Josh Turner, Kellie Pickler e i Kentucky Thunders alla Country Night Gstaad 2014

Posted by CountryStateLine on 10th dicembre 2013 in Home (News)

Contratti già blindati e firmati, line-up confermata e prevendite già aperte per la edizione 2014 della Country Night di Gstaad. A cadere sull’Oberland Bernese l’anno prossimo saranno stelle di primissima grandezza e sopraffina classe: Josh Turner, Kellie Pickler e i Kentucky Thunders. Il gruppo svizzero degli Swiss Highwaymen ad aprire le due magnifiche serate.
Trentasei anni Josh Turner, ventisette Kellie Pickler, del South Carolina lui, del North carolina lei, sono davvero quanto di meglio l’ultimissima generazione della country music ci ha regalato in campo maschile e femminile.
Considerato degno erede di Randy Travis, anche per il suo attaccamento alla tradizione musicale del genere, Josh Turner ha esordito nel 2003 con il suo primo album “Long Black Train” contenente l’omonimo singolo con il quale due anni prima aveva lasciato di stucco pubblico e critica cantandolo dal vivo al Grand Ole Opry. La platea si era alzata in piedi per applaudire e a Josh era stato chiesto di eseguirne il bis. La sua  capacità canora e la sua voce baritonale sono il tratto distintivo di questo grande artista, che a 19 anni aveva sofferto di una lesione alle corde vocali la quale lo aveva costretto a riposare la voce per circa un anno. Fervente cristiano, è sposato con Jennifer Ford dal 2003 ed ha tre figli. Ad oggi ha al suo attivo 5 album registrati in studio e 2 dal vivo, nonché 12 nomination tra Country Music Association, Academy of Country Music, Grammy, Ispirational Country Music e CMT Music Awards ed ha venduto più di 5 milioni di album.
La bionda Kellie Pickler è invece stata “sfornata” come Carrie Underwood dal programma “American Idol” (quarta edizione Carrie, quinta edizione lei)  guadagnandosi stima e rispetto per le sue doti canore e per la facilità con la quale affrontava canzoni country di una certa levatura, come “A Broken Wing” di Martina McBride. E’ da poco uscito il suo quarto album, “The Woman I Am” che pare confermare la popolarità che Kelly riscuote tra le nuove generazioni dei fan della musica country.
Dei Kentucky Thunder non c’è bisogno di dire nulla: un gruppo che rappresenta l’eccellenza del bluegrass capitanato dall’icona Ricky Skaggs, non nuovo sul palco del Country Night festival, a differenza di Turner e Pickler che giungeranno a Gstaad per la prima volta.
Ora non perdete tempo e andate a prenotare i vostri biglietti per venerdì 12 e sabato 13 settembre 2014!
Il link: http://www.countrynight-gstaad.ch/pages/en/artists-2014.html
M.A.

E’ ufficiale: Garth Brooks in tour mondiale nel 2014, probabilmente insieme a Trisha!

Posted by CountryStateLine on 9th dicembre 2013 in Home (News)

Sarà stato un caso, ma subito dopo il mio post di ieri Garth Brooks ha finalmente fatto l’annuncio ufficiale! Non ci posso ancora credere! Questa mattina, a “Good Morning America!”, ospite di Robin Roberts, che lo aveva invitato per parlare del suo megacofanetto appena uscito “Blame It All On My Roots” (che, per chi non lo sapesse, è un inciso tratto dal testo della sua strafamosissima “Friends In Low Places”…) e da questa incalzato sull’argomento, Garth, che all’inizio aveva solo parlato di un imminente comunicato ufficiale, lo ha detto: «Sai cosa? Visto che sei tu e visto che è una storia che si protrae ormai da tempo, annunciamolo ORA. Ebbene si, ci imbarcheremo in un tour mondiale nel 2014. Non posso crederci, l’ho appena detto…!»
Garth ha aggiunto che, almeno nelle intenzioni, il tour sarà insieme a Trisha Yearwood e che la prossima settimana saranno emessi i primi comunicati ufficiali e inizieranno i tour radiofonici per “spargere la voce”. Alla domanda “Perché adesso?” da parte di Robin, Brooks ha risposto che lui e Trisha ne hanno parlato in famiglia ed è in famiglia che si è presa questa decisione; le figlie ormai sono grandi e sono d’accordo a che papà e mamma tornino in giro per concerti. «Adesso devo fare quello che amo fare, cioè suonare e stare con la persona con cui voglio stare, cioè con la signora Yearwood. Le mie figlie sono ormai grandi abbastanza e sono indipendenti così non mi sento più così colpevole di non essere a casa, adesso sono un papà al quale basta una telefonata per chiedere “come stai?” e dire “Ti voglio bene” … così stanno le cose. Mi sento molto felice, ho delle figlie in salute pronte per spiccare il volo… Se hai dei bambini, non c’è nulla di meglio che essere papà, senza offesa per la musica e per niente al mondo. In realtà il tempo che ho preso per loro l’ho preso per me stesso!»
Siamo pronti, Garth. Dicci dove vieni a suonare, e noi saremo lì!

