto di concerto scivola davvero senza intoppi permettendo al trio di interpretare tutti gli undici brani del loro (per ora) unico, omonimo album con una assoluta padronanza di mezzi. L’ingresso è sulle veloci note di “Lookin’ For A Good Time” (mixata nello spettacolo di sabato sera con “You Shook Me All Night Long” degli AC/DC) e “Love’s Lookin’ Good On You”, seguite dalla ballata di “Home Is Where The Heart Is”. Parentesi rockabilly dedicata poi a Dwight Yoakam con una bella cover della sua “Fast As You” swingata alla grande anche grazie alla superlativa presenza sul palco di Jason “Slim” Gambill alla chitarra elettrica (fidato musicista nonché co-autore dei Lady A) che all’inizio, a causa delle sue lunghe trecce bionde e della penombra, avevo scambiato per un componente femminile della band! Ancora due ballate del loro disco (“Things People Say” e “All We’d Ever Need”, primo pezzo scritto insieme dai tre ragazzi) prima di gettarsi con tutto l’entusiasmo tra le effervescenti note di “Rambling Man”, grande successo degli anni ’70 degli Allman Brothers che già era stato riarrangiato in stile country dal compianto e non sufficientemente valutato Gary Stewart qualche annetto addietro.
DSC04458Devo ammettere che l’arrangiamento dei Lady A non è stato male e i virtuosismi elettrici della chitarra del solito Jason Gambill non hanno fatto assolutamente rimpiangere quelli di Dickey Betts. In effetti, alla fine, il pubblico (che per tutta la canzone batte il tempo con le mani) esplode in un’ovazione davvero fragorosa a sottolineare la bontà dell’esecuzione. E’ poi il tempo di “Need You Now”, un brano tratto dal prossimo album del gruppo, ormai terminato, la cui uscita è prevista per la fine di gennaio.DSC04455«Abbiamo pensato: quale migliore momento di adesso» dice Hillary introducendolo «di suonare il primo singolo del nostro nuovo disco? Spero che vi piaccia…». In effetti il pezzo è una bella slow-song, intensa e carica, in cui Kelley e Scott cantano di uno struggimento d’amore che li travolge ma che non li coinvolge reciprocamente (anche se sul palco sembrerebbe), in quanto entrambi parlano della mancanza di un partner che si trova lontano. Dave Haywood accompagna con la sola chitarra e voce, il che rende “Need You Now” ancora più apprezzabile in quanto la versione acustica esalta la bella sintonia vocale del trio. “Can’t Take My Eyes Off You”, secondo pezzo scritto dai Lady A, è preceduto dalla dedica di Hillary a tutti gli innamorati presenti in sala dopo aver ricordato che si tratta del suo pezzo preferito e aver ringraziato tutti i presenti sottolineando quale onore sia per lei esibirsi davanti alla platea della Country Night. Dopo un’altra ballata (“One Day You Will”), Hillary Charles e Dave presentano la band (oltre al già citato Gambill ci sono Dennis Edwards al basso e Matt Willingsly alla batteria) per poi buttarsi su “Slow Down Sister” e omaggiare i Doobie Brothers dei tempi migliori con “Long Train Running”.

Hillary Scott si intrattiene (piedi scalzi!) a firmare autografi alla fine dello show
Hillary Scott si intrattiene (piedi scalzi!) a firmare autografi alla fine dello show

Tra “I Run To You” (il brano per cui hanno recentemente vinto il premio della CMA come singolo dell’anno), “Long Gone” e “Love Don’t Live Here” (encore che chiude il loro spettacolo) c’è anche il tempo per un omaggio a John Mellencamp ed alla sua provocatoria “Hurt So Good” (che avevo già visto in una versione ancora più coinvolgente di Kenny Chesney in duetto con Gretchen Wilson), durante l’esecuzione della quale Hillary si sfila le scarpe – dal tacco troppo alto – per poter saltare e ballare più comodamente. In conclusione, un ottimo show per questo dotato trio, di cui sentiremo sicuramente ben parlare nel corso del 2010, a cui è secondo me solo mancata la parte di arrangiamento country che invece hanno avuto a disposizione in sala di registrazione (sono infatti mancati all’appello la pedal steel e gli strumenti ad arco). L’entusiasmo del pubblico assiepatosi sotto il palco “costringe” piacevolmente Hillary, ultima a lasciarlo, a fermarsi per qualche minuto per firmare autografi.

