Toby Keith ricorda il giorno della resa dei conti

Posted by CountryStateLine on 4th novembre 2011 in Home (News)

A fine ottobre Toby Keith ha pubblicato “Clancy’s Tavern”, il quindicesimo album della sua discografia ed il sesto disco per la sua casa discografica, Show Dog – Universal Music. La pubblicazione di questo lavoro ha portato Toby a riflettere sui quasi venti anni di carriera che dalla natìa Oklahoma lo hanno portato – anche attraverso scelte rischiose, ma che alla fine lo hanno ripagato – ad essere oggi una delle stelle più lucenti del panorama country americano. Da quando nel 1993 realizzò per la Dreamworks il suo omonimo album d’esordio, Keith vide più di 30 sue canzoni entrare senza soluzione di continuità nella Top 20 dei singoli country più venduti, inclusa la numero uno “How Do You Like Me Now?” e “I Wanna Talk About Me”. Ma con il passare del tempo una crescente insoddisfazione con la casa discografica e con alcune decisioni da essa prese lo portarono a chiedere alla stessa di rescindere bilateralmente il suo contratto. In una intervista su GMA News Toby ricorda il giorno del faccia a faccia con l’allora capo della Dreamworks Luke Lewis come “il giorno della resa dei conti”. «Mi chiesero “cosa ti fa pensare che tu possa dirigere una etichetta discografica?” ed io risposi “perché ho visto la gente che lo fa e mi sparerei un colpo in faccia se non sapessi farlo bene almeno quanto lo fanno loro”! Ed eccomi qui, sei anni dopo, ancora in sella alla grande!» Davvero alla grande. Oltre ad aver messo sotto contratto con la sua casa discografica anche calibri come Trace Adkins e Joe Nichols, Toby ha ottenuto la sua ricompensa, avendo ogni suo album pubblicato per la Show Dog raggiunto la posizione numero uno in classifica – con la sola eccezione del primo pubblicato, “White Trash With Money”, che si è fermato al secondo posto. Ma ora Keith è ansioso di vedere come andrà il suo nuovo “Clancy’s Tavern” , il cui omonimo primo singolo è stato pubblicato il 24 del mese scorso e racconta la vera storia di sua nonna, che si chiamava appunto Clancy. «Suo marito morì lasciandola con 3 bambini, il più grande dei quali aveva 4 anni.» Spiega Keith «Li lasciò dai suoi genitori e si trasferì a Fort Smith, in Arkansas, dove andò a lavorare come manager nella fabbrica della Dixie Cup Factory. Era una cosa inusuale per una donna fare una cosa del genere negli anni ’50.»
La nonna di Toby lavorò anche part-time al Supper Club di Billy Garner, un locale tipo barn dance che alla fine acquistò addirittura, il posto dove Toby è convinto si sia sviluppato il suo amore per la musica. La canzone “Clancy’s Tavern” non racconta solo la storia della sua amata nonna: anche il resto della storia è vera. «I personaggi sono veri – c’era veramente un uomo di colore di nome Elmo che cucinava dietro in cucina e c’era anche una cameriera, la migliore amica di mia nonna, che si  chiamava Lillie, che prese il posto di mia nonna quando ella lasciò la proprietà del locale. La canzone è vera fin nei minimi dettagli, anche quando racconta di lei che prendeva la sua pistola e portava l’incasso in banca.»
Toby Keith non è solo un cantante ma anche un manager ed imprenditore: uno dei suoi investimenti comprende la catena di ristoranti “I Love This Bar & Grill”, oltre alla sua marca personalizzata di mezcal (un distillato messicano alcolico) che si chiama “Wild Shot” e che è in vendita in tutto il territorio americano. Tutte queste attività lo hanno lanciato in cima alla lista dei cantanti country che guadagnano di più, pubblicata recentemente sul magazine economico Forbes, dove lo si accredita con un guadagno stimato di circa 50 milioni di dollari. «Mi sono guadagnato ogni centesimo» afferma Toby «E’ dal 1993 che non mi fermo un attimo: non ho mancato un tour, non ho mai mancato di uscire con un nuovo album, non mi sono mai preso un periodo di riposo. Ecco perché sono in quella classifica di Forbes, grazie all’etica del mio lavoro. La mia famiglia conosce tutti i sacrifici che ho fatto, che tutti abbiamo fatto, per arrivare nella posizione in cui sono… Il tempo che ho passato e che passo lontano da loro… e il mio essere sempre impegnato…»
Tanto di cappello, Toby! E fortunato chi ha acquistato un biglietto per una delle tappe del tour che da domenica scorsa lo ha portato qui in Europa. Per chi si fosse perso i miei post a riguardo, clicchi qui.

2012: il ritorno dei The Mavericks

Posted by CountryStateLine on 3rd novembre 2011 in Home (News)