M.A.

 

 

 

Garth torna a suonare con band al seguito nel 2014. E il suo nuovo cofanetto stravende

Posted by CountryStateLine on 8th dicembre 2013 in Home (News)

Che Garth Brooks sia stato e rimanga il Re Mida della musica country l’ho sempre sostenuto. A riprova di ciò il fatto che gli siano bastate due settimane per infiammare di nuovo la scena discografica e musicale. Nella prima, a fine novembre, ha lanciato sul mercato il suo gigantesco cofanetto celebrativo “Blame It All On My Roots” (6 cd e 2 dvd in vendita esclusiva tramite WalMart per ripercorrere i suoi 4 anni di esibizioni al Wynn Encore di Las Vegas); nella seconda (vale a dire lunedì scorso) ha annunciato “The Man, His Band and His Music”, una serie di 4 concerti in due date a gennaio 2014 sempre sul palco dell’Encore Theater a Las Vegas. Risultato: in quattro giorni il box ha venduto 160mila copie (inclusa ovviamente la mia) con il conto in aumento visto che la classifica è stata rilasciata solo quattro giorni dopo il lancio e mentre scrivo, dopo l’apertura delle vendite due giorni fa, poche decine sono i biglietti rimasti disponibili per i concerti di gennaio, che avranno luogo il 3 e 4 del mese (due show al giorno, 200 dollari a biglietto escluse tasse e commissioni) e avranno la peculiarità di vedere il ritorno di Garth insieme a tutta la sua storica band (e non più da solo come fece sullo stesso palco dal 2009, quando annunciò ufficialmente il suo ritorno alla musica dal vivo, fino al 29 novembre dello scorso anno).
«Morivo da tempo dalla voglia di portare la mia band a suonare su questo palco, Steve Wynn mi aveva detto che potevo venire qui quando avessi voluto così gli ho chiesto quando potevo cominciare ed egli mi ha risposto “Perché non per la vigilia del nuovo anno?”» Proprio la vigilia no, avrà pensato Garth, desideroso ora come sappiamo di trascorrere giustamente i momenti più importanti con la sua famiglia. Ma giusto il tempo di smaltire le gozzoviglie del Capodanno e il nostro salirà su palco con band al seguito per quattro concerti che, come sempre,sono certo rimarranno nella storia.
«Non so se questo accadrà ancora» ha dichiarato Brooks a proposito di ulteriori concerti dal vivo «Così colgo l’occasione offertami da Mr. Wynn. Salterà fuori qualche altra cosa? E chi lo sa? Intanto mi diverto a comparire di nuovo a Las Vegas e suonare questa volta con tutta la band».
Ora, la domanda che tutti i fan di GB si pongono ormai da anni (sottoscritto in primis) è: tornerà mai il nostro beniamino ad esibirsi dal vivo in giro per gli States e possibilmente in Europa? Non è dato avere risposte certe per il momento. Ma ricordo che in una intervista, qualche anno fa, Garth dichiarò che sarebbe tornato a pensare di incidere nuova musica e a fare nuovi tour solo quando la figlia più giovane, Allie, si fosse diplomata. Bene, sappiate che – a meno di spiacevoli sorprese per la famiglia Brooks – Allie dovrebbe diplomarsi l’anno prossimo. Teniamoci pronti!
M.A.

