Confermato: gli Alabama si riuniscono! Ma senza Mark Herndon. Ecco perchè.

Posted by CountryStateLine on 30th novembre 2011 in Home (News)

La decisione finale è stata presa: gli Alabama torneranno in tour nel 2012 per una ventina di concerti negli Stati Uniti, poi – e questa è la parte che ci interessa di più – compatibilmente con il successo che avranno registrato, Jeff Cook, Randy Owen e Teddy Gentry (i tre membri fondatori del gruppo, nella foto da sinistra a destra) punteranno ad un tour oltreoceano nel 2013. La decisione è diventata definitiva all’indomani del concerto benefico “Bama Rising” dello scorso giugno, l’evento da loro organizzato per raccogliere fondi a favore della popolazione colpita dai tornado che ad aprile hanno devastato l’Alabama, e successivamente dal successo riscontrato sul palco degli ACM Awards quando i tre sono stati chiamati da Brad Paisley ad esibirsi dal vivo con lui in “Old Alabama”, il primo singolo tratto dall’ultimo album di Paisley “This Is Country Music” alla cui registrazione Paisley li ha fortemente voluti far partecipare. Lì hanno capito che il cerchio non si era ancora chiuso, che il loro pubblico (che aveva pianto alla decisione del gruppo di ritirarsi dalle scene nel 2004) era pronto ad accoglierli di nuovo, come se non se ne fossero mai andati. Avrò sicuramente altra occasione per parlarne ma non dimentichiamoci che si tratta del gruppo country più famoso (e più premiato) della storia, portati alla RCA dal mitico dirigente Joe Galante nel 1980 e che oggi vantano 17 album di platino (cioé con più di 1 milione di copie vendute ciascuno) e 73 milioni di dischi all’attivo. Il primo evento che li vedrà tornare a suonare come Alabama sarà lo Houston Livestock Show and Rodeo, che avrà luogo il 28 febbraio del prossimo anno, per poi comparire allo Stage Coach Festival del 27 aprile (ne ho parlato qui), alla California Mid State Fair del 27 luglio ed al WE Festival del 2 agosto. Senza considerare l’esibizione che faranno lunedì prossimo a Las Vegas in occasione degli American Country Awards.
Mark Herndon, il batterista quarto membro degli Alabama ingaggiato nel 1979 e rimasto fino allo scioglimento del 2004 (nella foto AP), non farà parte della rimpatriata (così come non ha preso parte alla realizzazione di “Old Alabama”) e poco gli altri hanno voluto dire a riguardo; ma è difficile pensare che si sia trattato di una separazione senza contrasti, anche perché nel 2008 Herndon è stato citato in giudizio da Owen Gentry e Cook per un risarcimento danni di più di 200mila dollari. La causa scatenante pare sia stata un’appropriazione indebita da parte di Herndon sui proventi del tour d’addio degli Alabama nel 2003, il famoso Farewell Tour, senza attendere che le cifre relative ai guadagni della band fossero stabiliti con chiarezza. Fino alla sentenza definitiva è stato fatto divieto a Herndon da parte del tribunale di realizzare ogni ulteriore profitto col nome degli Alabama. Ed in effetti, mi aveva fatto riflettere che ai recenti CMA Awards fossero presenti tutti e quattro ma Mark non abbia mai incrociato gli altri tre. Ad ogni buon conto, Randy, Teddy e Jeff pare non abbiano avuto bisogno del loro storico batterista per tornare sulle scene e stanno anche progettando di realizzare un nuovo album. «Speriamo di incidere un po’ di nuova musica» ha detto Cook «Stiamo passando in rassegna un po’ di roba in questo periodo e sicuramente avremo del tempo per entrare in studio di registrazione ed uscire con qualcosa di davvero buono, forse come mai abbiamo avuto prima.»
M.A. - (C)2011 CountryStateLine

 

 

 

A Basilea (CH) per Toby Keith, 12 novembre 2011

Posted by CountryStateLine on 25th novembre 2011 in Home (News)

Ho chiesto ai miei amici Giovanni “CowboyGio” Citarda e Dj Eli se avevano voglia di farmi avere un piccolo diario di viaggio della loro esperienza a Basilea, in Svizzera, dove sono andati in occasione del concerto di  Toby Keith, per condividere la loro esperienza con tutti i lettori di CountryStateLine. In fondo andare a vedere Toby Keith dal vivo non capita tutti i giorni no? Loro hanno gentilmente accettato e così eccovi le loro impressioni che pubblico con grande piacere.
Massimo Annibale

(Nella foto a lato i nostri due “cronisti” in quel di Basilea)

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TOBY KEITH, AVO SESSION DI BASILEA (CH), 12 NOVEMBRE 2011: NOI C’ERAVAMO!
Di Giovanni “CowboyGio” Citarda e Dj Eli


Il concerto di Toby Keith si è svolto lo scorso 12 novembre a Basilea, in Svizzera, nel contesto dell’AVO SESSION in concomitanza della Fiera d’autunno che vi si svolge ogni anno. È stato un brulicare continuo di gente tra le caratteristiche bancarelle, un mescolarsi di profumi di dolci, wurstel e altre “delicatessen” oltre all’esplosione di colori delle giostre e delle ruote panoramiche sparse in ogni piazza.