KENNY ROGERS

Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD
Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD

Chi non conosce, almeno nel titolo, una canzone di Kenny Rogers? La sua voce ruvida ed il suo timbro sono un marchio inconfondibile da 50 anni. Un po’ meno il suo volto, da qualche anno modificato in seguito ad un’operazione di blefaroplastica andata male. Tratti somatici a parte, per molti fan l’esibizione a Gstaad di Mr. Rogers (la terza in Svizzera fino ad ora) rappresentava con tutta probabilità l’ultima occasione di vedere dal vivo una vera e propria star, non solo country, presente da mezzo secolo sulla scena musicale internazionale. Le sue cifre sono da capogiro: 65 album all’attivo, più di 100 milioni di dischi venduti, ottavo artista nella classifica di ogni tempo in fatto di vendite. Prima di lui fa il suo ingresso sul proscenio la sontuosa band di 8 straordinari elementi che lo segue ormai da anni dal vivo: Gene Sisk al pianoforte, Warren Hartman alle tastiere, Chuck Jacobs al basso, Amber Randall al violino, Steve Glassmeyer alle tastiere e chitarra elettrica (segue Kenny da più di 30 anni!), Lynn Hammann alla batteria, Randy Dorman alle chitarre e Brian Franklin alla chitarra elettrica.

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I musicisti sono affiatatissimi ed il tour è un rodato spettacolo che ormai Rogers porta in giro per Stati Uniti ed Europa da circa 3 anni (anche la scenografia è la medesima). Me ne sono reso conto specialmente alla fine della esibizione, quando ho riconosciuto molte scenette e battute scambiate tra lui ed il pubblico come le medesime di un suo concerto americano del 2006 che avevo avuto occasione di vedere tempo addietro (lo stesso Rogers ha ammesso in conferenza stampa che esse sono parte di una “routine” appositamente preparata). Ciononostante, la naturalezza con cui le rende ogni volta è da premio Oscar. Diamine, in fondo lui è Kenny Rogers: 50 anni di esperienza vorranno pur dire qualcosa no? In jeans e camicia (bianca la prima sera, blu la seconda) fa il suo ingresso sulle note di “Love Or Something Like That” alla quale segue “It’s a Beautiful Life”, le uniche canzoni durante le quali è concesso al pubblico di scattare fotografie e quindi assieparsi sotto al palco. Dopo l’up-tempo “If You Want To Find Love” ecco il primo tuffo negli anni ’80 con un medley di canzoni d’amore che include “Through The Years”, “You Decorated My Life” e “She Believes In Me” della quale Rogers dice «di tutte le mie ballate questa è la mia preferita». Il primo dei suoi siparietti comici arriva con “Ruby Don’t Take Your Love To Town” in cui egli vuole condividere il ritornello con l’auditorio con esiti per la verità poco felici in quanto sono in pochi a seguirlo, o almeno a farsi sentire; senza contare poi che la chiusa (“…For God’s Sake Turn Around”) viene pressoché totalmente sbagliata, tanto che Rogers esclama «Non importa… Lo farò da me!…» e poi commenta ridendo: «Sapete, l’hanno cantata meglio a Hong Kong!». Il momento seguente è più introspettivo; Rogers lo introduce parlando della sua recente e per certi versi inattesa paternità (per chi non lo sapesse, 5 anni fa è diventato papà di Justin e Jordan, due gemelli avuti dall’ultima di cinque mogli, Wanda, una stupenda mora di 29 anni più giovane di lui, sposata nel 1997 ma conosciuta sei anni prima nel ristorante in cui lei lavorava come cameriera per pagarsi gli studi e lui era andato per un appuntamento galante, ovviamente con un’altra donna). La canzone è un brano del 1997 tratto dal suo album “Across My Heart” che si intitola “To Me” e che l’artista dedica a moglie e figli mentre sui megaschermi laterali al palco partono immagini tratte dall’album personale di Rogers, che ritraggono la famiglia in diversi momenti della loro vita, alcune dolci altre più tenere e divertenti che in me generano sentimenti di dolcezza e inducono al sorriso mentre il pubblico svizzero si lascia andare in risate, a volte anche fragorose, che in tutta onestà mi sembrano reazione esagerata e un po’ fuori luogo.

