Addio a papà Black

Posted by CountryStateLine on 10th dicembre 2012 in Home (News)

Due domeniche fa Clint Black, una delle più famose star della musica country negli anni ’90 (13 numero uno al suo attivo in carriera, tra cui “Put Yourself In My Shoes”, Killin’ Time”, “A Bad Goodbye” in coppia con Wynonna, “Nobody’s Home”, “When I Said I Do” in coppia con la moglie Lisa Hartman e “Nothin’ But The Taillights”) ha perduto suo papà, G.A. Black, 78 anni, che non si era più ripreso dalla morte della moglie Mary Lou avvenuta circa un anno e mezzo addietro. G.A., senza dire nulla e mai chiedendo l’aiuto ai suoi figli, si è lasciato deperire a poco a poco fino a quando le sue condizioni sono divenute troppo critiche per poterle recuperare, mettendo in atto un silenzioso e lento suicidio. La stessa famiglia Black ne ha dato notizia solo all’ultimo. G.A. Black lascia i suoi figli Mark, Brian, Kevin e – ovviamente – Clint, che ha annullato le date di tutti i suoi concerti previsti per tutto questo mese. La famiglia Black si è detta devastata dal dolore di questa notizia e ha chiesto rispetto e privacy. Le condoglianze da parte di CountryStateLine a Clint Black.
M.A.

 

 

“Country To Country”, grandi star in arrivo a Londra a marzo

Posted by CountryStateLine on 6th dicembre 2012 in Home (News)

Andranno in vendita online domattina alle 9 ora di Londra (le 10 ora italiana) i biglietti per C2C: Country To Country, un evento straordinario di musica country dal vivo che interesserà un intero weekend, quello del 16 e 17 marzo 2013, in cui uno stuolo di vere e proprie star country attraverserà l’Oceano Atlantico e piomberà alla O2 Arena di Londra solo per dare vita a questo appuntamento.  Che vedrà partecipare Tim McGraw, Vince Gill, Little Big Town, Carrie Underwood, Darius Rucker, LeAnn Rimes, Brantley Gilbert e Kristian Bush. Si tratta di un evento “sperimentale” straordinario, che vuole tentare di diventare un appuntamento fisso annuale e che già annuncia a breve la presenza di altri artisti alla line up di marzo. Le premesse sono molto buone, visto che la piazza londinese è da sempre molto ricettiva alla musica country e che la stessa Carrie Underwood, esibitasi la scorsa estate proprio alla O2 Arena, ha fatto il tutto esaurito. A questo si aggiunga che si tratta di artisti che rappresentano un ottimo collegamento tra il suono del country tradizionale e quello più moderno del nuovo millennio.
Purtroppo l’esperimento non include altre tappe europee continentali, e quindi chi volesse prendere parte a questo evento sarà costretto a prendere un aereo…
Gli show saranno con posti a sedere numerati.

Ecco il programma, salvo aggiunte:

Sabato 16 marzo 2013
Tim McGraw
Vince Gill
Little Big Town
Kristian Bush

Domenica 17 marzo 2013
Carrie Underwood
Darius Rucker
LeAnn Rimes
Brantley Gilbert

Per acquistare i vostri biglietti da domattina cliccate qui:
http://www.theo2.co.uk/index.php

 

 

 

Country Music Awards 2012: i vincitori

Posted by CountryStateLine on 3rd novembre 2012 in Home (News)

Non è andata come volevo, Martina McBride non ha vinto il premio nella categoria Vocalista Femminile dell’Anno. Ma mi conforta il fatto che l’assegnazione dei premi dei Country Music Awards 2012, svoltisi l’altroieri sera a Nashville, non ha lasciato l’amaro in bocca, come ultimamente qualche volta è accaduto. A partire proprio da chi ha sconfitto Martina, vale a dire Miranda Lambert, la quale ha vinto anche il premio per la categoria Canzone dell’Anno per “Over You”, scritta con il marito Blake Shelton. Proprio Shelton è stato il grande vincitore dei CMA Awards 2012: si è portato via il premio più ambito, quello di Intrattenitore dell’Anno, oltre a quello per Vocalista Maschile e quello in comune con Lambert per la Canzone dell’Anno, ispirata dalla morte del fratello di Blake, Richie, scomparso all’età di 24 anni il 13 novembre 1990. Uno dei momenti più toccanti dell’intero show è stato proprio quando la coppia è salita sul palco per ritirare questo premio. Miranda non è riuscita a trattenere le lacrime e ha lasciato che a parlare fosse Blake: «Ho perso mio fratello in un incidente d’auto quando avevo 14 anni. Più avanti nella vita, quando ho deciso di diventare un cantante country, mi padre mi diceva sempre “figliolo, dovresti scrivere una canzone su tuo fratello”. Ho perso il papà lo scorso gennaio. E’ ancora sorprendente per me che questa sera mio padre abbia ancora ragione».
La categoria più “difficile” era quella per il Gruppo Vocale dell’Anno, tutti parimenti meritevoli e tra i più agguerriti (Lady A, Little Big Town, Zac Brown Band, The Band Perry e Eli Young Band). A vincere sono stati LBT, che si sono portati via anche il premio per il Singolo dell’Anno (“Poonton”) ed i cui ringraziamenti sono stati così numerosi che non è stato loro permesso di terminare l’elenco – Gesù è stato quello che ha ricevuto più ringraziamenti di tutti.
L’ultima notazione la farei per la categoria Nuovo Artista dell’Anno: chiunque avesse vinto quest’anno credo meritasse di portarsi a casa il premio. A contenderselo erano Lee Brice, Thompson Square, Hunter Hayes, Love And Theft e Brantley Gilbert. Ha vinto Hunter Hayes, che salito sul palco ha tentato di leggere una nota scritta su di un pezzo di carta per ringraziare tutti («Non so neanche cosa fare adesso…» ha detto «Grazie a Dio per permettermi di fare quello che faccio. Grazie ai miei fan»).
Di seguito ecco la lista dei vincitori.