 

Addio a Betsy Smittle, sorella di Garth Brooks

Posted by CountryStateLine on 7th novembre 2013 in Home (News)

Con suo fratellastro Garth Brooks, Betsy Smittle aveva condiviso passione per la musica, talento e gli inizi di carriera, con l’ascesa verso l’olimpo della country music ai tempi della Stillwater Band e dei primi grandi “soldout” nelle arene americane agli inizi degli anni ‘90. Poi l’originaria band si era sciolta e alcuni avevano cercato di intraprendere la carriera solista, forti della popolarità raggiunta grazie a Garth. Ci aveva provato Ty England e ci provò anche Betsy, nel 1994, con l’album “Rough Around The Edges”, senza peraltro riscuotere un particolare successo nonostante il talento in quell’album sia evidente (orgoglioso di possederlo nella mia cdteca). Sabato scorso, confermata lunedì da un post su Instagram e su Twitter della figlia di Garth Brooks, August, è arrivata la notizia della sua morte a soli 60 anni, a causa di un cancro. «La mia meravigliosa zia ha perso la sua battaglia contro il cancro sabato mattina» ha scritto August «Sono felice che sia riuscita a conoscere mia figlia. Ti vogliamo bene e già ci manchi tantissimo, zia Betsy».
Smittle aveva partecipato alle incisioni di diversi album di Garth, nonché alle registrazioni di due special televisivi per la NBC, “This Is Garth Brooks” e “This Is Garth Brooks, Too”. La passione per la musica le era stata trasmessa dalla madre, Collen Carroll, artista della Capitol Records negli anni ’50, la quale aveva sposato in prime nozze Jim Smittle per poi divorziare e sposare in seconde nozze Troyal Raymond Brooks, il futuro papà di Garth. Definita spesso dallo stesso Garth Brooks “Hollywood” a causa del suo stile sgargiante e quasi ostentato, Betsy si era diplomata alla Yukon High School dell’Oklahoma nel 1971 e oltre che con il suo fratellastro aveva girato in tour con dozzine di musicisti, inclusi Ronnie Dunn e Gus Hardin.
Ricorrente agli inizi degli anni ’90 era stata la voce che ella fosse lesbica: lo stesso Garth, durante un’intervista con Barbara Walters del 1993, aveva commentato la questione parlando di “We Shall Be Free”, il brano che all’epoca aveva appena ricevuto unanimi consensi per il suo testo che trattava i temi del razzismo, della povertà, dell’omofobia e della libertà di parola e di religione. «Dove la questione dei gay mi ha più toccato è stato pensando a mia sorella» disse in quell’intervista «Sono anni che convivo con questo tema. E la verità è che più ci convivi, più ti rendi conto che non si tratta altro che di una diversa forma di amore tra due persone». Nei giorni successivi a quell’intervista, tutte le voci che circolavano a riguardo della rabbia di Betsy nei confronti di Garth per aver rivelato la sua omosessualità furono cancellate da un’intervista della Smittle al quotidiano The Oklahoman nella quale ella dichiarò semplicemente che avrebbe preferito che Garth le avesse chiesto il permesso prima di parlare della sua sessualità.
Grande polistrumentista (suonava basso, chitarra, pianoforte e percussioni), si era ritirata ufficialmente dalle scene musicali alla fine degli anni ’90 e si era trasferita a Spokane, nello stato di Washington, cominciando a soffrire di un disturbo bipolare della personalità a causa del quale quattro anni fa aveva subito anche un arresto per atti osceni in luogo pubblico e due successivi ricoveri in un ospedale psichiatrico.
Ad ogni modo, Betsy Smittle almeno in una cosa ha superato il più celebre fratellastro: nel 1994 ha convinto la loro madre Colleen a duettare con lei nel brano “This House”, che poi inserì nel suo album “Rough Around The Edges”.
Rimane comunque una grande perdita da un punto di vista artistico e musicale. Riposa in pace, Betsy.
M.A.