Bella e brava: Amber Randall (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD)
Bella e brava: Amber Randall (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD)

Non così sembra per Rogers, che a seguire lascia un meritato spazio alla sua giovane violista Amber Randall, lungo capello biondo e vero talento naturale («Potete suonare il violino in un sacco di modi. Ma vi do la mia parola che non lo sentirete suonare mai meglio di così…»). Dopo l’assolo partono le note di una briosa “The Coward Of The County” molto ben allegramente arrangiata. Poi, proprio partendo da quest’ultimo brano, «Sapete» dice «riguardandomi indietro e prendendo in considerazione canzoni come “Reuben James”, “Ruby, Don’t Take Your Love To Town”, “Coward of The Country”, “Daytime Friends”, “The Gambler” e “Lucille” mi rendo conto che negli anni ho avuto una carriera incredibile cantando di famiglie disastrate!». Tra le risate del pubblico arriva “Buy Me A Rose”, un suo successo di una decina di anni fa. «Qualche anno fa ho trovato questa canzone che dimostra una volta per tutte» afferma nel presentarcela «che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere! Qui si parla di un uomo che prova con tutte le sue forze a fare colpo sulla sua donna, il problema è che si trova su una frequenza diversa da lei…» e poi arriva l’altra storia di famiglia disastrata con “Rueben James”. «Ok, devo essere sincero» chiacchera poi col pubblico «almeno alcuni di voi conoscevano “Ruby Don’t Take Your Love To Town”. Loro no» dice indicando un gruppo nel settore di destra che si diverte bonariamente a schernire fin dall’inizio dello show «non la conoscevano affatto! Ma qualcuno di voi ricorda che io facevo parte di un gruppo che si chiamava “The First Edition”?» fa il segno di contare e poi esclama teatralmente sconsolato: «Dodici persone! Ok…!». Risate. Rogers dimostra sicuramente tutte le sue doti di grande intrattenitore e nasconde molto bene le difficoltà dovute alla lingua.

Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GALLERY
Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GALLERY

Questo siparietto è strumentale alla presentazione della canzone che segue, “Just Dropped In (To See What Condition My Condition Was In)”, il più famoso successo del suo ex gruppo, che egli canta mentre sui megaschermi partono come in un flashback le immagini in bianco e nero del video di quella canzone, datata 1967. Sembra quasi un playback, tanto i labbiali del video corrispondono all’esecuzione dal vivo, ma diamine non lo è affatto! Kenny Rogers questa canzone la canta oggi ancora come allora! Al termine del lungo applauso che segue dice: «C’è una cosa su cui stasera possiamo essere tutti d’accordo: non scrivono più canzoni così oggigiorno, vero?». Un altro applauso lo rincuora a riguardo («Grazie a Dio!»). Torna l’intrattenitore che è in lui: «Quando avevo 12 anni e vivevo in una fattoria in Texas ho avuto un sogno: che un giorno sarei venuto a Gstaad in Svizzera» lo interrompe la reazione di divertita incredulità del pubblico «Si, questo è il modo in cui voi reagivate nel mio sogno!» e tra le risate della platea canta “Bo Diddley”, un rock’n’roll portato al successo dal chitarrista ed autore di colore Ellas Otha Bates (che nel ’55 arrivò numero uno nella classifica R&B). Segue il duetto preferito di Rogers, “We’ve Got Tonight”, e poi con la scusa di offrire all’auditorio una ulteriore prova per redimersi («…anche se non siete pronti…») annuncia una canzone di amicizia, “Have A Little Faith In Me”, brano di impostazione gospel con venature blues scritto da John Hyatt nel 1987 – ancora dal suo album “Across My Heart” – e che una miriade di artisti ha fatto proprio nel corso degli anni (Joe Cocker, Mandy Moore, Delbert McClinton, Jo-El Sonnier e non ultima la pop star Jewel, la cui versione fu inserita nel film del 1996 “Phenomenon” con John Travolta). «Oh a proposito, in mezzo c’è una parte anche per voi da cantare!» dice Rogers e poi, fingendo profonda preoccupazione dopo il pessimo risultato ottenuto tentando di far cantare il pubblico con “Ruby Don’t Take Your Love To Town” aggiunge ridendo «…O mio dio….. E per favore, non cantate fino a quando non l’avete imparata! Specialmente da quella parte» indicando il solito gruppo sulla destra…

Fedele: Steve Glassmeyer è con Kenny Rogers da più di 30 anni! (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD)
Fedele: Steve Glassmeyer è con Kenny Rogers da più di 30 anni! (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD)