E’ una notizia di fine ottobre: The Mavericks si riuniranno per la prima volta dal loro divorzio artistico risalente al 2003 in occasione della loro apparizione allo Stagecoach Festival che avrà luogo dal 27 al 29 aprile 2012 a Indio, in California. Questa loro partecipazione sarà il preludio ad un tour estivo che – udite udite – toccherà anche l’Europa (benché Raul Malo non abbia mai smesso di frequentare il vecchio continente: è stato qui anche quest’anno). The Mavericks con i loro membri storici, quindi: Raul Malo voce e chitarra, Robert Reynolds al basso e Paul Deakin alla batteria. «Sono entusiasta di tornare insieme alla band» ha detto Malo «Lo Stagecoach Festival è il modo migliore per cominciare un tour. Utile alla band per ritrovare le intese dei vecchi tempi e utile a noi per familiarizzare di nuovo con i fan. Lo Stagecoach è uno dei più grandi festival musicali del mondo. Alla fine di questa esperienza in California riusciremo a fare le cose nella maniera giusta e a finire quello che abbiamo cominciato rispettando le nostre scadenze  – che non possono essere spostate da nessuno tranne che da noi.»
«Il tempo passato divisi mi ha permesso di apprezzare il lavoro fatto insieme e mi ha fatto venire nostalgia dei ragazzi e della musica che abbiamo  fatto insieme» ha detto Reynolds «Lo dobbiamo anche ai nostri fan come ringraziamento per tutto quello che ci  hanno dato. La cosa che più mi rendeva triste era provare a immaginare di non poter più suonare quelle canzoni con i miei amici Mavs e pensare a tutto l’affetto che i fan ci mostravano. E’ giunto il momento di correggere questo errore, stiamo per tornare!»
«Ho sempre pensato a The Mavericks come ad uno di quei gruppi che hanno quella inspiegabile alchimia che si trasforma sul palco in una specie di magìa» ha detto Deakin «Probabilmente l’incessante ricerca del divertimento ci ha aiutato ad andare avanti. Il palco è uno di quei rari posti in cui istantaneamente ottieni indietro quello che dai. The Mavericks si sono divertiti un sacco dando al pubblico nel corso degli anni. Non vedo l’ora di tornare a cavalcare questo cavallo.»
Incontratisi nella nativa Florida all’inizio degli anni ’90, The Mavericks hanno inciso successi quali “What A Crying Shame” (1992), “There Goes My Heart” (1994), “O What a Thrill” (1994), “Here Comes The Rain” (1995) e “All You Ever Do Is Bring Me Down” (1996). Nel 1995 ricevettero un Grammy per la miglior performance country da parte di un duo o gruppo con voci, vinsero un riconoscimento come miglior gruppo vocale ai Country Music awards nel 1995-96 ed un premio dell’Academy of Country Music Awards sia nel 1994 che nel 1995 come miglior gruppo.
Già, ma che cos’è questo Stagecoach Festival? E’ semplicemente il festival musicale che da cinque anni a questa parte per tre giorni riempie Indio, in California, a 200 km a est di Los Angeles, col più alto numero di artisti country che mai una manifestazione del genere abbia visto. La prossima tre giorni del festival ad aprile vedrà salire sul palco una sfilza di cantanti da non credere: Brad Paisley, Jason Aldean, Miranda Lambert, Blake Shelton e gli Alabama rappresenteranno la line-up principale. Poi, oltre a The Mavericks, a seguire – e voglio vedere se avete il coraggio di chiamarla line-up secondaria – Martina McBride, Sara Evans Justin Moore, the Band Perry, Luke Bryan, Kenny Rogers, Chris Isaac, Eli Young Band, the Jayhawks, the JaneDear Girls, Sunny Sweeney. L’elenco non è finito, ma mi fermo io per esigenze di spazio: cliccate il manifesto del festival per vedere ingrandito l’elenco completo e rimarrete a bocca aperta. Da notare che gli Alabama, i quali ancora non hanno ufficializzato il loro rientro ufficiale sulla scena musicale country lasciato intendere questa estate (vedi), nel 2012 hanno in programma solo due eventi: la partecipazione allo Stagecoach Festival ad aprile e quella alla Mid-State Fair di luglio (sempre in California). Se aveste voglia di andare allo Stagecoach Festival – la vendita dei biglietti del quale è cominciata venerdì scorso –  potete informarvi sul sito  http://stagecoachfestival.com .

 

 

17esimi ICM Awards: Skaggs, The Roys e Lady A tra i vincitori

Posted by CountryStateLine on 2nd novembre 2011 in Home (News)

Venerdì scorso il grande Ricky Skaggs è stato nominato Intrattenitore dell’Anno e Musicista dell’Anno ai 17esimi ICM Faith, Family & Country Awards. Svoltasi lo scorso 28 ottobre presso l’austero Schermerhorn Symphony Center di Nashville, la serata di premiazione ha visto ammassarsi sul palco un enorme gruppo di star delle musica country, anche di quelle che di solito non hanno il giusto spazio nei circoli più blasonati del circuito (sono in pochi, ad esempio, a conoscere Chuck Day o il trio dei Sunday Drive). Skaggs ha eseguito una memorabile versione di “Somebody’s Prayin’” che ha visto con lui anche John Elliot e sei membri della Nashville Symphony Orchestra. Il brano è stato tratto dal cd di Skaggs, “Country Hits Bluegrass Style”, uscito a luglio. Come ogni anno ormai, anche questo diciassettesimo appuntamento del festival (ICM sta per Inspirational Country Music) ha trasformato l’elegante ambiente in una celebrazione quasi familiare mentre uno dei principali obiettivi di questa edizione è stato quello di raccogliere fondi a favore della Tennessee Breast Cancer Coalition, un’associazione popolare senza scopo di lucro che ha il compito di sostenere, assistere e curare le persone colpite da cancro al seno in tutto il Middle Tennessee. Gli ICM Faith, Family & Country Awards sono nati grazie all’opera della ICMA (Inspirational & Country Music Association), fondata nel 1990 grazie all’opera di Gene Higgins che proprio in quel periodo creò un nuovo genere musicale denominato Christian Country Music, con l’obiettivo di unire la country music e la christian country music (in sostanza la musica country che ha per tema i valori cristiani). A quei valori, tanto per capirci, fanno capo canzoni quali “Where Were (You When The World Stop Turning)” di Alan Jackson piuttosto che “Go Rest High On That Mountain” di Vince Gill o “The Answer” di Josh Turner: un sottomovimento country che nell’ultimo ventennio è andato crescendo sempre più. Tantissimi i nomi famosi che anche quest’anno erano stati nominati nelle varie categorie: Carrie Underwood, The Grascal, The Band Perry, Ronnie Dunn, Josh Turner, Randy Travis, The Oak Ridge Boys e George Strait tanto per citarne alcuni.
Tornando a Ricky Skaggs, la cui ascesa al top è stata davvero senza precedenti nel mondo della musica, il 2011 segna i cinquanta anni di attività professionale di questo straordinario artista e i suoi 52 anni di amore con la musica bluegrass, nato quando all’età di cinque anni a Cordell (Kentucky) prese in mano per la prima volta un mandolino. Dal tempo degli esordi come membro della band di artisti quali Ralph Stanley e Emmylou Harris alla realizzazione del suo primo disco da solista nel 1981, Skaggs ha portato la sua inconfondibile e travolgente espressione musicale americana fuori dall’isolamento in cui essa sarebbe stata sicuramente destinata dopo la scomparsa dei primi pionieri della bluegrass music come Bill Monroe fin dentro al cuore degli ascoltatori di tutto il mondo. Egli ha avuto l’onore di essere stato scelto tra il meglio del meglio di tutti i musicisti: «Significa molto per me essere stato incluso insieme a musicisti che ho ammirato così profondamente. Sono onorato di avere vinto il premio come Musicista dell’Anno.» Il produttore e musicista Chet Atkins a metà degli anni ’80 lo definì come colui il quale aveva salvato da solo la country music: da allora Skaggs ha unito e reso sempre più indefiniti i confini e i limiti di vari generi musicali pur mantenendo il suo unico individualismo musicale. Non nuovo ai premi degli ICM Awards, Skaggs ha tra gli altri trofei nella sua bacheca ben 14 Grammy, 8 ACM Awards e altrettanti CMA Awards. Da questa settimana è in tour in Louisiana per poi puntare verso il Canada fino a metà novembre e tornare in Virginia e Pennsylvania prima di intraprendere una tournée promozionale dal titolo “A Skaggs Family Christmas Tour” che avrà lo scopo di promuovere “A Skaggs Family Christmas – Vol.2”. Uscito a settembre, questo cofanetto contiene un cd con 10 brani parte dei quali registrati dal vivo ed un dvd con ben 26 esecuzioni tra brani tradizionali natalizi e nuove composizioni. La tournée si concluderà proprio allo Schermerhorn Symphony Center di Nashville il 22 dicembre. In preparazione per febbraio/marzo un tour europeo. «Cerco sempre di divertire ed intrattenere il pubblico con un divertimento pulito e con storie della mia giovinezza» ha fatto notare ancora Skaggs ritirando i suoi premi «Cerco sempre di portare anche il messaggio gospel di speranza in Gesù Cristo nei nostri spettacoli. Penso che oggi più che mai, la gente in tutto il mondo abbia bisogno di speranza. Sono davvero grato di aver vinto questo premio. Di certo lo dedico a tutta la gente che con me era candidata in questa categoria: ognuno di loro sta portando questo stesso messaggio là fuori a gente che ha bisogno di sentirlo. Grazie ancora, significa molto per me» ha concluso.
Grande successo per The Roys, acclamati artisti ispirazionali bluegrass dell’anno  dopo l’interpretazone della loro “That’s What  Makes It Love” tratta dal loro ultimo cd “Lonesome Whistle” eseguita insieme a Ricky Skaggs e The Whites. The Roys sono Elaine e Lee, sorella e fratello, e non mi stupirei se presto la loro eco arrivasse anche in Europa, visto che il 2012 vedrà il loro esordio in terra australiana. Gli altri vincitori della serata sono stati Lady Antebellum, premiati per il video di “Hallo World”. Ha fatto notare Dave Haywood: «Questa era davvero una canzone emozionante e sicuramente il video più intenso che abbiamo mai girato. Siamo onorati di aver destato l’attenzione dei votanti agli Ispirational Country Music Awards e abbiamo apprezzato tantissimo il supporto dei nostri fan. Un grande ringraziamento a Roman White, che ha diretto questo video creando un impatto  visivo così potente per questa storia.» La superstar nascente Justin Moore si è portato a casa il premio per la migliore canzone mainstream ispirazionale per “If Heaven Wasn’t So far Away” («Questa canzone è un dono di Dio, e non posso pensare ad un posto ed a un tempo migliori per vincere il mio primo riconoscimento di sempre» ha dichiarato sul palco) mentre Jeff Bates si è portato via il premio quale migliore artista country mainstream.
Più di una dozzina di esibizioni di stelle della musica country hanno costellato la serata: Lathan Moore, Joey+Rory, Buddy Jewell, Guy Penrod, The Isaacs, Laura Dodd e Lucas Hoge.
Per l’elenco completo dei vincitori cliccate qui.