Entertainer of the Year
(intrattenitore dell’anno)
Blake Shelton

Female Vocalist of the Year
(vocalista femminile dell’anno)
Miranda Lambert

Male Vocalist of the Year
(vocalista maschile dell’anno)
Blake Shelton

Vocal Group of the Year (Gruppo Vocale dell’Anno)
Little Big Town

Vocal Duo of the Year (duo vocale dell’anno)
Thompson Square

New Artist of the Year (nuovo artista dell’anno)
Hunter Hayes

Album of the Year (album dell’anno)
Eric Church, ‘Chief’

Song of the Year (canzone dell’anno)
(Assegnato agli autori)
‘Over You,’ Miranda Lambert e Blake Shelton

Single of the Year (singolo dell’anno)
Little Big Town, ‘Pontoon’

Musical Event of the Year (evento musicale dell’anno)
‘Feel Like a Rock Star,’ Kenny Chesney e Tim McGraw

Music Video of the Year (video musicale dell’anno)
Toby Keith, ‘Red Solo Cup’

Musician of the Year (musicista dell’anno)
Mac McAnally

 

 

 

Garth Brooks membro della Country Music Hall of Fame. Dopo Las Vegas? “Forse torno in tour…”

Posted by CountryStateLine on 29th ottobre 2012 in Home (News)