 

 

Terremoto country music. Epicentro: Voghera Country Festival 2013

Posted by CountryStateLine on 28th giugno 2013 in Home (News)

Ci siamo. La sesta edizione del Voghera Country Festival è arrivata. E’ un’edizione speciale. Un po’ perché viene dopo quella che ha visto il maggior successo di pubblico nella storia del festival, con la canadese Terri Clark padrona del palco davanti a più di duemila country fan entusiasti. Un po’ perché la macchina organizzativa quest’anno si è davvero messa in moto in maniera massiccia, con una campagna pubblicitaria che, manifesti a parte, ha investito in maniera consistente. Soprattutto sulla rete, dove i comunicati e le segnalazioni si susseguono già da mesi. In effetti il nome di Pat Green, stella dell’edizione 2013 in arrivo a Voghera, è stato reso noto con grande anticipo, rendendo possibile un notevole passaparola. Tanto che non si trova più un buco in nessuna struttura ricettiva in un raggio di 20 km dal Cowboys’ Guest Ranch, epicentro del terremoto country che caratterizzerà questo weekend. Sembra quindi annunciato davvero il tutto esaurito per questo giovanotto texano di 41 anni che ha cominciato come un po’ tutti hanno cominciato: ascoltando ogni genere di musica che arrivava al suo orecchio. D’altronde, per un ragazzino cresciuto in una famiglia allargata con otto tra fratelli e sorelle (la madre divorziò quando egli aveva sette anni per risposarsi con un patrigno che aveva già cinque figli) le esperienze – non solo musicali – sono state innumerevoli.
Nato a San Antonio ma cresciuto a Waco, Pat cominciò a pensare seriamente ad una carriera di musicista e cantante mentre frequentava il Texas Tech College di Lubbock e neanche per motivi prettamente professionali: aveva infatti scoperto che alle donne piaceva sentirlo cantare e lo aiutava a rimorchiare. «Prima di allora» ha detto una volta in una intervista a CMT «cantavo solo nella doccia. Imitavo con facilità le voci di altri cantanti e mi ci volle un po’ per trovare la mia voce ma una volta riuscito mi ci trovai molto a mio agio. So che non è bello a dirsi ma è così.» Il passaggio dall’immaginare una carriera a viverla sul serio fu come l’accensione di un fiammifero: improvvisa e intensa.
Dopo i primi dischi autoprodotti (il primo dei quali, “Dancehall Dreamer”, del 1995, chiedendo in prestito ai suoi genitori 12mila dollari!), Green si trovò a passare nel giro di pochi mesi dal centinaio di spettatori dei bar e degli honky tonk della zona nei sabato sera alle migliaia di fan del “Willie Nelson’s July 4th Picnic”, al quale fu invitato dallo stesso Nelson proprio in virtù della sua crescente popolarità. In pratica, Pat stava compiendo esattamente il percorso inverso rispetto a quello che ogni aspirante cantante cerca di realizzare, vale a dire trovare al più presto un contratto con una grande casa discografica. Invece il nostro, senza l’aiuto né della grande distribuzione né di una major, con i primi tre dischi autoprodotti tra il 1995 ed il 2000 si trovò ad aver già venduto quasi 300mila copie. E’ solo a quel punto che Green decise di cedere alla corte della Universal che nel 2001 gli propose un contratto e il disco successivo, “Three Days”. Anche perché l’autoproduzione aveva un grave svantaggio: «Continuavo a sbattere contro un muro» spiega lo stesso Green «Ero per esempio ad Atlanta per esibirmi davanti a 1000 persone che andavano entusiaste al negozio di dischi ad un isolato di distanza per comprare i miei cd ma il negozio non li aveva». Nel 2003, con “Wave on Wave”, sesto disco della sua carriera e secondo pubblicato con la Universal, Pat tocca il suo vertice: critiche entusiaste, secondo posto nella classifica country americana, 500mila copie vendute. Nel 2004 con “Lucky Ones” scrivono insieme a lui calibri come Brad Paisley (sua la canzone “College”), Radney Foster, Wade Bowen e Rob Thomas. Ma il picco di “Wave On Wave” non sarà più toccato. Pat è sempre più insoddisfatto del suo rapporto con la Universal (e dei rapporti con una major in generale), in quanto lo costringe in ambiti che mortificano la sua libertà creativa di autore e la sua libertà di artista. Passa così prima alla sussidiaria country della Sony, la BNA, per la quale pubblica a mio parere i suoi migliori lavori in assoluto (“Cannonball” nel 2006 e “What I’m For” nel 2009) per poi approdare ad etichette indipendenti, per l’ultima delle quali (Sugar Hill) ha pubblicato il suo ultimo lavoro, “Songs We Wished We’d Written II”. E’ l’ideale seguito di un disco autoprodotto del 2011 in cui per la prima volta incideva come da titolo le canzoni che avrebbe voluto scrivere lui. Se là cantava Waylong Jennings, Billy Joe Shaver e Steve Winwood, qui canta perle di Lyle Lovett, Tom Petty, Shelby Lynne e Jon Randall.
Pat Green è una personalità musicale sfaccettata e multiforme, capace interprete che vive il suo tempo e ne esterna le contraddizioni e le varie influenze.  In Texas è una vera e propria stella (il premio del decennio ricevuto dalla Texas Music Chart come l’artista più suonato nelle radio texane durante il decennio 2000-2010 ne è la riprova), e la sua nomination ai Grammy Awards nel 2003 per “Wave on Wave” lo ha consacrato anche a livello nazionale. Il suo è un country che miscela pop e southern rock ma che trascende anche i generi propriamente intesi. «Amo i Lynyrd Skynyrd e gli Allman Brothers. Molto di quello che facciamo si ispira a questi gruppi. Il southern rock è grande. Ha anima. Amo fondere il blues e il rock nel country perché questo infonde nel country due elementi che fanno la differenza. Questo è ciò che lo rende reale».
Insomma, odiatelo o amatelo. Ma l’esperienza di un concerto di Pat Green dal vivo è qualcosa che non dimenticherete facilmente.
Appuntamento domani sera alle 22 al Cowboys’ Guest Ranch di Voghera. Tutte le info sul sito http://www.vogheracountryfestival.com/
M.A.