CMA Awards 2011: tutte le candidature e le ultime novità

Posted by CountryStateLine on 1st novembre 2011 in Home (News)

La grande serata è ormai alle porte: la prossima settimana sarà la settimana dei CMA Awards 2011. Rivediamo un pò tutte le ultime novità e commentiamo insieme le candidature che sono state annunciate a settembre e dalle quali mercoledì prossimo usciranno i vincitori nelle varie categorie di questa 45esima edizione. Jason Aldean, Brad Paisley, Blake Shelton e Taylor Swift guidano il gruppo con ben cinque nomination ciascuno. E’ una notizia particolarmente lieta per Aldean, che non avendo mai vinto neanche un premio della CMA ha in questo giro la seria chance di  acchiapparne almeno uno. Magari il più ambìto, quello di Intrattenitore dell’Anno, per il quale la voce di “Dirt Road Anthem” competerà con Brad, Blake, Taylor e Keith Urban.
Quest’anno gli esordienti alle candidature CMA sono Thompson Square (Duo, Nuovi Artisti), Eric Church (Nuovo Artista), i Civil Wars (Duo), Grace Potter (Evento Musicale, Video), Cold Ford (Canzone) e Brantley Gilbert (Canzone).
La Migliore Vocalista Femminile in carica Miranda Lambert, che nel 2010 si è portata a casa il maggior numero dei premi CMA, difenderà il suo titolo contro le amiche Carrie Underwood, Taylor Swift, Martina McBride (foto Getty Images/CMT a destra) e Sara Evans. Quest’ultima ha messo a segno la sua prima nomination da 5 anni a questa parte (e con grande merito). Il maritino di Miranda, il Vocalista Maschile dell’Anno in carica per la CMA Blake Shelton, ha guadagnato quest’anno le sue prime candidature per Intrattenitore e Album dell’Anno tra le sue cinque. Per il premio di Vocalista Maschile se la vedrà con Jason Aldean, Kenny Chesney, Brad Paisley e Keith Urban. Tutti i candidati della categoria Nuovo Artista dell’Anno (che include the Band Perry, Thompson Square, Chris Young, Eric Church e Luke Bryan) si esibiranno nella diretta della premiazione: non accadeva dall’edizione del 2008. Per the Band Perry sarà la seconda volta in cui sono chiamati ad esibirsi in diretta ai CMA Awards dopo la loro esibizione dal vivo del 2010 di “If I Die Young” (triplo singolo di platino che settimana prossima concorre per singolo e canzone dell’anno). E’ il secondo anno di fila in cui sia Luke Bryan che Chris Young sono entrambi nominati per la categoria Nuovo Artista dell’Anno; tutti e due hanno registrato un notevole successo da quando, lo scorso novembre, il trofeo andò a Zac Brown Band. Eric Church, alla prima nomination CMA, ha visto il suo album “Chief” non solo arrivare in cime alla classifica country ma anche tra i primi 200 di quella “All Genre” di Billboard.
Anche tra le novità della serata c’è di che essere golosi. Venticinque anni dopo la sua ultima apparizione ad una serata della Country Music Association (era apparso nelle edizioni del 1984 e del 1986), Lionel Richie (nella foto WENN-Dominic Chan) farà il suo ritorno sul palco mercoledì sera dividendo la scena con Little Big Town, Darius Rucker e Rascal Flatt per presentare l’album di prossima uscita dal titolo “Tuskegee”, una raccolta di suoi grandi successi pop riarrangiati ed interpretati in chiave country (le collaborazioni di questo disco includono tra gli altri anche Tim McGraw, Blake Shelton, Willie Nelson e Shania Twain) che dovrebbe essere sul mercato a marzo 2012. Spiegando le ragioni che lo hanno portato ad incidere un disco country, Richie (che ricordo ha venduto più di 100 milioni di dischi in carriera, incidendo sia da solo che come membro dei Commodores) ha detto di essere molto legato a questo genere. «Sono nato e cresciuto a Tuskegee, in Alabama. Sono un “country boy” e fiero di esserlo. Realizzare questo progetto è stata una cosa del tutto naturale. Essendo cresciuto con il country, l’R&B, il gospel, i classici e il pop Tuskegee è stato il naturale fulcro ispirativo di tutti questi generi per me come autore. Intitolare questo mio nuovo lavoro “Tuskegee” è stata la conferma del posto da dove vengo, un posto che posso chiamare casa.»
A giudicare dal numero di cantanti che si esibiranno il 9 novembre non sarebbe strano se la ABC decidesse di prolungare la diretta fino a quattro ore. La lista si è allungata quando la CMA ha annunciato le esibizioni di Sara Evans, Martina McBride, Scott McCreery, Sugarland e Zac Brown Band. I quali si aggiungono alle già confermate apparizioni di Keith Urban, Taylor Swift, Blake Shelton, Jason Aldean, Brad Paisley, Carrie Underwood (che duetterà con Paisley), Lady Antebellum, Miranda Lambert, Kenny Chesney, Grace Potter, Rascal Flatt e Natasha Bedingfield. Anche Faith Hill (nella foto a destra di Alberto E. Rodriguez – Getty Images) si esibirà presentando in anteprima ”Come Home”, il primo singolo tratto dal suo nuovo album atteso per l’inizio del 2012 dopo quattro anni di attesa.
Come già annunciato nel mio post di luglio (vedi) Brad Paisley e Carrie Underwood condurranno la serata di premiazione per il terzo anno consecutivo in diretta dalla Bridgestone Arena di Nashville il prossimo 9 novembre a partire dalle ore 20 (ora di New York) sulla ABC.
Di seguito l’elenco completo delle candidature. Fate i vostri pronostici.