L’aspettativa era molto alta, galvanizzati come eravamo dall’idea della gita fuori porta, dalla bella giornata e di questa fiera inaspettata.
Abbiamo atteso l’orario di apertura dell’Avo Session gironzolando qua e la per le strade concedendoci qualche peccatuccio di gola. Solo verso le 18.00 abbiamo iniziato a vedere qualche cappello da cowboy, per la maggior parte svizzeri. Alle 19.00, quando finalmente abbiamo deciso di entrare, abbiamo trovato alcuni italiani in trasferta come noi, anche loro confidanti in un grande concerto.
La sala della Fiera di Basilea ospita un parterre  - nel quale erano sistemati i tavolini per chi avrebbe assistito allo spettacolo in pole position – e una balconata con un’ottima vista dove ci siamo sistemati noi, ben attenti a non stuzzicare la suscettibilità dei padroni di casa commettendo l’errore di sederci nella fila sbagliata. I posti erano scomodissimi, stretti e con poco spazio per le gambe… ma per Toby Keith questo ed altro! Il concerto è iniziato con l’apertura di Steve Earle and The Dukes  (Earle è stato anche premiato): non è proprio il nostro genere, ma per Toby…
Problemi fin dall’inizio del concerto del nostro sia con l’audio (non proprio il massimo!) che con 2 malefici faretti i quali, posti proprio nel mezzo dei due megaschermi rispetto alla nostra posizione, ci hanno impedito di fare qualche foto decente. Finalmente il grande momento è giunto: arriva lui, parte con “Made in America”… audio disastroso…! Si riprende poco dopo con “Clancy’s Tavern” e “Red Solo Cup”, tratti dal suo ultimo album; poi a seguire i grandi successi, “I Wanna Talk About Me”, “White Rose”, “I Love This Bar”, “Who’s Your Daddy”, “God Love Her”, “Beer For My Horses”, “As Good As I One Was”, “Does That Blue Moon Ever Shine On You”, “American Ride”, “Get Drunk And Be Somebody”, “Should’ve Been a Cowboy”, “A Little Less Talk And a Lot More Action”.
Dieci minuti prima della fine del concerto Manu ha tentato la spedizione verso il palco per due foto, dato che molti altri dalla balconata sono corsi giù e sono passati. Speranza vana: le “Avo Guardie svizzere” hanno bloccato l’accesso al fronte palco. La nostra Manu ha cercato di farsi dare delle spiegazioni ed è stata spedita a posto in maniera piuttosto sgarbata. Ci siamo domandati perché alcuni potessero passare ed altri no… Tra le scuse delle “Avo guardie svizzere” ne spuntano alcune assurde. La migliore: quella che per accedere al fronte palco per gli ultimi minuti di concerto sia stata pagata la differenza sul biglietto…in realtà sono passati solo i padroni di casa, gli stranieri no.
Il concerto è finito dopo circa 1 ora, i brani ascoltati sono stati una quindicina, compreso il bis. Toby è sembrato essere uscire scocciato.
Un vero peccato. Lui ha sicuramente soddisfatto le nostre aspettative: grande voce, grande presenza scenica, qualche battuta.
Tra i musicisti abbiamo riconosciuto Josh Bertrand alla steel guitar musicista che abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente e di ascoltare l’anno scorso al Country Christmas di Pordenone durante il concerto di Ray Scott.
Difficile capire per quale motivo il concerto sia durato così poco, le congetture si sprecano. Ci rimane una sola certezza: mai più andremo a vedere un concerto in Svizzera, al di là della spesa e del viaggio.
È proprio vero il detto  “chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti”. La Svizzera possiede gli spazi ed i mezzi per diffondere la musica country in Europa ma gli organizzatori non sanno sfruttare questa loro forza, non sanno cosa sia l’accoglienza ma soprattutto non sanno cosa voglia dire proporre un concerto, anzi un Concerto.
Un nome del genere si meritava il palco per almeno 1 ora e mezza! Problemi di budget? Allora forse era meglio eliminare il soporifero Steve Earle e pagare un unico solo grande Toby Keith.

Credit Foto

Per la prima foto dall’alto: foto Giovanni Citarda
Per la seconda e la terza foto dall’alto: foto Dominik Plüss

 

 

 

Country Night Gstaad 2011: la recensione

Posted by CountryStateLine on 22nd novembre 2011 in Home (News)

E’ online il resoconto della 23esima edizione del festival Country Night di Gstaad (Svizzera), che quest’anno ha visto salire sul rinomato palco della manifestazione la superstar Trace Adkins (nella foto durante il suo show), il duo bluegrass più popolare del momento Dailey & Vincent, la stella nascente con tendenza al pop Laura Bell Bundy e  Sister Morales, duo di sorelle che ha portato una ventata di folk-tex-mex-country. Chi ne canta le lodi, chi ne sottolinea i difetti, chi ne esalta i pregi (ad esempio: chi abolirebbe i posti a sedere assegnati in prevendita, chi invece li considera una condizione imprescindibile per gustare appieno la musica in una atmosfera più raccolta): ognuno avrebbe la sua formula ideale per la Country Night e per un festival di musica country in generale. Ma su di un punto tutti convengono: da più di un ventennio questo festival offre sempre a chi vi prende parte un piatto ricco e variegato che permette di vedere dal vivo anche artisti country americani di prima scelta, di esporre le proprie orecchie a diversi stili musicali, di sottoporsi a multiforme influenze, testare i propri gusti e tornare a casa arricchiti dall’esperienza di una manifestazione ad altissimo livello qualitativo davvero unica nel suo genere.
Per leggere cliccate su RECENSIONI CONCERTI oppure direttamente qui. Buona lettura!
M.A.