 

 

 

Un weekend di America e country alla fiera di Novegro (Milano)

Posted by CountryStateLine on 15th giugno 2013 in Home (News)

Quello che si è aperto oggi a Milano è un weekend che gli appassionati di musica americana e country in particolare non scorderanno, specie quelli che amano il ballo. Esordisce infatti quest’anno “Rockin’t’Park”, una manifestazioni che vede questi generi grandi protagonisti. Organizzata dal Comis, “Rockin’t’Park” avrà luogo presso il Parco Esposizioni di Novegro e si svilupperà in tutti e quattro i padiglioni dell’area fieristica. La caratteristica principale di quest’evento è senza dubbio la sua completezza in fatto di tematiche, tipologie ed iniziative: dall’ambito country & western a cui sarà dedicato l’intero padiglione D (con scuole di ballo ed insegnanti a disposizione, piste da ballo, musica country dal vivo, stand espositivi con operatori merceologici del settore), a stand con merchandise vintage, collezionisti di memorabilia e jukebox presenti al padiglione C. Passando per il padiglione B (dove troveremo stand dedicati ai generi swing e jazz, agli strumenti musicali) e per il padiglione A, che sarà ispirato alla vita country con operatori e prodotti naturali in tema con il concetto di vita all’aria aperta. I numerosi palchi per musica dal vivo (presenti diverse band italiane tra cui le country Silverado e 18Hills) comprenderanno anche i generi  rock’n’roll, swing e jive e molti saranno i dj pronti a farvi ballare sulle note dei loro brani preferiti. Nel villaggio, sarà allestito anche un vero drive-in con relativo schermo cinematografico, installato nella zona prospiciente lo spazio delle auto d’epoca. Non mancherà neanche il football americano, presente con uno stand dedicato alla squadra dei Rhinos Milano. L’orario di apertura al pubblico è prevista dalle 10 alle 23, l’ingresso è di 8€ (5€ ridotto, i bimbi 0-12 anni non pagano). Info allo 027562711.