Entertainer of the Year (Intrattenitore dell’Anno)

Jason Aldean
Brad Paisley
Blake Shelton
Taylor Swift
Keith Urban

Female Vocalist of the Year (Vocalista Femminile dell’Anno)

Sara Evans
Miranda Lambert
Martina McBride
Taylor Swift
Carrie Underwood

Male Vocalist of the Year (Vocalista Maschile dell’Anno)

Jason Aldean
Kenny Chesney
Brad Paisley
Blake Shelton
Keith Urban

New Artist (Nuovo Artista)

The Band Perry
Luke Bryan
Eric Church
Thompson Square
Chris Young

Vocal Group (Gruppo Vocale)

The Band Perry
Lady Antebellum
Little Big Town
Rascal Flatts
Zac Brown Band

Vocal Duo (Duo Vocale)

The Civil Wars
Montgomery Gentry
Steel Magnolia
Sugarland
Thompson Square

Album of the Year (Album dell’Anno)
(il premio va all’artista e al produttore)

‘All About Tonight’
Blake Shelton
Prodotto da Scott Hendricks

‘My Kinda Party’
Jason Aldean
Prodotto da Michael Knox

‘Speak Now’
Taylor Swift
Prodotto da Nathan Chapman e Taylor Swift

‘This Is Country Music’
Brad Paisley
Prodotto da Frank Rogers

‘You Get What You Give’
Zac Brown Band
Prodotto da Keith Stegall e Zac Brown

Single of the Year (Singolo dell’Anno)
(il premio va all’artista e al produttore)

‘A Little Bit Stronger’
Sara Evans
Prodotto da Tony Brown

‘Colder Weather’
Zac Brown Band
Prodotto da Keith Stegall e Zac Brown

‘Don’t You Wanna Stay’
Jason Aldean e Kelly Clarkson
Prodotto da Michael Knox

‘Honey Bee’
Blake Shelton
Prodotto da Scott Hendricks

‘If I Die Young’
The Band Perry
Prodotto da Paul Worley

Song of the Year (Canzone dell’Anno)
(il premio va all’autore)

‘Colder Weather’
Zac Brown, Wyatt Durrette, Levi Lowrey e Coy Bowles

‘Dirt Road Anthem’
Brantley Gilbert e Colt Ford

‘If I Die Young’
Kimberly Perry

‘Mean’
Taylor Swift

‘You and Tequila’
Matraca Berg e Deana Carter

Musical Event of the Year (Evento Musicale dell’Anno)

‘As She’s Walking Away’
Zac Brown Band con Alan Jackson

‘Coal Miner’s Daughter’
Loretta Lynn, Sheryl Crow e Miranda Lambert

‘Don’t You Wanna Stay’
Jason Aldean con Kelly Clarkson

‘Old Alabama’
Brad Paisley e Alabama

‘You and Tequila’
Kenny Chesney con Grace Potter

Music Video
(il premio va all’artista e al regista)

‘Honey Bee’
Blake Shelton
Diretto da Trey Fanjoy

‘If I Die Young’
The Band Perry
Diretto da David McClister

‘Mean’
Taylor Swift
Diretto da Declan Whitebloom

‘Old Alabama’
Brad Paisley e Alabama
Diretto da Jim Shea

‘You and Tequila’
Kenny Chesney e Grace Potter
Diretto da Shaun Silva

Musicista

Sam Bush – Mandolino
Jerry Douglas – Dobro
Paul Franklin – Steel Guitar
Dann Huff – Chitarra
Mac McAnally – Chitarra

 

 

Toby Keith passa anche per la Svizzera

Posted by CountryStateLine on 27th ottobre 2011 in Home (News)

Come spesso capita dopo che hai chiuso e pubblicato una notizia, ecco che la stessa cambia e necessita di aggiornamento! Mi scusa per non averlo fatto prima, dato che si sapeva già da un pò…
Toby Keith, che a fine luglio aveva comunicato le date del suo tour europeo, qualche settimana fa ha aggiunto alle 12 tappe previste a partire da domenica prossima (vedi post relativo) una tredicesima data che sarà tenuta sabato 12 novembre presso la sala della fiera di Basilea (Svizzera) alle 20. Insieme a lui nientemeno che Steve Earle accompagnato dai suoi The Dukes e dalla moglie Allison Moorer.
Info su www.avo.ch

 

 

Trace Adkins ritorna sul set di un film

Posted by CountryStateLine on 22nd ottobre 2011 in Home (News)