Fra tre settimane Garth Brooks (nella foto AP a destra) saluterà il palco del Casino Wynn di Las Vegas e partirà per altri lidi. Il 17 novembre prossimo, infatti, avrà luogo l’ultimo “one man show” dell’ex re Mida di Music City che chiuderà i tre anni di esclusiva che firmò con Mr. Wynn e che nel dicembre 2009 vide Brooks uscire dal ritiro in cui si era chiuso nel 2001 per raccontarsi in una lunga serie di concerti intimistici uomo e chitarra definiti dal Las Vegas Weekly “quanto di meglio mai apparso su di un palco di Las Vegas” ad una platea di fortunati fan. «Mi sono assolutamente divertito durante tutto questo periodo al Wynn» ha detto Garth in un’intervista «Mr.Wynn mi aveva detto che il pubblico del Wynn era uno dei migliori del mondo e aveva ragione. Per quanto riguarda Steve Wynn, è uno dei tipi più brillanti con cui abbia mai avuto il piacere di parlare o che abbia mai avuto il piacere di ascoltare. Fa tutto al meglio ed è il boss migliore e più alla mano per cui abbia mai lavorato. Semplicemente lo adoro!» Forse lo adorerà anche perchè a fine 2010 era riuscito a far lievitare il prezzo dei biglietti del suo spettacolo da 147 dollari a oltre 250, il che generò non poche polemiche su quanto valesse la pena di pagare per la “intimità” di quei concerti. Wynn si giustificò dicendo che era come trovarsi con Garth nel salotto di casa sua; anche se il Wynn Theatre non è la sala più grande del mondo ci si chiese quanto potesse essere grande il salotto di casa Brooks… In realtà la firma del contratto nel 2009 prevedeva un impegno quinquennale, che poi per motivi ignoti si è ridotto in corso d’opera. Wynn lascia comunque le sue porte aperte e Brooks potrà tornare in Nevada quando vuole. Ma cosa c’è in serbo per il futuro? Lo vedremo.
Intanto possiamo dire cosa hanno avuto in serbo gli altri per lui. Lo scorso 21 ottobre, infatti, insieme a Connie Smith e ad Hargus “Pig” Robbins, Garth è stato ufficialmente reso membro della Country Music Hall of Fame. La cerimonia di investitura – presenti tra il pubblico un esercito di stelle della musica country di ieri e di oggi, tra cui Barbara Mandrell, Ricky Skaggs, Bobby Braddock, Vince Gill, Merle Haggard, Jean Shepard, Jimmy Fortune degli Statler Brothers e, ovviamente, il marito di Connie Smith, Marty Stuart – si è svolta sabato scorso a Nashville e per il cantante, accompagnato dalla moglie Trisha Yearwood, è stata un’emozione indescrivibile tanto che per quasi tutta la durata dell’evento le lacrime ai suoi occhi non sono mai scomparse. «Questo è il giorno più grande della mia carriera musicale, ad oggi» ha detto Garth dal palco «Ma i giorni più grandi della mia vita sono seduti in prima fila, sono quelli in cui ho avuto la fortuna di diventare il padre di Taylor, August e Allie. Vi voglio bene, ragazze, voi siete i più grandi giorni della mia vita. Non so se lo sapete ma noi genitori giudichiamo il successo della nostra intera vita vedendo lo sguardo negli occhi dei nostri figli quando ci guardano. Quando sarà il mio turno di andare spero che vi rimanga la sensazione di un padre che vi ha amato davvero quanto più è possibile vicino a quanto davvero vi amo io.»
A chiamarlo per ricevere l’investitura è stato il suo mito George Strait, colui per il quale nel 1981 (dopo averlo sentito cantare alla radio il suo primo successo “Unwound”) decise che la musica country sarebbe stata il suo destino, scrivendo quasi di getto “Much Too Young (To Feel This Damn Old)” e sperando che egli avrebbe accettato di inciderla. «Non ci ha provato seriamente» Strait ha detto nel corso della serata «Altrimenti questa sarebbe stata una mia canzone. Io ho bisogno di brani come questo!» E poi, ricordando gli inizi di Brooks, ha aggiunto: «Avevo sentito parlare di lui, avevo letto che i suoi show erano esplosivi, che si arrampicava sulle corde, che sfasciava chitarre. Pensai: ma questa è musica country, mica può fare cose del genere! Ma devo ringraziarlo perché ha portato così tanti nuovi fan alla country music e ci ha aiutati tutti!»
«
Quando venni  qui a Nashville io volevo solo scrivere canzoni, niente di più.» ha affermato Garth durante un’intervista per Inside Music Row «Arrivai con in tasca “Much Too Young” per George, non avevo nessun sogno particolare e nessuna aspirazione. Non avevo inciso dischi, non avevo fatto tour… Volevo solo scrivere canzoni. E’ pazzesco, perché forse già allora sapevo che il più grande onore in questa città è essere considerati autori di musica. Quindi già allora la Country Music Hall of Fame per me era un sogno  ed oggi farne parte mi fa sentire così umile…» Invece “Much Too Young (To Feel This Damn Old)” è diventata il primo ed indimenticabile successo di Garth Brooks, dando il via alla sua fenomenale carriera negli Stati Uniti e nel mondo. Ma la soddisfazione finalmente è arrivata, perché in apertura di serata George Strait quella canzone l’ha cantata davvero (e ragazzi che versione! Solo King George poteva rendere una versione senza far rimpiangere Garth!). Gli altri suoi brani che hanno fatto parte della colonna sonora della serata sono stati “The River” e “That Summer” cantata con Bob Seger (con Trisha a fare in entrambi da background vocal). Ad esibirsi sono saliti anche Ronnie Dunn, Vince Gill, Ronnie Milsap, Crystal Gayle e James Taylor (un altro mito ispiratore di Brooks) prima del brano finale a chiusura della serata (“Will The Circle Be Unbroken”) che per tradizione è cantato insieme da tutti i membri della Country Music Hall of Fame presenti in sala.

Cosa dobbiamo aspettarci adesso che il contratto con il Wynn di Las Vegas è giunto al termine, Mr. Brooks sta per tornare a tempo pieno con la sua famiglia alla sua villa di Owasso in Oklahoma e le sue bambine non sono più così piccole? Altri dischi, un altro tour? «Il mercato discografico è cambiato molto in questi anni, non mi vedo in grado di incidere un altro disco nel mio immediato futuro» ha detto GB a Inside Music Row «Ma a riguardo del tornare in tour, direi che in un paio di anni mi piacerebbe tornare ad infiammare Nashville».
Io non aspetto altro, caro Garth!

M.A.

CMA Awards 2012. Commento e lista candidature.

Posted by CountryStateLine on 26th ottobre 2012 in Home (News)