Tim McGraw: concerto con sorpresa

Posted by CountryStateLine on 20th maggio 2013 in Home (News)

Non è il primo, e non sarà certamente l’ultimo, a voler sorprendere il proprio pubblico. A molti artisti country piace arricchire i propri concerti dal vivo con trovate che coinvolgono in un modo o nell’altro la platea. E’ una maniera per entrare ancora di più nel cuore dei fan, per rendere pezzi della propria carriera indimenticabili e perché gli appassionati che pagano e vanno a vedere i loro beniamini esibirsi “live” per gli artisti country godono del massimo rispetto e devono essere ripagati, quando possibile.
Così è successo che sabato scorso Tim McGraw ha deciso di fare venire l’infarto a qualche centinaia di suoi fan arrivati al First Niagara Pavillion di Pittsburgh, in Pennsylvania. Quando le luci si sono spente e la band ha attaccato l’intro di inizio show tutti gli sguardi del pubblico si sono rivolti naturalmente al palco in penombra, mentre si cercava di scorgere l’ingresso della star. Invece che arrivare dal palco, però, Tim è arrivato tranquillamente dal fondo della sala camminando tra le file degli spettatori seduti, puntato da un riflettore. Urla e attacchi cardiaci dalle centinaia di spettatori che si sono visti passare più o meno vicino Tim McGraw nella sua passeggiata verso il palco, mentre a poche decine decisamente più fortunati è andata anche meglio: Tim lungo il percorso ha stretto mani e battuto i “cinque” mentre i più scaltri sono anche riusciti a farsi una foto. D’altronde una occasione del genere non capita mica tutti i giorni, anche se chi frequenta concerti dal vivo di musica country sa benissimo che se questa non è la regola di certo è una forte probabilità.
McGraw, che indossava il suo classico cappello nero da cowboy, ha cantato per quasi due ore, mixando suoi classici del trascorso ventennio ai successi del suo ultimo “Two Lanes of Freedom” mentre il megaschermo montato sul palco rimandava filmati che cambiavano a seconda del brano in esecuzione. Particolarmente apprezzate dal pubblico “Everywhere” e “Live Like You Were Dying”, durante la quale Tim è apparso particolarmente emozionato tanto che ha lasciato che la sala cantasse da sola il primo ritornello (immaginate quanto il pubblico possa essere impazzito).
M.A.

Disponibili a breve altre incisioni inedite dal vivo di Hank Williams Sr.

Posted by CountryStateLine on 23rd gennaio 2013 in Home (News)

La Hank Williams Estate, società che cura i diritti degli eredi di Hank Williams Sr., presieduta dai figli  Jett Williams e Hank Williams jr., sta per rendere disponibile al grande pubblico una raccolta di 200 registrazioni dal vivo. Esse saranno a disposizione di case di produzione cinematografiche, compagnie di produzione televisive e società pubblicitarie che prima d’ora mai avevano avuto direttamente dai Williams i diritti di sfruttamento e di licenza. «Dopo anni di controversie legali e di problemi, adesso attraverso la Hank Williams Estate possiamo rendere disponibili queste incisioni, oltre a rendere da ora innanzi tutte queste decisioni operative nel giro di pochissimo tempo» ha agginto Keith Adkinson, avvocato per la Hank Williams Estate.
«Sono onorato di unirmi a mio fratello Hank Williams jr. nel rendere disponibili queste registrazioni originali di nostro padre per un uso multimediale» ha detto Jett «Molti esperti hanno detto che esse sono molto meglio dei master originali MGM. Deciderà il pubblico, ma certamente noi possiamo portare avanti l’eredità di mio padre con orgoglio.»
«La musica di papà è durata decenni ed è stata riscoperta da una nuova generazione di fan. Non solo egli ha influenzato tantissimi artisti country, ma ha anche attraversato diversi generi musicali ispirando anche cantanti rock» ha detto Hank jr. «Oggi, l’eredità dei Williams continua a perdurare anche grazie alla pubblicazione di queste incisioni per cinema, spot pubblicitari, documentari e altri utilizzi.»
Saranno rese disponibili 143 canzoni provenienti dallo show radiofonico del 1951 di Hank Sr. dal titolo “Mother’s Best Flour Company” insieme ad altri 49 brani, inclusi “Happy Rovin’ Cowboy”, “Lovesick Blues”, “Lost Highway”, “Fire On The Mountain”, “I’m So Lonesome I Could Cry”, “Cotton-Eyed Joe”, “I Saw The Light” e “You’re Gonna Change (Or I’m Gonna Leave)”.