Trace Adkins è il più sexy

Posted by CountryStateLine on 17th novembre 2011 in Home (News)

Trace Adkins (nella foto Rick Diamond – Getty Images) è l’uomo più sexy della musica country. Almeno stando a quanto pubblicato da Country Weekly, che ha fatto un sondaggio tra i suoi lettori. Adkins sarà la storia di copertina del prossimo numero, in uscita domani. Per ringraziare di questa “elezione”, Trace sta preparando una versione live del brano “Million Dollar View” disponibile per il download sia sul suo sito www.traceadkins.com che su www.countryweekly.com a partire da oggi. “Million Dollar View” è il secondo singolo del suo ultimo album “Proud To Be Here”, uscito ad agosto, e segue “Just Fishin’”. Adkins condurrà insieme a Kristin Chenoweth la serata di premiazione dei prossimi American Country Awards (ACA) che si svolgerà in diretta sulla rete FOX il 5 dicembre alle ore 20 (ora di New York). Poi attenzione perché due giorni dopo, il 7 dicembre, farà la sua apparizione al “Late Night Show” di David Letterman. Segnatevi perciò almeno questa data perché anche chi non ha il satellite per guardarsi la diretta del 7 dicembre sulla CBS potrà gustarsi la puntata registrata il giorno dopo sottotitolata su Rai5!

 

 

Festival Country Rendez-Vous di Craponne Sur Arzon 2011

Posted by CountryStateLine on 13th novembre 2011 in Home (News)

Ospito volentieri l’amico, già organizzatore di eventi musicali country nell’emiliano e grande esperto della nostra musica preferita (nonché fratello rossonero, ma questo è un altro discorso…) Roberto Campovecchi che, accompagnato da parte della sua famiglia, lo scorso luglio è stato in terra francese, a Craponne Sur Arzon, a vedere il festival “Country Rendez-Vous” che avevo presentato in un mio articolo (vedi) lo scorso giugno. Ne è scaturito questo resoconto per CountryStateline del quale lo ringrazio. Buona lettura!
M.A.

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FESTIVAL COUNTRY RENDEZ-VOUS 2011: IO C’ERO
di Roberto Campovecchi