L’atmosfera è ormai ben scaldata ma ci si avvia purtroppo verso la fine del concerto. Sui grandi schermi laterali scorrono le immagini della serie tv degli anni ’80 “The Gambler” (sconosciuta purtroppo in Italia) in cui Rogers era il protagonista, mentre canta l’omonima canzone, scritta da quel talento di Don Schlitz, altro suo grande cavallo di battaglia. Il pubblico accompagna scandendo il ritmo con il battere delle mani (ancora, noto che sono in pochi a saperne almeno il ritornello). Ora è la volta di “Lucille” e anche qui Rogers spererebbe che tutto il pubblico cantasse al suo posto il refrain. Ma quando porge idealmente il microfono alla platea non si levano a dire il vero troppe voci a cantare. Rogers ride e mentre sta per attaccare il secondo verso del brano dice «Okay… Perché adesso non vi riposate per un minuto? Posso solo immaginare quanto faticoso possa essere stato tutto questo per voi! E, per carità, smettete di oscillare a destra e sinistra!» (la platea ha in effetti iniziato a ondeggiare a ritmo) «Sto scherzando, adoro vedervi dondolare» precisa quando si rende conto che il pubblico lo ha preso sul serio e si è improvvisamente bloccato «Ok dondolerò anche io!» e

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termina la canzone ballonzolando a destra e a sinistra. «Da 30 anni, letteralmente, da quando registrai “Lucille”» si racconta ancora «ogni sera, quando finisco di cantare questa canzone, appoggio il microfono sullo sgabello, mi giro, saluto, vado oltre il sipario e fingo che non tornerò indietro… Beh, sono stanco di fare questa sceneggiata… Se siete onesti con voi stessi ammetterete che è una cosa piuttosto stupida. Come se non sapeste che io in realtà tornerò sul palco… E sapete? Più divento vecchio più tendo a risparmiarmi quei preziosi passi verso il sipario… Recentemente ho avuto delle visioni di me stesso tra qualche anno, su una sedia a rotelle, mentre sto terminando di cantare “Lucille” e qualcuno spinge direttamente la sedia giù dal palco dietro al sipario…». Applausi e risate interrotti solo dalla presentazione dei componenti della sua eccezionale band, che poi attacca le note di “Lady” (grande hit scritta da Lionel Richie) e va al gran finale con “Islands In The Stream”. Non se ne avrebbe mai abbastanza con un artista come Kenny Rogers, ma lo spettacolo finisce in un tripudio di applausi e fischi di approvazione.

BACKSTAGE: Mr. Rogers con il patron della Country Night, Marcel Bach (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET - ART PHOTO GSTAAD)
BACKSTAGE: Mr. Rogers con il patron della Country Night, Marcel Bach (Copyright: PIERRE KHIM & HéLèNE DODET – ART PHOTO GSTAAD)

A consuntivo devo dire che, nonostante qualche perplessità iniziale, delusione vera non c’è stata e anche questa trasferta elvetica ha concesso momenti significativi, accanto ad una qualità musicale che rimane sempre ed indubbiamente al di sopra dello standard. Riguardo Kenny Rogers, per come la vedo io, in questa sua trasferta ha preferito andare sul sicuro, puntando sui suoi classici e bilanciando country e pop. Scelta teoricamente “facile” (anche se poi abbiamo constatato che tanto felice non è stata) con cui ha tratto dal suo repertorio il materiale che riteneva più adatto a questo pubblico, sulla base di uno studio che qualcuno ha compiuto per lui per cercare di stabilire quali fossero le sue canzoni più conosciute in Svizzera. Ha tralasciato il suo repertorio più recente: nulla del suo ultimo lavoro, “Water & Bridges” (2006), per esempio, è stato inserito pur essendo presenti sul quel disco autentiche gemme come “The Last Ten Years”, “I Can’t Unlove You”, la stessa “Water & Bridges” e “My Petition”. Ho avuto la sensazione che, nonostante non abbia più addosso la pressione del successo, questa volta abbia preferito non correre rischi ed evitare il suo repertorio più esoterico (come l’ho definito in conferenza stampa quando gliel’ho fatto notare: Roger ha negato che fosse questo il motivo ma non mi ha convinto del tutto). Nessuno però può dubitare sul fatto che Kenny Rogers sia una delle più grandi e complete “personalità” musicali (showman, cantante, musicista, autore, attore) mai passate attraverso la storia di questi ultimi due secoli; colui che ha avuto il più duraturo e consistente successo come artista e come intrattenitore nell’industria discografica. Di lui Jim Mazza, attuale presidente della Dreamcatcher (la nuova casa discografica di Rogers) ed ex presidente della EMI-UA dal 1971 all’87, ebbe una volta a dire: «C’ è solo un Kenny Rogers». Non potrei trovare espressione più sintetica.
L’appuntamento per il Country Night festival edizione 2010 è per i prossimi 10 e 11 settembre.
M.A.

APPROFONDIMENTI/1 – Conferenza stampa Kenny Rogers > clicca qui
APPROFONDIMENTI/2 – Kenny Rogers canta “It’s a Beautiful Life” > clicca qui
APPRFONDIMENTI / 3 – Kenny Rogers canta “Love Or Something Like That” > clicca qui