Parlando dei 46esimi CMA Awards, che avranno luogo il prossimo 1° novembre a Nashville e che saranno presentati per la quinta volta consecutiva da Brad Paisley e Carrie Underwood, sinceramente io sono felice già solo per il fatto che Martina McBride sia ancora tra le candidate come Female Vocalist of the Year e altrettanto sinceramente, guardando le altre colleghe in lizza con lei per il titolo (anche se qui so di essere spudoratamente di parte), meriterebbe che le fosse assegnato fin d’ora. Sarebbe il quarto, meritatissimo per quello che ha fatto nel corso di questo 2012 e come premio per quanto ha realizzato negli anni in cui non è stata neanche candidata. Meritato per un 2012 che l’ha vista sempre in tour, con concerti esauriti quasi ovunque; per la gioia che ha dato anche ai (pochi) fan europei che hanno avuto la fortuna di vederla in Svizzera il mese scorso; e per aver messo la ciliegina sulla torta ricevendo la richiesta ufficiale da parte di George “The King” Strait di accompagnarlo e aprire tutti i suoi concerti previsti per l’anno prossimo nel corso del suo tour di addio “The Cowboy Rides Away”. E poi perché, con la sola eccezione di Miranda Lambert e Carrie Underwood, le uniche che hanno titolo per contenderle il riconoscimento (la prima per il rispetto che porta alla tradizione e la seconda meramente per i numeri di vendita realizzati), le altre contendenti - Taylor Swift e Kelly Clarkson – hanno fatto davvero poco. La Clarkson ottiene addirittura la sua nomination avendo al suo attivo solo delle partecipazioni country con Jason Aldean, Reba e Blake Shelton. Non sarebbe stato più giusto dare una chance al grande rientro di Faith Hill la quale con “Come Home” ha esordito al 26simo posto in classifica? Oppure all’esordiente Jana Kramer che con il suo omonimo album lo scorso giugno ha esordito al quinto posto della classifica americana degli album country? E’ anche curioso constatare che degli artisti che solo cinque anni fa combattevano per il titolo di cantante maschile dell’anno quest’anno non ve ne sia neanche uno. Star come Brad Paisley, George Strait (ultimo ad avere annunciato il ritiro dai palchi) e Kenny Chesney sono stati sostituiti da Jason Aldean, Luke Bryan e Shelton. L’affronto più grande appare essere stato quello subito dai Rascal Flatt, dominatori per anni della categoria Gruppo dell’Anno, che ai prossimi CMA Awards sono rimasti all’asciutto.
Il sogno di vedere Martina vittoriosa però credo rimarrà irrealizzato. Realizzato invece il sogno degli sponsor, dei produttori e della ABC (la rete che trasmetterà in diretta le tre ore dei CMA Awards) quando settimana scorsa è stata annunciata la vendita dell’ultima tranche di biglietti per la serata; la Bridgestone Arena sarà dunque esaurita in ogni ordine di posti per il quarto anno consecutivo. Un vero record.
Per quanto riguarda il resto delle categorie, la Eli Young Band (nella foto Republic Nashville) ha ricevuto la sua prima candidatura per la categoria Gruppo Vocale dell’Anno, probabilmente prendendo il posto dei Rascal Flatt. Verosimilmente quello del gruppo dell’anno è sempre il premio più contestabile in assoluto. Will Hoge e Eric Paslay si guadagnano invece la prima nomination (ciascuno) per la canzone “Even if It Breaks Your Heart” che è stata incisa proprio dalla Eli Young band. Il brano è stato la prima numero uno per Hoge, mentre Paslay ha scritto diverse altre canzoni per Lady Antebellum, Jake Owen e Love and Theft. E’comunque Eric Church a guadagnare il maggior numero di candidature, con ben cinque (Vocalista Maschile, Album, Canzone, Video Musicale e Singolo dell’Anno). Jason Aldean è in lizza per Vocalista Maschile, Intrattenitore e Singolo dell’Anno. Brantley Gilbert ha la sua prima nomination ai CMA Awards per la categoria Nuovo Artista dell’Anno e sarà il primo ad esibirsi nella diretta del 1° novembre. Ricordando che è possibile essere inclusi solo due volte in questa categoria, quella del nuovo artista dell’anno potrebbe apparire la categoria più “strana”. Prendete Lee Brice, per esempio: quest’anno si è beccato la sua prima nomination benché in realtà il primo singolo l’abbia pubblicato 5 anni fa. Quanto nuovo può essere considerato un artista del genere? Al contrario, tanto di cappello alla nomination di Hunter Hayes nella categoria, il quale quando Brice arrivò a Nashville era un bambino. Se Lee non dovesse vincere neanche quest’anno, per lui sarebbe imbarazzante un’ennesima candidatura nel 2013. Eh si che le categorie dei CMA Awards sono composte da professionisti dell’industria discografica e radiofonica e non è un premio dei fan.
Ma andiamo avanti. Lady Antebellum, Gruppo Vocale dell’Anno ininterrottamente dal 2009, è in lizza anche quest’anno e rischia di vincere per il quarto anno consecutivo. Lady A è anche candidato per l’Album dell’Anno per “Own The Night”, disco che il trio ha prodotto con Paul Worley (eleggibili anche nella categoria dei produttori per lo stesso disco). Blake Shelton ha raccolto quattro nomination inclusa una condivisa con la moglie Miranda Lambert per il brano “Over You”. Le altre sono per Intrattenitore dell’Anno, Vocalista Maschile dell’Anno e Singolo dell’Anno (per “God Gave Me You”, prodotta da Scott Hendricks e scritta da Dave Barnes, nominato per essa nella categoria Canzone dell’Anno). Anche Miranda si presenta con quattro candidature: Album, Canzone, Video dell’Anno e Vocalista dell’Anno – titolo quest’ultimo che ella detiene dal 2010. Per Luke Bryan, candidato sia per la categoria Vocalista Maschile che per quella di Album dell’Anno (in quest’ultima per “Tailgates and Tanlines”), la cerimonia di quest’anno assume un significato particolare. «Questo è il riconoscimento ufficiale, si tratta di un disco fondamentale per me» ha detto Bryan in un’intervista «E’ una cosa eccezionale per me al giorno d’oggi, dove i record di vendita sono davvero duri da raggiungere, avere un album che ha già venduto un milione e mezzo di copie. E’ gratificante e sorprendente».
Per vedere tutte le nomination cliccate QUI.