Tre anni senza il festival di Craponne è un periodo troppo lungo da sopportare per chi ha provato almeno una volta l’emozione di parteciparvi. Dal 2008 al 2010 sono stato impegnato (e la mia signora più di me) in altre faccende, prima con la nascita del mio primo figlio Denny e poi di suo fratello Sonny (entrambi grandi appassionati di musica Country, Bluegrass e Rock’n’Roll), il che ci ha reso impossibile per un po’ andare in giro per il mondo ad ascoltare musica dal vivo. Per fortuna il freddo quasi polare che solitamente accompagna le notti del Festival Country Rendez-Vous di Craponne quest’anno si concede una pausa sabbatica.
Quando il sole scende fa comunque freddo ma vestiti adeguatamente lo si sopporta. Il pomeriggio di sabato ma soprattutto di domenica il sole scalda e abbronza; non ricordo un tempo più clemente di questo da quando vengo a Craponne.
Venerdì ci è impossibile partecipare alla prima serata del festival. Ci diranno poi i nostri amici italiani già presenti dal primo giorno che è stata una serata bellissima. Peccato non esserci stati ma ci rifaremo ampiamente nel corso delle due serate successive.
La seconda (prima per noi) serata del festival si apre con la band francese dei Truck Stop Rules. Esibizione interessante, la loro. Non sembrano giovanissimi e già dalle prime note è evidente, mi sentirei di scommettere, che arrivano al country dopo una passato nel rock. Base ritmica tosta e sicura: con un basso e una batteria così diventa tutto più facile per il resto della band. Niente cali di ritmo o di tensione con l’onnipresente chitarra di Sebastien Douzal a condurre le danze. La bella giornata di sole permette ai Truck Stop Rules di esibirsi davanti ad una platea già abbondantemente affollata. Se lo sono meritati, veramente una Band interessante che spero di rivedere presto.
L’arena del festival è ormai gremitissima e io e mia moglie a turno abbiamo il nostro bel daffare nell’evitare che Denny, venuto con noi e per il quale il festival rappresenta il suo primo vero esame, si perda tra la folla. Non riesco a stare concentratissimo sui concerti e cercherò di ricordare il più possibile di quello che ho visto e che ho sentito.
Per la seconda esibizione della serata, che mi ha veramente scaldato il cuore, arriva il primo artista a stelle e strisce anche se la faccia e il nome nascondono, neanche tanto bene, origini messicane. Basterebbe dire country ma temo che molti non capirebbero. Infatti al giorno d’oggi la parola country viene male interpretata e allora per chiarire le idee a chi le ha confuse, consiglio di ascoltare un concerto o un cd di Bobby Flores: tutto quello che ascolterete dopo, se assomiglia a quello che suona lui, allora è country. Altrimenti no! Cantante e violinista di grandissimo carisma, votato nel 2004 quale miglior musicista Western Swing, ci regala un’ora di purissima Country & Western Music. Faccia sempre sorridente e giacca da rhinestone cowboy, Bobby Flores con la sua musica ci porta a fare un viaggio across the border, lungo i confini (musicali), scorrazzando però più spesso dalla parte americana che da quella messicana. Sapevo che avremmo assistito ad una bellissima esibizione, avevo già potuto ascoltare il suo violino nei bellissimi dischi di Pauline Reese ma non sospettavo si portasse al seguito una band del genere, vale a dire tutti gli strumenti della tradizione country e addirittura, ad un certo punto, tre violini insieme sul palco. Una bellissima esibizione, ma forse qualche covers in meno e qualche pezzo originale in più non avrebbero guastato.
La band che segue lo show di Bobby Flores, i Flynnville Train, sono quello che resta di un rock sudista classico adattato alla platea country. Chi ama e segue il rock del vecchio sud, come il sottoscritto, ha apprezzato molto il loro spettacolo qui a Craponne. Questi quattro brutti ceffi del Kentucky che probabilmente si lavano i capelli con il FrontLine, non si presentano però nella tipica formazione rock sudista (cioè con tre chitarre) ma il casino che fanno anche solo con due è comunque sufficiente. Capitanati dai fratelli Bryan e Brent Flynn, i ragazzi propongono uno show con tutti gli ingredienti del genere: grandi schitarrate, voci roche, buone armonie vocali e un pizzico di boogie. I Lynyrd Skynyrd e i Molly Hatchet erano altra cosa ma l’inizio è promettente e forse un giorno troveremo pure loro nell’Olimpo del rock sudista.
La star della serata è indubbiamente Rhonda Vincent che naturalmente non tradisce le aspettative. Già a Craponne dieci anni fa, Rhonda è stata fortemente voluta di nuovo qui dall’organizzazione del festival visto il grandioso successo ottenuto in quella sua prima apparizione al Rendez-Vous. Della formazione di dieci anni fa resta il solo Mickey Harris al basso, che comunque era stato ingaggiato solo per quel tour europeo e non faceva parte ufficialmente della band di Rhonda, the Rage (allora militava nelle fila dei Sidewinders di Sally Jones). Band completamente nuova, quindi, ma spettacolo pirotecnico come allora. Voce strepitosa (non a caso Dolly Parton la invita spesso a cantare nei suoi dischi), tecnica sopraffina, band incredibile, energia da vendere e pure una buona dose di comicità grazie alla complicità del violinista Hunter Berry, suo bersaglio preferito nonché marito di sua figlia Sally. Il tempo a disposizione di Rhonda è purtroppo limitato e non poteva essere altrimenti in un festival ma riesce però a raccogliere nel breve tempo a sua disposizione le più belle canzoni del suo repertorio. Solo poche gemme rimangono fuori, come ad esempio “Farewell Party” che solitamente fa parte dei suoi spettacoli ed è cantata magistralmente da Mickey Harris. Tantissimi sono i ringraziamenti e le canzoni dedicate a Martha White, la famosa azienda produttrice di farina e preparati per dolci da tantissimi anni sponsor ufficiale di Rhonda. I fan della musica bluegrass sono ovviamente la minoranza e quindi il picco di entusiasmo viene raggiunto quando Rhonda ci propone una grandiosa versione di un vecchio successo di Dolly Parton, “Jolene”, pezzo conosciutissimo non solo tra i fans della musica country. Il tempo sembra volare e quando Rhonda lascia il palco pare siano passati solo pochi minuti dall’inizio dello show, che comunque deve andare avanti. Per noi però la serata si chiude qui perché Denny ha dato tutto e non ce la fa più: se lo vogliamo in forma il giorno dopo dobbiamo per forza portarlo a dormire.
La serata verrà chiusa da Lisa Haley. Artista a me sconosciuta che avrei visto volentieri. Peccato, sarà per un’altra volta.