 

 

George Strait ha aperto venerdì il penultimo tour della sua carriera

Posted by CountryStateLine on 22nd gennaio 2013 in Home (News)

Di sicuro il suo pubblico voleva fare in modo che Re George Strait non si dimenticasse di questa serata. Non si trattava di un concerto come un altro, ma dell’apertura del suo tour “The Cowboy Rides Away” 2013, il penultimo tour della sua carriera. Ventuno tappe che hanno avuto il loro prologo venerdì scorso, 18 gennaio, davanti ai 15.326 spettatori paganti accorsi alla United Spirit Arena di Lubbock in Texas per lui e i suoi Ace in The Hole. Ospite speciale dello show di Lubbock (così come lo sarà per ogni tappa del 2013) la bellissima Martina McBride la quale, in grande forma, ha aperto le danze con uno show di circa un’ora durante cui ha cantato i suoi pezzi più pregiati raccolti in quella che da qualche anno è sostanzialmente sempre il solito, ben equilibrato set  di canzoni che copre l’intero arco della sua carriera più qualche pezzo storico, come “(I Never Promised You A) Rose Garden”.
Per pochi fortunati la serata è cominciata ben prima che George Strait salisse sul palco, quando sono stati ricevuti in una saletta riservata giustamente intitolata “The King’s Tavern”, la taverna del Re, dove erano esposti diversi oggetti di memorabilia facenti parte della cosiddetta “The King’s Exhibit”, la mostra del Re: dalla giacca utilizzata da Strait sul set del film “Pure Country” mentre interpretava il personaggio di Dusty Chandler fino al medaglione di cui egli è stato insignito quando nel novembre 2006 fu dichiarato membro ufficiale della Country Music Hall of Fame.
Lo show di King George è durato poco meno di due ore, aperto ovviamente col brano “Here For A Good Times” (che è anche il titolo del suo più recente album, uscito nel 2011) e chiuso con “Cowboys Ride Away”.
Dando una scorsa alle liste delle canzoni eseguite sia durante il set di Martina che durante quello di George Strait (che condivido con voi più sotto) potete farvi un’idea della bellezza di questo tour e forse vi convincerete anche voi di programmare un viaggetto negli States per assistere ad una data di questo “The Cowboy Rides Away”. Scegliete voi se in questo 2013 (pochissimi però i biglietti disponibili per le ultima tappe di quest’anno, che chiuderà il 1° giugno in Texas) o se nel 2014, l’anno dell’addio. Tranquilli, per l’anno prossimo i biglietti non sono ancora stati resi disponibili.

GRAZIE PER LE FOTO DELL’ARTICOLO A TERRY CALOGNE

Set Martina McBride
“When God-Fearin’ Women Get The Blues”

“Wrong Baby Wrong”
“Wrong Again”
“Teenage Daughters”
“I’m Gonna Love You Through It”
“Anyway”
“(I Never Promised You A) Rose Garden”
“Heartaches By The Number”
“Wild Angels”
“My Baby Love Me”
“First Cut Is The Deepest”
“Free Fallin’”
“King Of The Road”
“Love’s The Only House”
“This One’s For The Girls”
“A Broken Wing”
“Independence Day”

Set George Strait
“Here For a Good Time”