Trace Adkins è sempre più impegnato sul fronte cinematografico. Dopo aver recitato tre anni fa nell’irriverente “An American Carol” di David Zucker (mai uscito in Italia) e quest’anno in ”The Lincon Lawyer” accanto a Matthew McConaughey e Marisa Tomei (film tratto dal romanzo di Michael Connely e che forse ha ancora qualche chance di essere distribuito nel nostro paese), il nostro è entrato nel cast di “The Healer”, un thriller soprannaturale in cui recitano Isabelle Fuhrman, Joel Courtney, James Le Gros, Peter Bogdanovich e Natalia Dyer, attualmente in produzione nel North Carolina.
Scritto e diretto da Giorgio Serafini (regista italiano trapiantato a Los Angeles, di cui ricordo il film “Game of Death” con Wesley Snipes), “The Healer” racconta la storia di due gemelli adolescenti, Nick e Michelle, che partono per il campeggio con il loro papà. Un’esperienza familiare organizzata per riparare vecchie ferite e sanare rapporti familiari deteriorati che si trasformerà in una pericolosa avventura quando il gruppo si perderà nella foresta dalla quale pare non ci sia via d’uscita. “The Healer” è una storia toccante, paurosa e senza tempo sui legami familiari e sulla determinazione delle persone che si vogliono bene.
Adkins interpreta il ruolo di un camionista (che si chiama The Truck Driver. il camionista appunto!), un trasportatore di anime destinate all’inferno. Quello che promette è una prigione per l’eternità dalla quale non c’è via di scampo.

 

 

CMA Music Festival 2011: io c’ero!

Posted by CountryStateLine on 19th ottobre 2011 in Home (News)

Come già l’anno scorso, ospito volentieri il racconto del CMA Festival di quest’anno scritto da Gloria Tubino, una cara amica nonché grande appassionata di musica country. Come ogni anno a giugno, Gloria si è recata a Nashville (quest’anno dal 9 al 12)  per vivere i quattro giorni del festival più entusiasmante ed eccitante del mondo per un fan della musica country e i suoi resoconti sono sempre pieni di slancio e ardore. E’ davvero una grande amante del genere e leggendola ve ne renderete conto anche voi. Per chi c’è stato e per chi vorrebbe andarci (l’anno prossimo dal 7 al 10 giugno). Buona lettura!
M.A. 