La serata conclusiva inizia come al solito prima rispetto alle due serate precedenti per permettere poi a chi lavora il lunedi di non rientrare troppo tardi a casa. Sotto il sole caldissimo del primo pomeriggio ci facciamo una bella sudata godendoci lo spettacolo affascinante dei Ranch House Favorites. Non li conoscevo, ma ero sicurissimo che mi sarebbero piaciuti. Mi intrigava già parecchio il nome e poi il fatto che venissero dall’Olanda era come una garanzia. Nei Paesi Bassi c’è molto interesse intorno al western swing e all’hillbilly; tutte le band olandesi che ho conosciuto sono molto interessanti e il gruppo sceso quest’anno a Craponne non fa eccezione. Formazione essenziale e strumenti della tradizione western, divise impeccabili e una song list da sballo. Il loro repertorio spazia naturalmente a cavallo tra la fine degli anni ‘40 e la fine dei ‘50 con tante cover (forse tutte) ma una più bella dell’altra e mi fa enormemente piacere ascoltare pezzi che solitamente nessuno propone, pezzi poco conosciuti come ad esempio “Smoke! Smoke! Smoke!” di Tex Williams riproposta in versione molto più veloce dell’originale oppure come “Shine, Shave and Shower” di Lefty Frizzell.
Se la memoria non mi inganna quest’anno, per la prima volta, abbiamo assistito per la prima volta a due concerti bluegrass di band americane. Speriamo che la tendenza sia questa anche in futuro. Dopo la straordinaria esibizione di Rhonda Vincent la sera precedente, tocca ora alla californiana Kathy Kallick. Confesso di non conoscere tantissimo la musica di Kathy: avevo ascoltato qualcosa di lei che me la faceva ricordare come una cantante bluegrass ma tendente al folk mentre invece qui a Craponne ci regala un’oretta di purissimo bluegrass. Band molto buona con la giovane Annie Staninec spesso protagonista col suo velocissimo violino, il navigato Greg Booth al dobro, suo figlio Dan al basso e Tom Bekeny al mandolino. Ottima intrattenitrice, Kathy si sforza pure di parlare un poco di francese appreso pochi minuti prima dello show. Buona voce, ottima band dove tutti cantano, discreto repertorio: ce n’è a sufficienza per dare un giudizio positivo al suo spettacolo del quale ricordo volentieri una originale versione di “Cotton-Eyed Joe”, canzone purtroppo conosciuta dalle masse solo per le orrende versioni uscite negli ultimi anni.
Tocca poi a Kyle Park, artista a me sconosciuto ma che mi sorprenderà piacevolmente. Temevo, lette le presentazioni, di trovarmi davanti ad un artista che predilige suoni duri del rock alternativo, tanto di moda dalle sue parti. Invece Kyle sfodera una bellissima voce, limpida e potente, country a tutti gli effetti. Le canzoni spaziano dal miglior country al miglior rock (naturalmente mi riferisco al classic rock), per poi sconfinare a tratti pure nel southern rock avvalendosi dell’aiuto non indifferente di una grande band.
Veniamo così alla stella dell’edizione 2011 del festival: Tanya Tucker. Indubbiamente una delle stelle più luminose della storia recente della country music, Tanya Tucker si è presentata a Craponne in grande forma malgrado la sua non più giovane età. Sempre a suo agio su un palco, a tratti provocante, non sta ferma un attimo ma quel che colpisce è la sua voce. Non è certo la voce più bella in circolazione, è una voce particolare che piace o non piace (un po’ come quella di Willie Nelson) ma la cosa incredibile è che è rimasta la stessa identica voce di quando appena tredicenne iniziava la sua straordinaria carriera. Gli anni che passano inesorabilmente anche per lei e la vita disordinata di tanti anni fa non hanno intaccato minimamente le sue corde vocali. E’ un piacere ascoltare una mezz’oretta dei suoi grandi successi con la stessa voce che si ascoltava allora sui dischi. Successi che vanno dalla sua prima grande hit, “Delta Dawn”, alla haggardiana “Ramblin’ Fever”, da “Strong Enough To Bend” a “San Antonio Stroll”. E’ una grandissima emozione poter ascoltare tutti questi successi dal vivo ma dispiace veder utilizzare una ventina di minuti del già poco tempo a disposizione per presentare le sue figlie alla platea. La più grande, che resterà sul palco per alcune canzoni, ricorda molto la madre nei suoi atteggiamenti provocanti e non sfigura come cantante; ma la piccolina a cui viene ‘imposto’ di cantare “Take Me Home Country Roads” non pare gradire il ruolo di protagonista. Per tutto il tempo della canzone ha la madre a fianco che la invita a sciogliersi ma lei è molto tesa e pare non veder l’ora che tutto sia finito. Avrei preferito sentire, piuttosto, altri 10/15 minuti di mamma Tanya visto che comunque ha lasciato fuori alcuni brani del suo repertorio che a me piacciono un sacco, come ad esempio “Two Sparrows In A Hurricane” o “Soon”.
Calato il sipario sul concerto di Tanya Tucker, il palco viene sistemato per l’ultimo concerto dell’edizione 2011 del festival, i Los Pacaminos. Saggiamente gli organizzatori del Festival piazzano sempre la star della serata al penultimo posto della line-up perché è usanza diffusa iniziare a far su armi e bagagli durante l’ultimo concerto in programma ascoltando distrattamente gran parte di quest’ultimo mentre ci si avvicina ai parcheggi. Denny ormai è distrutto da una due giorni così intensa e pure noi grandi pensando al viaggio e dovendo salutare un sacco di gente prima che se ne vada, decidiamo di incamminarci verso l’uscita dopo pochi brani dei Los Pacaminos, band britannica capitanata dal sempreverde Paul Young, proprio quel Paul Young universalmente conosciuto alcuni decenni fa per i suoi grandissimi successi pop. Il repertorio è quanto di meglio ci si possa aspettare da una band country ma purtroppo trattasi di una cover band. Tutti brani conosciutissimi e poche sorprese per uno show che inizia e termina senza infamia né lode. Ascoltiamo quasi tutto il loro concerto distrattamente mentre salutiamo gli amici ma anche se non li vedo presto molta attenzione a quello che sento. Come dicevo, tutti i loro brani sono cover, ma cover eseguite alla grande. Due cose non mi sono piaciute: la prima è la versione forse meno bella tra tutte quelle in circolazione del periodo d’oro di Elvis Presley, “Little Sister”. Credo che loro abbiano riproposto la versione di Ry Cooder. La seconda è il fatto che i membri della band si sono equamente divisi il ruolo di cantante solista, mentre a mio avviso andava dato più spazio a Paul Young, che a Craponne ha dimostrato di possedere ancora una bellissima voce. I Pacaminos sembrano divertirsi sul palco e la mia impressione è che la band sia nata per passare un po’ di tempo tra amici senza nessuna pretesa di far carriera.
Nei giorni che precedevano il festival avevo sentito parlare di un progetto per coprire l’area dove esso si svolge. Probabilmente, viste le dimensioni di questa area, si provvederà a coprire una parte e non tutta e con ogni probabilità l’area coperta avrà posti numerati che costeranno di più di quelli esposti alle intemperie. Solo così si potrà giustificare una spesa enorme.
A mio avviso il Festival di Craponne affascina così tanto proprio perché assomiglia molto ai festival americani e sono convinto che se lo copriranno perderà una parte del suo fascino. Magari i soldi della copertura potrebbero essere utilizzati per portare qualche stella in più al Festival. Arrivederci al 2012.
FOTO DELL’ARTICOLO: ROBERTO CAMPOVECCHI
 
