Addio a Betsy Smittle, sorella di Garth Brooks
Con suo fratellastro Garth Brooks, Betsy Smittle aveva condiviso passione per la musica, talento e gli inizi di carriera, con l’ascesa verso l’olimpo della country music ai tempi della Stillwater Band e dei primi grandi “soldout” nelle arene americane agli inizi degli anni ‘90. Poi l’originaria band si era sciolta e alcuni avevano cercato di intraprendere la carriera solista, forti della popolarità raggiunta grazie a Garth. Ci aveva provato Ty England e ci provò anche Betsy, nel 1994, con l’album “Rough Around The Edges”, senza peraltro riscuotere un particolare successo nonostante il talento in quell’album sia evidente (orgoglioso di possederlo nella mia cdteca). Sabato scorso, confermata lunedì da un post su Instagram e su Twitter della figlia di Garth Brooks, August, è arrivata la notizia della sua morte a soli 60 anni, a causa di un cancro. «La mia meravigliosa zia ha perso la sua battaglia contro il cancro sabato mattina» ha scritto August «Sono felice che sia riuscita a conoscere mia figlia. Ti vogliamo bene e già ci manchi tantissimo, zia Betsy».
Smittle aveva partecipato alle incisioni di diversi album di Garth, nonché alle registrazioni di due special televisivi per la NBC, “This Is Garth Brooks” e “This Is Garth Brooks, Too”. La passione per la musica le era stata trasmessa dalla madre, Collen Carroll, artista della Capitol Records negli anni ’50, la quale aveva sposato in prime nozze Jim Smittle per poi divorziare e sposare in seconde nozze Troyal Raymond Brooks, il futuro papà di Garth. Definita spesso dallo stesso Garth Brooks “Hollywood” a causa del suo stile sgargiante e quasi ostentato, Betsy si era diplomata alla Yukon High School dell’Oklahoma nel 1971 e oltre che con il suo fratellastro aveva girato in tour con dozzine di musicisti, inclusi Ronnie Dunn e Gus Hardin.
Ricorrente agli inizi degli anni ’90 era stata la voce che ella fosse lesbica: lo stesso Garth, durante un’intervista con Barbara Walters del 1993, aveva commentato la questione parlando di “We Shall Be Free”, il brano che all’epoca aveva appena ricevuto unanimi consensi per il suo testo che trattava i temi del razzismo, della povertà, dell’omofobia e della libertà di parola e di religione. «Dove la questione dei gay mi ha più toccato è stato pensando a mia sorella» disse in quell’intervista «Sono anni che convivo con questo tema. E la verità è che più ci convivi, più ti rendi conto che non si tratta altro che di una diversa forma di amore tra due persone». Nei giorni successivi a quell’intervista, tutte le voci che circolavano a riguardo della rabbia di Betsy nei confronti di Garth per aver rivelato la sua omosessualità furono cancellate da un’intervista della Smittle al quotidiano The Oklahoman nella quale ella dichiarò semplicemente che avrebbe preferito che Garth le avesse chiesto il permesso prima di parlare della sua sessualità.
Grande polistrumentista (suonava basso, chitarra, pianoforte e percussioni), si era ritirata ufficialmente dalle scene musicali alla fine degli anni ’90 e si era trasferita a Spokane, nello stato di Washington, cominciando a soffrire di un disturbo bipolare della personalità a causa del quale quattro anni fa aveva subito anche un arresto per atti osceni in luogo pubblico e due successivi ricoveri in un ospedale psichiatrico.
Ad ogni modo, Betsy Smittle almeno in una cosa ha superato il più celebre fratellastro: nel 1994 ha convinto la loro madre Colleen a duettare con lei nel brano “This House”, che poi inserì nel suo album “Rough Around The Edges”.
Rimane comunque una grande perdita da un punto di vista artistico e musicale. Riposa in pace, Betsy.
M.A.