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Di Gloria Tubino
C’è una canzone di Brad Paisley, “This Is Country Music” che secondo me esprime perfettamente l’anima di questa musica, dei suoi fan e lo spirito di questo meraviglioso festival.
La musica country è unica, è coraggiosa, non teme di affrontare temi scomodi e delicati. La musica country non è qualcosa di impalpabile al di sopra dei suoi fans. Come dice Brad Paisley la musica country è tra i suoi fans, li circonda, li abbraccia, li fa sentire importanti. Ed è proprio questo che si capisce durante i 4 giorni del CMA Music Festival a Nashville.
In questo magico week end di giugno si respira un’aria di festa, di unione, di amicizia. Mani che si stringono, sorrisi sinceri, abbracci, foto, promesse e auguri, sogni che diventano realtà.
Cosa c’è di più bello che percorrere 10.000 km e farsi abbracciare dal proprio cantante preferito che esclama: “Grazie per essere venuta fin qui! Dio ti benedica.”
Quest’anno, ricorrendo il quarantesimo del Festival, gli organizzatori non hanno fatto mancare i grandi nomi e le sorprese, alcune proprio inaspettate.
La prima sera il concerto all’LP Field è stato aperto dalla acclamatissima Zac Brown Band che, tra un brano e l’altro, ha invitato sul palco Alan Jackson, Amos Lee e Randy Travis (la sua è stata una performance stupenda, una voce perfetta da vero country man). Un posto d’eccezione se l’è guadagnato Easton Corbin che ormai è diventato l’idolo delle ragazzine.
Dopo la dinamica performance di Sara Evans è stato il momento di Jason Aldean. Il suo country-rock piace, trascina le folle. Jason è un personaggio giovane, pulito, dall’aspetto rassicurante e inconfondibilmente country. Il suo brano “My Kinda Party” ci ha elettrizzato tutti.
La chiusura della serata è stata affidata al grande Brad Paisley. Sentirlo suonare è come fare un viaggio in un mondo incantato. Per il suo show il pubblico si è preparato imparando poche semplici mosse da eseguire durante il suo brano “Working On A Tan”. Immaginate che effetto vedere 50000 persone che si muovono a tempo cantando a squarciagola. Ma l’emozione più grande l’ho provata quando a metà del brano “Old Alabama” sono spuntati gli Alabama!. Il cuore ha iniziato a battere all’impazzata: io ho iniziato il mio viaggio nel mondo della country music con gli Alabama, ascoltando fino allo sfinimento “Tennessee River” e sentirla dal vivo mi ha commosso. Sono tornata ragazzina quando ero così attratta da queste nuove sonorità, dove il violino e il banjo la facevano da padroni.
La sera di venerdì è stata così densa e ricca di grandi nomi che si stentava a crederlo. Dopo l’apertura di Ashton Sheperd, Dierks Bentley ci ha rapito per una mezz’ora piena di ritmi incalzanti. Dopo di lui è stato il finimondo con l’arrivo di Keith Urban che passato sul palco dopo qualche minuto si è gettato tra la folla e ha proseguito il concerto dagli spalti. Gli uomini della sicurezza hanno faticato non poco a respingere il fiume di fan che impazziva al suo seguito. Keith Urban riesce sempre a stupire, perché ad un primo approccio sembra una persona fredda, distante ma quando sale sul palco, imbraccia la sua chitarra, saluta i suoi fans con una calda risata e dona l’anima. Ecco perché credo in quello che dice Brad Paisley quando dice che la musica country vive in mezzo alle persone.
Terminato questo strepitoso show il pubblico è andato in delirio perché dal buio del palco è arrivata lei: Shania Twain. C’è stata un’ovazione, seguita da un breve discorso di ringraziamento di Shania e poi un’amara delusione perché la pluri-premiata star canadese non era lì per cantare bensì per presentare gli Sugarland. La tristezza si è subito dissolta vedendo arrivare quello che ormai da diversi anni è il duo del momento (quest’anno più che mai dopo lo scioglimento di Brooks & Dunn). Jennifer è una donna dall’energia infinita e Christian è un abile front man che sa di avere accanto un vulcano e perciò non si risparmia.
Dopo i Lady Antebellum, sempre acclamatissimi ma così poco country, la chiusura è spettata a una regina della musica country: Reba. Il suo feeling con il pubblico è palpabile, c’è un filo che unisce il suo cuore a quello dei 50000 spettatori dell’LP Field, c’è un amore che dura da oltre 30 anni e che nessuno è riuscito a scalfire.
Il sabato sera è stato caratterizzato da alcune piacevoli performance acustiche di Clint Black, in splendida forma, e dei Thompson Square.
Chris Young, con un album di prossima uscita e molto pubblicizzato, si è presentato con un look rinnovato, privo di stetson e di quell’aria da cowboy tenebroso che lo aveva reso uno dei più amati bachelors.
La performance dei Little Big Town mi ha lasciato di stucco perché tra un successo e l’altro hanno eseguito anche una versione bluegrass del brano di Lady Gaga  “Born This Way”.
Dopo questo gruppo ormai fedele da anni al Festival, è stato il turno della voce più profonda d’America: Josh Turner. Dopo averci fatto fare un giro sul suo “Long Black Train” ci ha sorpreso con un duetto con Scotty McCreery fresco vincitore di American Idol 2011. Nonostante la sua giovane età, il ragazzo non sembrava per niente intimorito dalla folla oceanica e devo ammettere che ha cantato “Your Man” in modo perfetto, eguagliando l’abilità di Josh Turner.
La serata è proseguita con l’arrivo del granitico Trace Adkins che, nonostante l’incendio che gli aveva devastato la casa qualche giorno prima, non ha rinunciato a regalarci 40 minuti di puro honky-tonk. Ecco: this is country music. Artisti che affrontano col sorriso i momenti di difficoltà e fanno di tutto pur di non mancare ad una promessa. Di sicuro in quei giorni Trace aveva ben altro per la testa: la paura per le figlie e la moglie che erano in casa quando è divampato l’incendio, le fiamme che hanno divorato gran parte dell’abitazione. Ma nonostante tutto l’amore dei suoi fans lo ha incoraggiato, lo ha consolato, gli ha dato l’energia per un concerto strepitoso. E’ sempre emozionante quando a fine concerto si toglie il cappello e ci ringrazia. Vedere un uomo di quella stazza capace di un gesto così delicato mi fa sentire fiera di appartenere alla grande famiglia della country music.
E dopo una montagna di muscoli è stato il turno di Martina McBride, esile ma d’acciaio!
Il suo concerto risulta essere sempre il più apprezzato perché Martina riesce a trasmettere un amore sincero attraverso le sue canzoni. Tutti gli anni lei è presente, e tutti gli anni al termine dell’esibizione c’è una standing ovation di 5 minuti che le riempie gli occhi di lacrime. Questa è country music: Martina che con gli occhi lucidi prima di congedarsi ci regala “Indipendence Day”.
La chiusura di questa  serata ha visto protagonisti i Rascal Flatts con un concerto “ai 100 all’ora” come nel loro stile, con un Gary LeVox che cattura con il suo entusiasmo e la sua voce così country.
L’ultima serata è stata quella un po’ meno country, con protagonisti le nuove leve come The Jane Dear Girls, con uno stile lontano dai canoni che può far arricciare il naso ai puristi. A loro difesa devo ammettere che sono abilissime nel suonare il violino e il mandolino. Per certi versi ricordano un po’ le Dixie Chicks.
The Band Perry si stanno godendo un successo strepitoso, sono il gruppo del momento che hanno azzeccato il loro ingresso nel mondo della musica con il singolo “      If I Die Young”.
Anche Darius Rucker nato dal genio di John Rich naviga ormai sicuro nel mondo della musica country e sembra non avere timore a raccogliere l’eredità di Charlie Pride, ne è veramente all’altezza.
La seconda parte della serata è stata quella che ho preferito. Blake Shelton, fresco sposo di Miranda Lambert, ci ha presentato il suo nuovo singolo, “ Honey Bee”, che personalmente ho amato da subito per la sua orecchiabilità e per il suo video così romantico. Blake si è dilettato anche in una carrellata di successi che hanno contraddistinto la sua giovinezza e insieme a lui abbiamo rivissuto i momenti della sua vita in famiglia, ridendo per i simpatici scherzi di cui era protagonista con la sorella o delle litigate che facevano da adolescenti. E’ bello scoprire anche un po’ del lato privato di una star. Ci aiuta a vederlo più umano, più vicino a noi, con i pregi e i difetti che chiunque possiede. Le star della musica country non si pongono su un piedistallo, non guardano il pubblico dall’alto in basso, ma lo rispettano, e cercano di condividere parte delle loro vite. E poi bisogna ammettere che Blake è molto alla mano e se qualcuno non lo apprezza o lo critica ci mette un attimo a intonare: Kiss My Country Ass!
Verso la fine del concerto è stato il momento di accogliere sul palco il suo amico Trace Adkins con il quale ha cantato il loro famoso singolo “HillyBilly Bone”. Inutile dire che a questo punto tutte le donne dello stadio sono andate in delirio!
Ero quasi certa che Blake avrebbe duettato anche con sua moglie ma forse per esigenze discografiche ciò non è avvenuto. Blake si è limitato a presentare Miranda, un vero vulcano, forse la migliore performer:  in quanto a energia e adrenalina non è seconda a nessuna. Miranda in ogni concerto dà l’anima, corre da un parte all’altra del palco, saluta, sorride, balla e suda. I suoi successi come “Kerosene” e “ Gunpowder & Lead” vengono eseguiti con una forza tale che ha dell’incredibile. Al termine del concerto il trucco sul suo viso è ormai sciolto, i capelli scompigliati e bagnati di sudore ma non c’è traccia di stanchezza nei suoi occhi. E questo fa aumentare l’amore dei fans per i loro idoli che si esibiscono gratuitamente senza percepire un dollaro e regalano degli show unici.
La chiusura della serata e del Festival ha visto protagonista l’incontrastata e osannata Taylor Swift. Un fenomeno nato pochi anni fa e cresciuto a dismisura e ancora in evoluzione. Una ragazzina che dalla provincia americana ha saputo trarre la sua fortuna, raccontando nelle sue canzoni la vita semplice di una teen ager fatta di amori, delusioni, scuola, amicizia. Cose semplici quasi banali che l’hanno portata a destreggiarsi in un tour mondiale poco più che ventenne.
Lo show era tutto perfettamente organizzato con la voce narrante di sottofondo, un abile gioco di luci e lei che troneggiava dal palco come una vera regina nel suo abito dorato.
Forse io sarò troppo nostalgica e critica ma ho ancora nel cuore e nella mente i concerti della ragazzina Taylor che si portava le mani sulle guance ed esclamava rossa per l’emozione: «Oh my gosh, it’s incredibile!» Quella che ho davanti ora è una donna fatta, molto sicura di sé nei movimenti e nelle parole studiate a tavolino; è una ragazza che sa ormai nascondere la commozione dietro un sorriso accattivante, è la nuova Taylor che a metà show, aiutata dalle guardie del corpo, si dirige al centro dello stadio dove è stato allestito un palco per un concerto tutto speciale: lei e la sua famosa chitarra di brillantini color argento. Quando attacca “Love Story” la mia ritrosia tende a svanire perché, nonostante non ci sia più la cara vecchia Taylor, a me piacciono le sue canzoni: sono orecchiabili, sono piacevoli, sono motivi che mi fanno compagnia durante l’arco della giornata. Anche se la sua voce ha ancora molta strada da compiere prima di raggiungere i livelli di Martina o Reba, bisogna dare onore al merito. Taylor lavora personalmente sulle sue canzoni, le scrive, le vive, crede in quelle parole. Questa è musica country.
Tra i concerti ospitati al Riverfront Park  io porterò di sicuro nel cuore quello dei Locash Cowboys, uno dei miei gruppi preferiti. Per me loro rimangono un fenomeno inspiegabile: questo è un duo sulla breccia ormai da diversi anni, sono in tournée 260 giorni l’anno, martellano l’America con i loro successi come “C-o-u-n-t-r-y” “Keep In Mind”, “Fight For Your Right” che sono scaricabili soltanto da internet. Nessun cd per questo duo esplosivo ma solo una tempesta di musica on line. Pare strano ma funziona: la loro “Street Army” raccoglie parecchi fans che tramite i social networks contribuiscono ad aumentare la fama di Chris e Preston.
Non si può poi non spendere due parole per i nuovi volti del panorama country: Josh Kelley, Frankie Ballard, Troy Olsen, David Nail, Brett Eldredge e James Wesley che si contraddistinguono per la loro faccia da bravi ragazzi, per i loro singoli molto apprezzati e spinti dalle radio locali e per la loro disponibilità durante la sessione di autografi.
Per quanto riguarda gli appuntamenti al Convention Center, bisogna sottolineare che quest’anno gli organizzatori hanno complicato la vita non poco imponendo i ticket anche per i cantanti sconosciuti. Quindi all’apertura dei cancelli iniziava l’assalto delle masse verso gli stand per accaparrarsi più tickets possibili. Senza quelli non c’era possibilità di incontrare i cantanti. Alcuni fiduciosi iniziavano a formare delle “hopeful lines” che poi si scioglievano quando ormai era evidente che non c’era speranza.
Anni fa la procedura era più libera: al mattino si sceglieva chi si voleva incontrare e ci si metteva in fila con pazienza, magari anche per attese di 3 o 4 ore. Quest’anno  il problema principale è stato ottenere i ticket, e l’abilità delle ragazzine è stata  strabiliante:  si muovevano come giaguari di stand in stand ottenendo decine di biglietti. La maggior parte poi veniva buttata perchè molti appuntamenti si accavallavano oppure decidevano di mettersi in fila solo per un grande nome.
Il Convention Center ha rischiato di crollare quando domenica  Dolly Parton si è presentata al suo stand per firmare autografi dopo molti anni di assenza. E’ stato commovente vedere che un’artista come lei, nonostante non sia più nei primi posti in classifica, goda ancora di grande fama. Il tempo non ha scalfito l’amore dei suoi fans. Non c’è American Idol che tenga: Dolly è un’istituzione amata dai giovani come dai veterani.
Ripercorrendo questi magnifici 4 giorni ho impresse nella mente immagini stupende. Nonostante il caldo, la folla oceanica con la quale bisognava combattere per ogni cosa anche per una semplice limonata, le ore rubate al sonno, se chiudo gli occhi rivedo gli occhi azzurri di Josh Turner,  le lacrime di Martina, il sorriso di Miranda, l’emozione di Keith Urban e non posso fare a meno di pensare : This is country music.
Tutte le foto di questo articolo sono di Gloria Tubino.
Dall’alto: Brad Paisley, Brother Trouble, Burns & Poe, Chuck Wicks, David Nail, Thomas Rhett Akins, Ty Herndon e Josh Kelley. 

