Taylor Swift, Speak Now World Tour – Mediolanum Forum (MI), 15.03.2011
L’esibizione di Taylor Swift ad Assago (Milano), lo scorso 15 marzo, è arrivata più o meno a metà del suo tour 2011 tra Asia ed Europa preceduto da una campagna promozionale pressoché inesistente (quanti manifesti avete visto in giro per la città? Quante volte l’avete sentita andare in radio?), fatti salvi i tam tam e gli aggiornamenti online che i fan non si sono risparmiati e qualche riga di presentazione sui maggiori quotidiani nazionali, in cui peraltro non sono mancate imprecisioni o classiche banalità derivanti – presumo – dalla necessità di dover scrivere di qualcosa che non si conosce e che non si è fatto lo sforzo di approfondire. Come sul Corriere della Sera, dove Matteo Cruccu il 15 marzo scrive che “Taylor non la vestono Dolce e Gabbana, ma gli empori da Main Street, con cappello da cowboy e stivali che non si fa mai mancare sul palco” (chissà su quali palchi li ha visti… di sicuro non compariranno mai su quello del Forum!). Ad ogni modo, fa riflettere che quando furono rese pubbliche le date europee di questo tour, lo scorso ottobre, Milano non era inserita nella lista. E fa riflettere anche che l’arrivo della cantante a Milano sia avvenuto solo nel primo pomeriggio dello stesso 15 marzo, come se avesse programmato giusto una “toccata e fuga” nel capoluogo lombardo, tra la data in Germania e quella in Francia; tant’è che il suo ufficio stampa mi ha negato un’intervista richiesta più di un mese prima a nome del mio giornale. Poco male, ad ogni modo la mia impressione riguardante gli effetti della scarsa promozione dell’evento è confermata anche sul piazzale del Mediolanum Forum mentre mi accingo ad entrare, quando mi si avvicinano orde di bagarini che mi propongono clamorose svendite di biglietti d’ingresso. Forse anche per questo Taylor può ritenersi più che soddisfatta degli esiti di questa prima ed unica tappa italiana: a fronte di un Forum non certo esaurito (l’anello di tribuna più alto non è stato neanche messo in vendita) ha infatti beneficiato del calore di un pubblico composto soprattutto da teenager, spesso accompagnate da genitori o fidanzati, che hanno in più di un’occasione dato l’impressione che l’arena fosse piena in ogni ordine di posto, tanto era l’effetto delle loro urla stile “Amici” di Maria de Filippi.
Chi ama come me la musica country sa che Taylor Swift con essa ha poco a che spartire (e non ho mai mancato di sottolinearlo su CountryStateLine). Chi mi conosce e chi legge questo blog sa però anche che non ho mai negato il talento di questa ragazza della Pennsylvania, che non investe solo la sua voce ma anche il modo in cui ella percepisce e gestisce la sua giovane età e il suo status di star, in un mondo dove è facile perdere la misura e il senso della realtà se si ha a che fare con i numeri da capogiro (20 milioni di album venduti, di cui 10 milioni solo nell’ultimo anno e mezzo, e 33 milioni di scaricamenti digitali da internet!) con i quali quest’artista ha avuto a che fare fin dai suoi esordi quasi 5 anni fa. D’altronde è anche vero che Taylor porta un grande rispetto per il mondo della musica country che l’ha lanciata, per i suoi artisti e per la sua storia. Nonostante la sua nascita musicale sia avvenuta a Nashville e il suo nome venga sempre associato a questo genere musicale, però, poco o niente di country è stato promozionato da Swift in giro per il mondo, e men che meno nella sua tappa milanese.