 

45esimi CMA Awards: i vincitori tra una messe di country star. Miranda e Blake vincono ancora insieme

Posted by CountryStateLine on 10th novembre 2011 in Home (News)

Si è conclusa da poche ore a Nashville, Tennessee, la serata più attesa nel mondo della country music americana, quella dei 45esimi Country Music Association Awards. Lo spettacolo ovviamente rappresenta una grandissima occasione per vedere riuniti gli artisti in nomination ma anche star del passato recente e meno recente del panorama country americano che non sono (o non saranno più) in nomination ma che ovviamente godono dell’amore dei fan e del rispetto dei colleghi ed intervengono per premiare o anche solo per assistere. E’ il caso – per citarne dei nomi – della sempre bella 64enne Lynn Anderson, degli Alabama (anche se non è stato bello vedere arrivare prima il trio Randy Owen-Teddy Gentry-Jeff Cook e poi, da solo, Mark Herndon…) e di Clay Walker accompagnato dalla bellissima moglie Jessica.  Lo spettacolo si è aperto con l’esibizione della stella (nonché giudice nel talent televisivo “The Voice”) Blake Shelton (foto sopra in compagnia di Miranda Lambert sul red carpet) che ha interpretato la canzone di cui al titolo del remake cinematografico “Footloose”. Durante l’esibizione Shelton è stato raggiunto su palco da Kenny Loggins (foto a destra), che cantava il brano nel film originale del 1984. Come sapete il mega evento è stato condotto da Carrie Underwood e Brad Paisley. Sul palco ad esibirsi sono saliti Keith Urban, Sara Evans, Miranda Lambert, Zac Brown Band (con Greg Allman), Rascal Flatt con Natasha Benningfield, Eric Church, Thompson Square, Chris Young, Luke Bryan, Lady Antebellum, Kenny Chesney con Grace Potter, Lionel Richie, Darius Rucker, The Band Perry, Sugarland, i due conduttori Underwood e Paisley, il vincitore del talent “American Idol” Scott McCreery, Jason Aldean, Martina McBride e – dopo un’assenza dai CMA Awards durata cinque anni – Faith Hill (foto più sotto, con il marito Tim McGraw) .
ll primo premio assegnato in questa 45esima edizione è andato al duo fratello-sorella di The Band Perry per il Singolo dell’Anno con “If I Die Young”. Una simpatica apparizione di Miss Piggy di muppetsiana memoria ha annunciato a questo punto un esibizione di Lady Antebellum, grandi protagonisti anche di questa edizione. In un tributo al grande Glen Campbell (foto a sinistra), leggenda della musica country, Keith Urban e Braid Paisley sono stati tra gli artisti che hanno interpretato alcuni dei grandi successi della star mentre lo stesso Campbell – che all’inizio dell’anno ha rivelato di essere malato di Alzheimer e di star preparando il suo tour d’addio alla professione – si gustava le interpretazioni seduto tra il pubblico.
Taylor Swift ha segnato la meta più grossa della serata portandosi a casa il premio come Intrattenitrice dell’Anno. All’annuncio è saltata in piedi ed ha abbracciato sua mamma e Tim McGraw. «Sono così felice in questo momento. Questo è per i fan che hanno riempito tutti quegli stadi … in tutto il mondo quest’anno. E’ così straordinario!» Taylor ha fatto riferimento al cameratismo da parte di tutti gli artisti che durante il suo ultimo tour hanno cantato con lei sul palco, inclusi lo stesso McGraw, Jimmy Eat World, Usher, Kenny Chesney e Justin Bieber. «Avete dato un senso a questo anno» ha detto «Vi ringrazio tantissimo.»
Miranda Lambert ha vinto per la seconda (e consecutiva) volta il premio CMA Vocalista Femminile dell’Anno riuscendo a sconfiggere un gruppo di agguerrite e titolate avversarie inclusa la stessa Taylor Swift. «Veramente??» ha esclamato Miranda quando è stato rivelato il suo nome «Grazie mille. Non mi aspettavo di riceverlo. Lo accetto con molta deferenza davanti a queste straordinarie artiste femminili che lo meritano più di quanto lo meriti io.» ha aggiunto con moltà umiltà e dopo essersi congratulata con suo marito Blake Shelton gli ha detto: «Sarà una bella serata stasera, baby.» Chissà se Miranda pensava alla serata o al dopo serata… Blake Shelton comunque ha vinto il premio CMA Vocalista Maschile dell’Anno ponendo un’altra pietra miliare in un anno fantastico per lui, da un punto di vista personale e professionale: questa è la seconda volta che Blake si guadagna questo riconoscimento, stavolta sconfiggendo Brad Paisley, Keith Urban, Jason Aldean e Kenny Chesney. Non aveva messo in conto di vincere nuovamente: «Davvero, non ho preparato nulla da dire… Non credevo che voialtri mi avreste permesso di farla franca due volte con questo premio» ha detto. Dopo aver ringraziato la sua casa discografica, sua moglie Miranda Lambert e qualche altro, Shelton ha ringraziato i suoi fan con queste parole: «Più di chiunque ringrazio tutti voi pazzi sconsiderati che siete là fuori».
Jason Aldean (foto a sinistra) se ne è presi due: Album dell’Anno – per la sua prima volta – con “My Kinda Party” e Evento Musicale dell’Anno per la canzone “Don’t You Wanna Stay” cantata in coppia con Kelly Clarkson. «E’ il mio primo, di questi [CMA Awards, nda], quindi grazie mille ragazzi. Ma prima di tutto, devo ringraziare Kelly Clarkson!»
Anche The Band Perry come detto hanno vissuto una serata memorabile vincendo, oltre al premio per il Singolo dell’Anno, anche quelli per Miglior Nuovo Artista e Canzone dell’Anno. Il primo e il terzo per “If I Die Young”. Come singolo dell’anno lo ha vinto ovviamente anche il produttore Paul Worley. L’onore per la Canzone dell’Anno è andato a Kimberly Perry, che l’ha scritta, la quale ha esclamato: «Volevamo solo ringraziare tutti per questi anni che avete dato a me e ai miei fratellli. Vi promettiamo di continuare a lavorare duro ogni giorno in tour e qui a casa, a Nashville, per continuare a meritare questo premio!»
Lady Antebellum (foto a destra), vincitori nella categoria Gruppo Vocale dell’Anno (anche per loro prosegue un filotto che dura ormai da tre anni), sono stati chiamati a salire sul palco da Dierks Bentley e LeAnn Rimes (foto) e nella serata hanno eseguito la loro “We Owned The Night”. «Wow, non è giusto che noi si debba essere tirati fuori da questo gruppo e premiati. Per tutti i gruppi presenti quest’anno in questa categoria, penso che sia incredibile essere nella stessa lista.» Musicista dell’Anno è stato consacrato Mac McAnally («Non so nemmeno se merito di essere incluso nell’elenco telefonico assieme a tutti gli altri con cui sono stato nominato, ma mi sento particolarmente grato!») mentre il premio per il Video dell’Anno è stato attribuito a “Youand Tequila” di Kenny Chesney con la partecipazione di Grace Potter per la regia di Shaun Silva. Ha detto Silva: «Prima di tutto voglio ringraziare mia moglie. E poi i miei amici Kenny Chesney e Grace Potter!» Agli Sugarland di nuovo (dopo l’anno scorso) il premio nella categoria Duo Vocale dell’Anno. Jennifer Nettles, voce femminile del duo, rivolgendosi in modo particolare a quelli dell’Indiana, ha ringraziato e dedicato il premio a tutti i loro fan.