L’ultima cavalcata: George Strait ha annunciato il tour finale

Posted by CountryStateLine on 27th settembre 2012 in Home (News)

…And this is where the cowboy rides away… qui è dove il cowboy cavalcando se ne va… Come cantava in un suo vecchio successo di quasi trent’anni fa, quello che esegue sempre in chiusura di ogni suo concerto (e che cantò anche in onore dell’ex presidente americano George Bush durante il suo ultimo weekend a Camp David prima di cedere il posto a Bill Clinton), George Strait (nella foto a destra Larry McCormack/The Tennessean) ha deciso che quel momento per lui sta davvero per avvicinarsi. E’ la notizia del giorno, che è deflagrata ieri pomeriggio attraverso la rete subito dopo la sua conferenza stampa, tenuta presso la Country Music Hall of Fame and Museum di Nashville: King George ha deciso che il 2013 e il 2014 saranno gli ultimi due anni di tour in giro per gli States (in 30 anni di show dal vivo non ha mai fatto un concerto al di fuori del territorio americano) in cui suonerà 41 concerti – la maggior parte dei quali nelle più grandi arene del paese – e dopo i quali comunque non smetterà di incidere nuova musica (comincerà a ottobre a lavorare sul nuovo album) ed occasionalmente esibirsi, se deciderà di farlo. Ma niente più tour. Entrato e uscito accompagnato da due standing ovation, Strait ha parlato con tono pacato ma molto emozionato. «Non pensate che mi stia ritirando, perché non è così» ha detto Strait nel corso della conferenza stampa «farò ancora dischi, almeno finché Mike [Dungan, presidente ed amministratore della Universal Music Group Nashville, ndr] mi permetterà di farlo. E continuerò a scrivere. Dopo i prossimi due anni, finito di girare per concerti, se saltasse fuori qualche evento speciale che avrò voglia di fare, lo farò.»
Il tour, che si chiamerà “The Cowboy Rides away, 2013-2014”, comincerà il 18 gennaio 2013 a Lubbock, terminando il 1° giugno a San Antonio (entrambe città del Texas) e per tutte le date del prossimo anno Strait ha chiesto a Martina McBride – presente ella stessa alla conferenza stampa – di aprire per lui. Offerta che Martina ha accettato con onore. «Ho la possibilità di gustarmi 21 concerti di George Strait» ha detto «e dopo ogni mio set accomodarmi a bere del buon vino con Norma [la moglie di George Strait, ndr]». Le sorprese non sono finite perché è prevista la presenza di ospiti d’eccezione (ancora mistero sulle loro identità, a parte quella della Randy Rogers Band per la chiusura di giugno) in diverse località del tour, che per il 2013 non prevede Nashville nell’elenco (al momento in Tennessee previste solo le date di Knoxville, più quella di Lexington, in Kentucky, rispettivamente l’1 ed il 2 marzo 2013). Le date del 2014 verranno comunicate in seguito.
George Strait (a destra nella foto Erich Schleger/AP), 61 anni il prossimo 18 maggio, forse la star per eccellenza della musica country neo-tradizionalista con i piedi più saldi nella tradizione, ha collezionato più numeri uno di qualsiasi altro artista in qualsiasi altro genere musicale (59, per l’esattezza). Solo Eddy Arnold, morto 4 anni fa, ha al suo attivo più top ten country di lui (92). Le cifre che riguardano King George sono davvero impressionanti: 70 milioni di album venduti solo negli Stati Uniti, dei quali 33 hanno venduto più di un milione di copie ciascuno e 24 si sono tutti piazzati al primo posto delle classifiche di vendita. Secondo la Record Industry Association of America egli è il dodicesimo artista di tutti i tempi in fatto di vendite.
Si capisce che ci stava pensando da un po’. Tornando alla conferenza stampa di ieri, Strait ha affermato di voler dedicare più tempo a suo nipote, al golf e a pescare. «Avevo già in mente che quando avessi compiuto 60 anni sarebbe stato il tempo di cominciare a pensare a smettere di girare per tour. Comincio a mal sopportare la parte frenetica di essere in tour, di girare con il mio bus… Sono 30 anni che lo faccio e l’ho amato da impazzire, ma sento che è arrivato il momento per me di provare qualche altra cosa… Di sicuro mi mancherà, come potrebbe non mancarmi dopo averlo fatto per così tanto tempo… Ma non voglio aspettare di arrivare a programmare tournée dove esco sul palco e nessuno è venuto a vedermi.» Difficile pensare che una cosa del genere potrebbe mai accadere, dato che nella sua carriera, stando a quanto calcolato dal sito Pollstar, re George ha venduto dal 1999 ben 4,3 milioni di biglietti per i suoi concerti, con una media a data di più di 18mila paganti. «Preferisco» ha proseguito «cogliere il momento che mi pare giusto piuttosto che proseguire così tanto da lasciare che qualcosa del genere possa capitare. Penso di avere preso la decisione più giusta, almeno lo spero. Solo il tempo mi saprà dare la risposta. Nel 2016 potrei dire “che cretino!” e in questo caso riconsiderare la mia scelta. Ma in questo preciso momento sono piuttosto certo che non lo farò.»
Mr. Strait ha poi ricordato con particolare emozione la sua esibizione del 1984 all’Astrodome di Houston, in occasione dello Houston Rodeo, quando gli fu chiesto di sostituire all’ultimo momento proprio Eddie Rabbit che aveva avuto un attacco improvviso di laringite e non poteva cantare: «Per me fu un colpo di fortuna». Poi con altrettanto affetto ricorda le sue aperture per Willie Nelson nei suoi primi anni di tour: «Aprii per Willie ad una fiera in un’occasione, eravamo proprio a metà della mia esibizione e il pubblico comincia a scalmanarsi e io pensai “Accidenti, alla gente piace proprio questa roba” poi mi giro e vedo che si stava avvicinando il bus di Willie…». E’ ormai una vita che Strait non apre per nessuno e contemporaneamente una miriade di artisti ha aperto per lui nel corso degli anni, da quando il suo nome è il primo in cartellone. Ciononostante ha detto di provare ancora qualche volta l’indescrivibile sensazione che si prova quando sali le scale che ti portano al palco. «E’ sconvolgente sentire quella energia. Tre anni fa abbiamo suonato nella mia città, San Antonio, per 55mila persone all’Alamodrome ed uscire là fuori con una folla del genere ti spaventa e ti eccita allo stesso tempo… Ci sono così tante emozioni che si scatenano in questi frangenti… Divento ancora nervoso per queste cose almeno fino a quando non canto le prime due canzoni. Poi mi calmo. Se dovessi tentare di descrivere l’emozione, è come una grossa scarica elettrica proprio sopra di te.»