“Ocean Front Property”
“Check Yes Or No”
“I Saw God Today”
“Drinkin’ Man”
“A Showman’s Life”
“Love’s Gonna Make It”
“Arkansas Dave”
“80 Proof Bottle of Tear Stopper”
“Honky Tonk Crazy”
“Blame It On Mexico”
“Hit Me In The Heart”
“Marina Del Rey”
“King Of Broken Hearts”
“Where The Sidewalk Ends”
“The Chair”
“How ‘Bout Them Cowgirls”
“Stars On The Water”
“Give It Away”
“Living For The Night”
“Amarillo by Morning”
“Give It All We Got Tonight”
“I’ll Always Remember You”
“Troubadour”
“Unwound”
“Same Kind Of Crazy”
“All My Ex’s Live In Texas”
“Folsom Prison Blues”
“Cowboy Rides Away”

 

 

 

Mark Wills domani in concerto al Country Christmas di Pordenone

Posted by CountryStateLine on 14th dicembre 2012 in Home (News)

E’ in arrivo domani sera al 4° Country Christmas di Pordenone direttamente dal Tennessee la stella di Mark Wills. Si tratta dell’evento musicale di punta della Fiera, che si è aperta oggi e si chiuderà domenica 16 dicembre. Un evento unico nel panorama fieristico internazionale che abbina spettacoli e gare equestri, gare e dimostrazioni di ballo country, concerti dal vivo e una ricchissima area espositiva con 120 stand di prodotti e servizi legati al country style (un nuovo evento collaterale di questa edizione sarà “Rockin’Christmas: vivi le atmosfere dell’America anni ‘40, ‘50, ‘60” con mercatino vintage, raduno ed esposizione di auto e moto americane , concerti e dj con musica rock’roll e lezioni di ballo).
Erano i tempi in cui ballavo regolarmente all’El Paso Saloon di Milano quelli in cui conobbi Mark Wills, classe 1973. Il suo primo omonimo disco, uscito nel 1996 con lui poco più che ventenne, conteneva diverse tracce strepitose con cui calpestare la pista in legno di quello storico locale, sia in line che in coppia (da “High Low And In Between” a “Jacob’s Ladder”, da “Places I’ve Never Been” a “Ace of Hearts”). D’altronde Keith Stegall come produttore ha da sempre avuto gran fiuto per i talenti musicali e Mark aveva tutte le carte in regola per sfondare. Gli ci volle però il secondo album – “Wish You Were Here”, 1998, ad oggi il suo disco di maggior successo – per entrare nel grande giro ed avere il riconoscimento da parte di critica e pubblico, che si concretizzò con la sua vittoria nella categoria “Nuovo Vocalista Maschile” degli Academy of Country Music Awards di quell’anno e con il primo posto in classifica di “Wish You Were Here”. Da allora Mark non ha più toccato quelle vette di notorietà, né nel corso degli anni ha mai dimostrato una particolare prolificità: quattro ulteriori dischi in studio nel corso del decennio 2000-2010 ed un settimo (e per ora il più recente), “Looking For America”, pubblicato l’anno scorso. Nel mezzo ovviamente – come ormai sempre più spesso accade – l’immancabile “trasloco” ad una etichetta indipendente.
Ho avuto la fortuna di vedere Mark dal vivo per la prima volta nel 1999, proprio all’indomani dell’esplosione della sua stella discografica, presso il Wildhorse Saloon di Nashville, e devo dire che dal vivo questo giovanotto ci sa fare. La sua voce spesso melliflua si combina bene con la capacità di interpretazione ed anche se egli è conosciuto soprattutto come un grande interprete di ballate melodiche è sufficientemente versatile per poter soddisfare palati più esigenti. L’appuntamento di domani sera è quindi molto ghiotto per i fan della musica country, anche se piuttosto slegata dalla tradizione classica, in quanto stiamo parlando di un artista che rimane piuttosto quotato nel giro di Music City e che con la sua band saprà fare cose egregie. L’orario di inizio del concerto è fissato presso il Padiglione 5 della fiera alle ore 21.

Per tutte le info:
www.countrychristmas.it
www.rockinchristmas.it

(Grazie all’ufficio stampa del Country Christmas e ad Andrea Bonaga)