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Ma diamo una scorsa alla lista dei vincitori (mantengo la dizione originale, avendo già citato la traduzione italiana della maggior parte dei premi, e cito anche i premi meno conosciuti):

  • Single of the Year: “If I Die Young” di The Band Perry
  • Song of the Year: “If I Die Young” scritta da Kimberly Perry e interpretata da The Band Perry
  • Vocal Duo of the Year: Sugarland
  • Musician of the Year: Mac MacAnally
  • Album of the Year: “My Kinda Party” di Jason Aldean
  • National Broadcast Personality of the Year: American Country Countdown con Kix Brooks
  • Vocal Group of the Year: Lady Antebellum
  • Music Video of the Year: “You and Tequila” by Kenny Chessney and Grace Potter
  • New Artist of the Year: The Band Perry
  • Small Market Radio Station of the Year: KCLR di Columbia, MO
  • Medium Market Radio Station of the Year: KATM di Modesto, CA
  • Large Market Radio Station of the Year: WQDR di Raleigh-Durham, NC
  • Major Market Radio Station of the Year: WYCD di Detroit, MI
  • Male Vocalist of the Year: Blake Shelton
  • Female Vocalist of the Year: Miranda Lambert
  • Musical Event of the Year: “Don’t You Wanna Stay” di Jason Aldean e Kelly Clarkson
  • Entertainer of the Year: Taylor Swift

Per tutte le foto di questo articolo e dellae GALLERIE >> Credit: Tami Chappell e Harrison McClary (REUTERS)

 

 

Lauren Alaina miglior album d’esordio country femminile dal 2006

Posted by CountryStateLine on 9th novembre 2011 in Home (News)

“Wildflower”, l’album di debutto di Lauren Alaina, è risultato essere l’album che ha venduto di più da parte di una cantante femminile da cinque anni a questa parte e nella settimana del suo debutto (cioè la penultima di ottobre) ha realizzato il migliore piazzamento, esordendo al numero 2 della classifica Top Country Albums di Billboard (oltre ad un significativo quinto posto nella Top 200). Nella prima settimana di vendita “Wildflower” ha venduto online 69.013 copie digitali contribuendo a far conquistare a Lauren il titolo di più giovane cantante  country donna a realizzare un esordio così luminoso dai tempi di LeAnn Rimes, ormai 15 anni fa. Il disco è diventato anche l’album digitale più venduto per un debutto country al femminile, vendendo 19mila 659 copie digitali.
«Sono così grata che mi sia stata data la possibilità di condividere la mia musica col mondo» ha detto Alaina «Vedere il mio nome in classifica accanto a miti che ho sempre ammirato e a cui ho sempre guardato con grande aspirazione e rispetto fin da piccola è qualcosa che mi lascia senza fiato.»
Sempre secondo Billboard, questa è la prima volta dal 2008 in cui sia il vincitore (Scott McCreery) che il secondo classificato (Lauren Alaina, appunto) di “American Idol” sono usciti con due album che hanno guadagnato la Top Ten in classifica. Gli ultimi numero uno e numero due a realizzare una tale impresa furono nel 2008 David Cook (vincitore di quella edizione) e il secondo arrivato David Archuleta che guadagnarono rispettivamente la posizione numero 3 e quella numero 2.