George Strait non ha tradito il suo stile e la sua classe neanche in questa occasione: in una carriera ultra trentennale (il suo esordio nel 1981 con l’album “Strait Country”) ha propugnato un country generoso in violini e pedal steel e molto molto parco di assoli di chitarre elettriche e carichi rock. Laddove la musica country moderna tende sempre di più alla esplosione e alle urla Strait ha sempre posto l’accento sulla moderazione e sulla sicurezza di un genere musicale e una moltitudine di fan (Garth Brooks in testa, che dichiarò fin dal suo esordio di essersi innamorato della country music dopo aver ascoltato in radio la sua “Unwound”) che gli hanno sempre dichiarato amore e incondizionata fiducia, facendo dell’uscita di ogni suo disco un successo preannunciato. Non è un caso che per 31 anni, senza soluzione di continuità, egli abbia sempre piazzato  in classifica almeno una sua canzone nella Top Ten e che abbia affascinato e ispirato decine e decine di artisti country, alcuni dei quali lo hanno voluto omaggiare in un video-tributo composto a sorpresa per l’occasione e trasmesso prima della conferenza stampa al Ford Theatre: Taylor Swift, Jamey Johnson, Ronnie Dunn («Io volevo essere George Strait!»), Kenny Chesney, Reba…
Il suo produttore di lunga data, Louis Messina, ha detto che se non fosse stato per George Strait egli non sarebbe stato quello che è: «Mi ha insegnato come trattare e rispettare un artista!» Un’icona country tanto più affascinante quanto più – con rara convinzione – egli è rimasto in tutti questi anni sostanzialmente lontano dai riflettori più di quanto non fosse necessario (ma mai lontano dai suoi fan!), lontano da internet e lontano dalla stampa e dalla televisione (le interviste che ha concesso negli anni si contano sulla punta delle dita), accreditando con estrema autorevolezza la sua figura di cowboy, cantante e padre di famiglia dalla vita privata inviolabile. Qualità molto più che rare al giorno d’oggi, che fanno di George Strait un’istituzione e un artista senza precedenti. E forse senza veri eredi. Che – probabilmente – è la cosa più preoccupante.
M.A.

Cliccare QUI per vedere le date del Cowboy Rides Away Tour 2013 e per le modalità di acquisto

Bluegrass Music Awards 2012: domani a Nashville proclamati i vincitori

Posted by CountryStateLine on 26th settembre 2012 in Home (News)

