Infarto per Charlie Daniels. Dimesso, tutto bene
Il leggendario Charlie Daniels è stato colpito una decina di giorni fa da un leggero colpo apoplettico mentre, venerdì 15 gennaio, stava andando in motoslitta sulle nevi del Colorado. Ricoverato al Mercy Regional Medical Center di Durango, Daniels è stato poi trasportato in elicottero allo Swedish Medical Center di Denver da cui è stato dimesso domenica 17 per ritornare nella sua casa del Colorado, dove si trovava dal 27 Dicembre in vacanza. Daniels non ha annunciato alcuna cancellazione del suo tour. Ha detto di sentirsi bene e non vede l’ora di iniziare il suo The Charlie Daniels Band 2010 Tour il 27 febbraio da Ft. Pierce con a seguire la tappa di Brooksville del 28 (entrambe le località sono in Florida). «Appena tornato a casa la prima cosa che ho fatto è stata riprendere in mano la mia chitarra e verificare se le mie dita potessero ancora suonarla, per fortuna mi è sembrato tutto ok» ha detto in un’intervista al Canadian Press mercoledì scorso «Posso suonare la chitarra e posso suonare il violino». Poi ha benedetto il suo piccolo infarto, perchè lo ha reso cosciente del fatto che forse stava andando ad una velocità un pò più alta di quella che la sua pressione consentisse. I medici dell’ospedale di Denver hanno riscontrato una leggera insensibiltà nella mano sinistra ma hanno assicurato che dovrebbe ritornare automaticamente nel giro di qualche tempo. Daniels, 73 anni, che ha comunque cominciato una terapia fisica ricostituente solo per accelerare la ripresa, visto l’inizio del suo tour tra un mese, si era reso perfettamente conto che un attacco cardiaco era in arrivo quando era a bordo della motoslitta in Colorado; il pensiero che non sarebbe più stato in grado di suonare ha attraversato la sua mente in diverse occasioni ma egli non ci si è mai soffermato. «Non ho mai seriamente pensato “ecco è arrivata la mia ora”» ha detto «Confido solo che tutto si risolva per il meglio.» Daniels, famoso per il suo grande successo “The Devil Went Down To Georgia” del 1979 (grazie a cui lui e la sua band ricevettero un Grammy per la migliore esecuzione vocale country), ha detto che le impronte di Dio sono sempre state dovunque in questa esperienza: non era lontano dall’ospedale di Durango quando è stato male; lo stesso ospedale aveva da pochissimo tempo iniziato a fare uso del medicinale che hanno usato su di lui per sciogliere il grumo di sangue che si era formato nel cervello. Se fosse arrivato leggermente più tardi quel grumo avrebbe causato danni irreversibili. Per di più, c’era immediatamente disponibile l’elicottero per aerotrasportarlo da Durango a Denver. «E’ un fatto indiscutibile che Dio stesse tenendomi sotto controllo. Questo infarto mi ha fatto riflettere sul fatto che le cose possono capitare anche a te, ma ho deciso che non voglio sedermi e preoccuparmi del prossimo eventuale attacco. Non è assolutamente probabile che ciò accada. Voglio continuare ad intrattenere la gente. E ho un sacco di cose che voglio fare nel prossimo futuro: voglio tornare a pescare ancora in Alaska, e voglio tornare in Israele, presumo a marzo.» E continuerà a fare quello che ama. «Adoro andare in motoslitta, pescare, e fare tiro al bersaglio. Ne faccio parecchio quando sono a casa in Colorado. Adoro i cavalli e adoro i cowboys. Per carità, magari potrei rinunciare a buttarmi col paracadute, chi sa!»