Lady A in armonia dopo due anni “davvero difficili”

Posted by CountryStateLine on 6th ottobre 2011 in Home (News)

Dalla primavera del 2008, quando fu pubblicato il loro primo omonimo album, per i Lady Antebellum la strada è stata sempre più in salita. Con una lunga lista di premi e candidature tra Academy of Country Music, Country Music Association e premi Grammy, oltre ad una bella manciata di brani numero uno nel loro carniere, potrebbe essere sembrato che tutto sia sempre stato facile per i Lady A. In una recente intervista alla AP, il trio vincitore di un premio Grammy ha rivelato che invece non è stato sempre così.
 «I primi due anni sono stati davvero duri» ha confessato Charles Kelley «mentre gli ultimi due sono stati molto più facili.»
 «Ci è voluto tempo per imparare a comunicare tra di noi nel modo migliore e per capire cosa ognuno avesse da dire» ha aggiunto Hillary Scott «In effetti – e non mi vergogno a dirlo – abbiamo un paio di volte avuto bisogno di qualcuno che si interponesse fra noi per trovare una mediazione.»
Lavorare in un gruppo così dinamico non è sempre la cosa più facile di questo mondo e quindi Lady A ha voluto ingaggiare un professionista per aiutarli.
 «Penso onestamente che sia un modo molto intelligente per risolvere i problemi» ha detto Scott «Avevamo bisogno non tanto di un terapista quanto di uno specialista in comunicazione … Abbiamo ipotizzato come poter appianare le discussioni e comporre i contrasti, ma sempre discutendo rispettosamente. Perché noi ci troviamo d’accordo su tante cose – sulla maggior parte – ma sulle cose su cui siamo in disaccordo, è su quelle che dovevamo lavorare. Col tempo ed un paio di riunioni con quel mediatore siamo riusciti a venirne a capo.»
I fan saranno felici di sapere che dopo aver risolto i problemi legati ai loro rapporti interni, Lady A sono più forti che mai. Dave Haywood crede che questo traspare nel loro ultimo album “Own The Night”.
 «Penso che come gruppo non siamo mai stati così vicini come adesso» ha detto Haywood «E penso che venga fuori nel nostro modo di scrivere. E’ come se sapessi cosa direbbe Hillary per sentirsi più a suo agio e so in cosa posso “buttarmi”, e viceversa. E credo che noi si lavori benissimo in queste circostanze. In questo modo le nostre canzoni speriamo abbiano una sensazione genuina perché sentiamo di averle scritte da una prospettiva molto personale.»