Domani è la grande giornata degli International Bluegrass Music Awards 2012, che avranno luogo sul palco dello storico Ryman Theater di Nashville, trasmessi via radio sul canale satellitare Sirius XM (Bluegrass Junction, Canale 14) e a più di 300 stazione locali e 14 network esteri grazie alla presenza dei numerosissimi sponsor (Compass Records, ArtistWorks Academy of Bluegrass, Deering Banjos, BMI, International Bluegrass Music Museum, BluegrassToday.com e 650 WSM AM naturalmente). Gli eterni favoriti Russell Moore & IIIrd Tyme Out (nella foto sopra) guidano le nomination in nove categorie sia come band che nelle candidature individuali. Sono seguiti a ruota da Alison Krauss & Union Station con otto nomination, e Blue Highway e The Boxcars con sette ciascuno. Russell Moore & IIIrd Tyme Out hanno acchiappato le nomination come Intrattenitori dell’Anno e Gruppo Vocale, oltre che per la categoria Instrumental Performance (grazie alla loro magistrale esecuzione del classico “Carroll County Blues”) e per quella Canzone dell’Anno (“Pretty Little Girl From Galax”, scritta da Milan Miller). Entrambe la canzoni sono tratte dal loro ultimo disco “Pryme Tyme”, quindicesimo album di questa strepitosa band nata agli inizi degli anni ’90, che è anche in lizza per Album dell’Anno. Wayne Benson è candidato al premio come miglior mandolinista e Moore per quello di Miglior Vocalista Maschile (un premio che ha già vinto nel 1994, nel 1997, nel 2010 e nel 2011). Moore ha anche ricevuto la nomination per la categoria “Gospel Recorded Performance” e “Recorded Event of the Year” per “Beyond The Sunset” un brano da applausi a scena aperta che egli ha inciso dal vivo con Lawson, Jamie Dailey (del duo Dailey & Vincent) e Josh Swift.
Da soli e come un unico gruppo, i membri della band Alison Krauss & Union Station (foto a destra) hanno ricevuto otto nomination, incluse quelle per le categorie “Intrattenitore dell’Anno”, “Canzone dell’Anno” (per la loro reinterpretazione della hit di Peter Rowan “Dust Bowl Children”) e “Album dell’Anno” (per l’autoprodotto “Paper Airplane” pubblicato con Rounder Records). Krauss e Dan Tyminski si sono aggiudicati le candidature per vocalista femminile e maschile dell’anno, mentre candidature per la loro maestria nel suonare i loro strumenti sono andati a Ron Block (banjo), al mitico Jerry Douglas (Dobro) e a Barry Bales (basso).
Sette nomination ai Blue Highway sulla scia del loro nuovo album “Sounds of Home” per la Rounder, incluse quelle per gruppo strumentale e vocale dell’anno mentre lo stesso disco è candidato come album dell’anno e l’omonimo brano (scritto da Shawn Lee) come canzone dell’anno. La candidatura per la categoria “Instrumental Recorded Performance of the year” è arrivata per la inarrivabile interpretazione di “Roaring Creek” di Jason Burleson. Rob Ickes, dobroista dell’anno dal 2006 e vincitore per ben 13 volte di questo premio, si è guadagnato un’altra candidatura proprio per “Roaring Creek”, oltre che per la versione dal vivo di “Manzanita”, un brano che è stato pubblicato sul disco “Life Goes On”.
Dopo aver portato a casa l’anno scorso il premio come artisti emergenti dell’anno, The Boxcars hanno ricevuto un totale di sette candidature (tra quelle di gruppo e quelle individuali) per questa edizione 2012. Sono stati infatti nominati nelle categorie “Gruppo Strumentale”, “Album dell’Anno” (per “All In”) e “Performance Strumentale” (“That’s What She Said” di Adam Steffey, autore). Come strumentisti, si sono guadagnati la nomination per “Miglior banjoista” e “Miglior violinista” (Ron Stewart, ancora oggi l’unico musicista nella storia della IBMA ad aver già vinto in passato, grazie alla sua abilità, premi in entrambe le categorie sopra citate) nonché “Miglior Mandolinista” (Adam Steffey). Stewart ha ricevuto anche una candidatura nella categoria “Recorded Event of The year” per “Life Goes On”.
Gli International Bluegrass Music Awards sono la punta di diamante della cosiddetta “World of Bluegrass Week” (la settimana del mondo bluegrass) , che si è aperta a Nashville lo scorso 24 settembre e che durerà fino a domenica prossima, e che include anche la IBMA Business Conference e il Bluegrass Fan Fest.

Per l’elenco completo delle candidature cliccate QUI.

Josh Turner doppiamente platino!

Posted by CountryStateLine on 26th settembre 2012 in Home (News)

Per Josh Turner è venuto il momento di fare un pò di spazio alle pareti, perchè un pò di targhe si sono recentemente aggiunte a quelle già in suo possesso. Sto parlando di quelle ricevute per le sue canzoni “Your Man” e “Would You Go With Me”, che sono state entrambe certificate singoli di platino avendo raggiunto la fatidica soglia del milione di copie vendute (come sempre la certificazione è arrivata ufficialmente dalla Recording Industry Association of America, RIAA).
«Sia “Your Man” che “Would You Go With Me” sono brani incredibilmente speciali per me» ha detto Josh «Queste canzoni mi hanno regalato le mie prime numero uno nella classifica dei singoli country e ho bellissimi ricordi al loro riguardo.» Non bastasse, questo ragazzotto del South Carolina, che a novembre compirà 35 anni, ha ricevuto la conferma ufficiale che “Time Is Love”, il primo singolo dal suo ultimo album “Punching Bag”, il suo quinto, uscito quest’anno, ha già toccato le 500mila copie vendute, guadagnandosi lo status di disco d’oro. Status già raggiunto in passato sia da “Long Black Train” (tratto dal disco con lo stesso titolo del 2003) e “Why Don’t We Just Dance” (tratto dall’album “Haywire” del 2009).

 

 

Nuovo singolo per Brad Paisley. Con scherzo su Twitter. Ovviamente.