 

 

Un polipo ferma Keith Urban

Posted by CountryStateLine on 7th novembre 2011 in Home (News)

Keith Urban, 44 anni (nella foto Wade Payne / AP), appena ripresosi dalle fatiche del suo tour estivo “Get Closer” che lo aveva portato a girare Usa e Canada, si vede ora costetto a riposare per forza: si dovrà infatti sottoporre entro la fine di novembre ad una operazione chirurgica per la rimozione di un polipo che si è sviluppato sulle sue corde vocali. Lo ha annunciato alla fine della scorsa settimana Paul Freundlich, il suo agente. L’operazione, una procedura non invasiva da svolgersi ambulatorialmente, benché di lieve entità, necessiterà un completo riposo della voce seguìto da un periodo indeterminato di recupero che comporterà la posticipazione tra gli altri di un concerto di beneficenza presso la Country Music Hall of Fame che Urban aveva già programmato per il 14 gennaio del prossimo anno, “All For The Hall”, nonché di tutti gli impegni che richiederebbero un impegno prolungato della sua voce. Il suo staff medico gli ha proibito la partecipazione a qualsiasi evento in cui egli sia chiamato ad esibirsi per la durata superiore ad una canzone; tutti gli impegni pre-esistenti in cui l’esibizione rimanga entro questo limite sono stati confermati. E’ salva perciò la sua esibizione di dopodomani alla serata dei CMA Awards, dove è previsto un suo tributo al veterano Glen Campbell cantato insieme a Vince Gill e Brad Paisley. Tutte le altre apparizioni saranno rimandate invece a partire da febbraio 2012. Viene da domandarsi se oggi alcuni artisti (non solo country: hanno recentemente avuto simili problemi sia Adele che Rihanna che John Mayer) non spingano un pò troppo sul pedale del numero di esibizioni nell’ambito dei loro tour; se è vero che esso ovviamente determina uno stress vocale non indifferente rimane il fatto che quel numero oggi rappresenta un dato importantissimo poiché la parte più consistente dei guadagni della loro attività dipende dalle esibizioni dal vivo (si guadagna molto di più girando e cantando che vendendo dischi). Non dimentichiamo poi che uscire e cantare per un’ora e mezza su di un palco è solo la parte finale di una preparazione che, certo per loro ben remunerata, costa comunque fatica e preparazione. In ogni caso, auguri di pronta guarigione a Keith da CountrystateLine.

Altri record per la superstar Kenny Chesney aspettando i CMA Awards

Posted by CountryStateLine on 5th novembre 2011 in Home (News)

Per Kenny Chesney anche il 2011 è un anno da ricordare. Il suo ultimo album, “Hemingway’s Whiskey”, è stato infatti certificato album di platino dalla RIAA (Record Industry Association of America), vale a dire che l’album ha oltrepassato la soglia del milione di copie vendute. Ciò rende “Hemingway’s Whiskey”il decimo album di platino per la superstar Chesney. L’album ha generato 3 singoli schizzati alla posizione numero 1 della classifica country oltre a “You and Tequila”, in cui canta anche Grace Potter, che è stato certificato singolo d’oro (vale a dire con vendite che hanno raggiunto le 500mila copie) ed ha raggiunto la posizione numero 3 della classifica Top Country Songs. Questa pietra miliare si aggiunge alle numerose di cui Chesney si può vantare, inclusa quella relativa al suo “Goin’ Coastal Tour 2011” che è stato caratterizzato per essere il tour che ha realizzato le cifre più clamorose, avendo venduto nel suo complesso più di 1,3 milioni di biglietti. Nel corso delle oltre 60 date del tour, infatti, Kenny ha praticamente ovunque realizzato il tutto esaurito con orde di fan che si sono ammassate per acclamare il loro idolo country, inclusa la tappa storica di giugno al Lambeau Field di Green Bay (nel Wisconsin), in cui in uno stadio pieno in ogni ordine di posto ha fatto un ingresso che avrà fatto morire d’invidia Garth Brooks per non averci pensato prima lui (vedi), e quella al New Meadowlands Stadium che è stato in assoluto l’evento che ha realizzato il maggior numero di biglietti venduti nella storia degli stati di New York e New Jersey. Chesney ha pubblicato il mese scorso la roccheggiante e introspettiva “Reality” come quinto singolo del suo album e aspetta con ansia la serata del 9 novembre, quella dei CMA Awards, in cui egli è in lizza per ben 4 premi, incluso quello di “Canzone dell’Anno” e “Evento Musicale dell’Anno” per “You and Tequila”.

Brad Paisley: “Io e Carrie siamo come Conway Twitty e Loretta Lynn”

Posted by CountryStateLine on 5th novembre 2011 in Home (News)

Brad Paisley e Carry Underwood formano una bella squadra. Da una parte il loro grande successo “Remind Me” e dall’altra il loro impegno nella loro conduzione congiunta dei CMA Awards: è chiaro che questi due sanno bene come lavorare bene insieme. Entrambi riconoscono questo fatto e Paisley dice addirittura che egli vede un parallelo tra l’unione che caratterizzava Conway Twitty e Loretta Lynn e quello esistente tra lui e Carrie Underwood.
«Abbiamo una grande rispetto l’uno per l’altra, oltre ad avere un senso dell’umorismo molto simile ed è una grande cosa quando si trova» dice Brad «Penso che Conway e Loretta lo hanno scoperto a loro volta. Erano grandi amici che si resero conto che insieme potevano fare grande musica, e che quella loro condizione era una condizione unica ed una grande cosa da testimoniare. Penso che voi possiate rendervene conto da soli quando ci vedete.» Con l’avvicinarisi degli annuali 45esimi CMA Awards che avranno luogo settimana prossima, i fan sono sicuri che assisteranno alle tipiche scenette sul palco tra i due; ma oltre a questo, Brad dice che i fan possono aspettarsi più musica da loro in futuro.
«E’ probabile che non sia l’ultima volta che canteremo insieme. Almeno spero di no. So di certo una cosa però: faremo un paio di cosette alla serata dei CMA Awards, ma non saranno esattamente lo stesso tipo di canzone.»
Ricordo che i 45esimi CMA Awards si svolgeranno in diretta dalle Bridgestone Arena di Nashville il prossimo mercoledì 9 novembre, ripresi in diretta dalla ABC.