Joshua Scott Jones (Steel Magnolia) entra in un centro di disintossicazione

Posted by CountryStateLine on 6th ottobre 2011 in Home (News)

Giusto il tempo di avere i primi riscontri di popolarità ed ecco che il duo più popolare del 2011 nella country music è forse già al capolinea. Joshua Scott Jones (foto FlynetPictures.com a sinstra), 31 anni, una metà del duo Steel Magnolia, ha pubblicato 7 giorni fa un comunicato stampa sul loro sito ufficiale riguardo il suo ingresso in un centro di riabilitazione per i suoi problemi legati all’uso di alcool e di sostanze stupefacenti. Il fatto è stato reso pubblico nel mezzo del tour di Reba McEntire “All The Woman I Am Tour” al quale Steel Magnolia prende parte, dopo che la settimana prima Meghan Linsey, l’altra metà del duo nonché fidanzata di Joshua, di tre anni più giovane, aveva detto di dover cancellare diverse loro date per una non meglio specificata impossibilità del partner a esibirsi. Al momento nessuna comunicazione riguardante le esibizioni previste per il duo è stata ancora emessa e il loro nome ancora compare nell’elenco del tour da qui fino a fine novembre (anche se ad esibirsi è la sola Meghan). Ma certo il dubbio che il tour subirà delle modifiche è forte.
Il comunicato recita: “A tutti i nostri fan e a tutti coloro a cui possa interessare: Dio è stato nel mio cuore per farmi annunciare e rendere pubblico che sono entrato in un istituto per la riabilitazione ed il trattamento legato all’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. Centinaia di migliaia di persone nel mondo combattono quotidianamente questa battaglia, perciò io sono sinceramente grato per tutti i pensieri e le preghiere in questo momento delicato della mia vita e della mia carriera. Vorrei anche ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia casa discografica ed i suoi dirigenti per essere così comprensivi e per avere un ruolo attivo nel mio processo di recupero. Grazie e che Dio vi benedica”.
Steel Magnolia ha avuto il primo grande successo con il primo singolo, la notevole “Keep On Lovin’ You” pubblicato nell’agosto del 2009 con la Big Machine Record. Ed anche se hanno dovuto attendere il gennaio di quest’anno per vedere pubblicato il loro primo omonimo album (per ora il solo, e speriamo non unico in prospettiva) gli occhi del pubblico e della critica li hanno seguiti con molto interesse. Le tredici nomination raccolte in poco meno di due anni tra Country Music Awards, American Country Awards, Academy of Country Music Awards, CMT Awards e Teen Choice Awards sono lì a testimoniarlo. Rimane ora da capire se l’ultima delle loro candidature, quella come gruppo vocale dell’anno ottenuta per i prossimi Country Music Association Awards del 9 novembre a Nashville, rimarrà valida o se, a causa di questo passo falso di Joshua Scott Jones, essa verrà “congelata” e sostituita.

Chris Jones in tour con Martino Coppo: bluegrass di prima scelta in terra italiana

Posted by CountryStateLine on 4th ottobre 2011 in Home (News)

Chris Jones non è nuovo ai palchi europei. Il suo primo viaggio nel vecchio continente risale addirittura al 1985, con una band chiamata Whetstone Run, che aveva tra le sue fila Lynn Morris, Marshall Wilborn e Lee Olsen. Non fu un tour fortunato perché a causa di un incidente si ferì gravemente e fu ricoverato in un ospedale svedese, da dove tornò negli States abbandonando la parte finale del tour. A quel punto alcuni pensarono che in Europa non ci sarebbe più venuto. Sbagliavano: ci è tornato più di dieci volte. Questa volta Chris, che ha raccolto ben sei premi da parte della IBMA (International Bluegrass Music Association) arriva direttamente dal Tennessee in Italia per un breve tour che lo vedrà esibirsi domani a Genova, sabato 8 ottobre alla Sala Girasole di Fosdondo di Correggio (Reggio Emilia) e domenica 9 ottobre presso l’Amigdala Theatre di Trezzo sull’Adda (Milano). Con lui i suoi Night Drivers e – special guest – la cantante (e moglie) Sally Jones.. Stiamo parlando di una delle migliori band di bluegrass degli Stati Uniti e di un musicista tra i più talentuosi, che ha suonato con fior fior di artisti come i Chieftains (durante il loro tour americano del 2003), Vassar Clements, Earl Scruggs, the McCarters e i Weary Hearts. Il talento di Chris Jones, fan tanto di Lester Flatt quanto di Willie Nelson (chi ha ascoltato la sua versione dal vivo di “Cabin On The Hill” sa precisamente cosa intendo), è troppo poliedrico ed esteso per poter essere comunque confinato nella monodimensione della musica bluegrass; sarà per quella voce bassa e triste o per il modo in cui canta le numerose canzoni che si trova anche a scrivere con una profondità rara nel suo genere. Con lui arrivano Jon Weisberg al basso e Ned Luberecky al banjo. Al trio si aggiunge per tutta la durata del tour il mandolino del nostro grande Martino Coppo (nella foto a destra), talentuoso musicista che dal 1981 con i mitici Redwine ha aiutato anche in Italia la (ri)scoperta del genere bluegrass senza mai però disdegnare il folk, il country ed il rock. Un artista che può vantare collaborazione (in studio o live) con calibri quali Beppe Gambetta (con cui suona ancora oggi), Kathy Chiavola, Roberto della Vecchia, New Trolls e Hocus Pocus (mitico gruppo italiano country-folk-rock che sta per tornare sulle scene e di cui parlerò presto su CountryStateLine).
Due occasioni da non perdere per ascoltare dal vivo in Italia dei grandissimi musicisti ed avvicinarsi alla bellissima musica bluegrass, da cui la country music non può prescindere.
Informazioni.
Per Sabato 8/10, ore 21 a Fosdondo di Correggio (RE): Downtown Nashvillle & Country Music Promotion – Roberto Campovecchi: 3381302514 oppure robertocampovecchi@tin.it
Per Domenica 9/10, ore 19 (apertura casse) a Trezzo sull’Adda (MI): prenotazioni al 3319663821 (ingresso concerto EUR 7)
Per Mercoledì 5/10, a Genova, Cancello del Cinabro, piazza Monastero 1. Info 0106442695.