Posted by CountryStateLine on 25th settembre 2012 in Home (News)

Da giovedì scorso in radio circola “Southern Comfort Zone”, il nuovo singolo di Brad Paisley. E’ stato scritto dallo stesso Paisley, da Chris Dubois e da Kelley Lovelace: vale a dire il medesimo trio che ha firmato numerose numero uno per Paisley negli anni scorsi, da “Water” a “Online” a “Remind Me”. La nuova canzone è il primo singolo dal nuovo album di Brad, che dovrebbe uscire il 9 aprile 2013. Come suo solito, per annunciare questa uscita Brad ha scherzato coi suoi fans su Twitter scrivendo (traduco): “Allora, la mia casa discografica vuole che posti un tweet e che dica che il mio nuovo singolo sarà consegnato stanotte alle radio e che comincerete ad ascoltarlo domani. Quindi il titolo del singolo è” concludendo il tweet così, senza dire il titolo. Poco dopo ne ha postato un altro scrivendo: “Maledizione! Questa stupida regola dei 140 caratteri. Proviamo ancora. Ho un nuovo singolo in uscita che dovrebbe cominciare ad essere trasmesso domani chiamato” (stop). Con un terzo tweet poco tempo dopo ha aggiunto: “Aaaaaaah!!! Seriamente? Con calma. Riproviamo. Domani dovreste essere in grado di ascoltare il mio nuovo singolo su una radio vicino a casa vostra, e si” (di nuovo stop!). Nell’ultimo tweet postato poco dopo Brad ha scritto: “Lasciate perdere.”
Sempre il solito buontempone. Adesso però sappiamo quel titolo. Paisley si è intrattenuto brevemente con il Tennessean parlando di questo suo nuovo disco, dicendo che gli darà la possibilità di scegliere tra diverse opzioni musicali. «Il mio ruolo per questo disco è quello di abbandonare la zona confortevole (comfort zone, come dal titolo, ndr) come musicista, come autore di canzoni e come scelte produttive ponderate, e cominciare a pensare al di fuori del consueto, del conosciuto» ha detto. «Ogni canzone, ad un certo punto, dovrebbe fare a voi quello che fa il mio cane quando io gli do’ un comando che non capisce: la sua testa si gira da una parte. E ogni canzone dovrebbe avere quel momento, in senso buono.»

 

 

 

Loretta Lynn: 50 anni di classe e stile al Grand Ole Opry!

Posted by CountryStateLine on 24th settembre 2012 in Home (News)

Quella che ricorre domani è una data importante per la musica country e per uno dei suoi templi di Nashville. Ricorrono infatti i 50 anni dall’ingresso ufficiale al Grand Ole Opry di una allora giovanissima cantante country destinata ad essere per anni regina e icona di questa musica e ispirazione per migliaia di donne in tutti gli Stati Uniti nonché di tantissime artiste country che la seguiranno nei decenni a venire. Il suo nome è Loretta Webb ma tutti noi la conosciamo col suo nome d’arte di Loretta Lynn  (foto in alto Rick Diamond/Getty Images). Nata nel rurale Kentucky nel 1932 (o nel 1935, le fonti non sono concordi) e tanto ispirata dall’attività estrattiva carbonifera cui papà era legato (lavorando nelle miniere di carbone della zona) da intitolare uno dei suoi maggiori successi discografici del 1970 “Coal Miner’s Daughter” (la figlia del minatore di carbone), oggi Mrs Loretta è la leggenda, ancora in attività nonostante i suoi 80 (o quasi…) anni e da tutti giustamente venerata. Domani è prevista una grande celebrazione a Music City per ricordare quel 25 settembre 1962 quando fu ufficialmente nominata membro dell’Opry, a cui dovrebbero prendere parte alcuni tra i maggiori nomi del mondo della musica country, da Miranda Lambert a Lee Ann Womack, da Trace Adkins a Pistol Annies, che faranno il loro debutto su quel palco. Oltre a sua sorella Crystal Gayle.
«Non c’è nessuno all’Opry, nella country music o sulla terra, lontanamente paragonabile a Loretta Lynn» ha detto il vice presidente e general manager del Grand Ole Opry, Pete Fisher «La sua influenza come artista e autrice va al di là del genere specifico, delle culture e delle generazioni. Loretta si è guadagnata il suo posto tra le icone musicali americane e non vediamo l’ora di celebrare  questi 50 anni di apparteneza all’Opry insieme a lei.»
Mrs Loretta, la prima donna a vincere nel 1972 il premio della Country Music Association come “Intrattenitrice dell’Anno”, ha detto che i responsabili della sua prima esibizione all’Opry (allora situato presso lo storico Ryman Auditorium nel centro di Nashville) sono Ernest Tubb e The Wilburn Brothers ma ha affermato che tutto ciò che ricorda di quella eccitante sera è solo il fatto che mentre cantava tenesse il tempo battendo il piede. In quel 25 settembre 1962 eseguì il suo nuovo singolo, “I’m a Honky Tonk Girl” dopo di ché il marito dichiarò che uscì correndo dall’edificio esclamando ripetutamente «Ho cantato al Grand Ole Opry! Ho cantato al Grand Ole Opry!»