IL CONCERTO
Lo show di Swift, previsto con inizio alle ore 20.30, comincia con qualche minuto di ritardo dopo una breve esibizione della brava Emma Marrone (strategicamente invitata ad aprire lo spettacolo dell’americana, data la vicinanza anagrafica dei loro pubblici) ed annunciato dall’ingresso della sua band di otto elementi: Albert Wilson alla batteria, David Cook alle tastiere, Amos Heller al basso, Grant Mickelson, Michael Meadows e Paul Sidoti alle chitarre, Elizabeth Huett e Caitlan Evanson alle voci (ma alla bisogna Caitlan suonerà anche il violino). La scenografia di questo tour mondiale è stata concepita su due livelli collegati da una scala con un enorme schermo alle spalle che rimanda ora immagini del concerto, ora animazioni legate al tema della canzone cantata, ora dei testi. Un’estensione a “T” del palco si inoltra nel bel mezzo del parterre non numerato in cui si sono assiepati qualche centinaio di irriducibili (foto 2) che ben volentieri hanno fatto la fila ai cancelli letteralmente fin dall’alba pur di assicurarsi i primissimi posti in piedi là davanti e avere la speranza che Taylor tocchi loro la mano passando vicino.
Breve intro parlata, si materializza la sagoma della Swift in controluce davanti allo schermo ornato di giochi di luce a mo’ di sipario che si apre facendole fare la sua comparsa sul piano elevato del palco all’abbrivio di “Sparks Fly” mandando ovviamente in delirio il Forum: i suoi biondi capelli ricci sciolti sulle spalle, è cinta di un luccicante vestitino dorato con gonnellina tutto frangette e stivaletti di pelle nera. Subito a seguire, imbracciata una rossa chitarra elettrica, ecco arrivare “Mine”, il primo singolo estratto dal suo ultimo disco “Speak Now”, da cui il tour prende il nome, che nel corso dello show sarà consistentemente promozionato. Sul palco Taylor non è affatto intimidita: ormai avvezza agli spettacoli dal vivo, al termine della canzone si ferma a prendere la sua prima massiccia dose di appalusi rendendosi conto del fatto che di fan al Forum, nonostante tutto, ne sono arrivati davvero tanti.
«Buonasera Milano!» esordisce in un imperfetto ma molto comprensibile italiano per poi proseguire il resto in inglese: «Benvenuti allo Speak Now World Tour» accoglie a braccia aperte il suo pubblico «Io sono Taylor. Questo è in realtà il mio primo concerto di sempre in Italia! Sono così contenta di vedere le vostre bellissime facce, grazie mille per essere venuti stasera!». In sottofondo parte l’intro di “The Story of Us” mentre lei spiega i temi che la ispirano di più quando scrive le sue canzoni, vale a dire amore, crepacuore, poi amore e ancora crepacuore (non mi stupisco: ci ha scritto tutti e tre i suoi album su questi temi…) e poi dice: «una delle cose che mi avete insegnato è che a prescindere dal paese in cui si vive e dal linguaggio che si parla l’esperienza che si fa di amore e crepacuore è più o meno sempre la stessa, non pensate? E un’altra cosa… non importa cosa l’amore e i crepacuore ti fanno perché alla fine andrà tutto bene… Perché stasera siamo qui per cantare, per ballare e per saltare su e giù insieme ai miei più cari amici qui in Italia… Ho una domanda per voi: siete pronti?» e nelle urla generali l’intro lascia il posto alla canzone vera e propria, durante cui Taylor salta balla e scherza con il suo chitarrista Grant Mickelson. Dopo un perfettamente pronunciato “grazie!” Taylor si avvicina ad un bianco pianoforte a coda che nel frattempo è stato sistemato a centro palco; mentre ci si accomoda Taylor racconta: «Sapete… ho scritto canzoni riguardo cose tipo bruciare le foto dei miei ex fidanzati, in cui ho narrato delle volte in cui sono stata presa in giro dall’amore… E ho anche scritto canzoni in cui ho parlato delle volte in cui sono stata ferita dall’amore … Un giorno però mi sono resa conto che avevo perso l’amore. E ho scritto una canzone per chiedergli scusa …» E’ il preludio a “Back To December”, lento brano in cui appunto Taylor ricorda con rimpianto un amore a cui ha detto no mentre il mega schermo alle sue spalle diventa in bianco e nero. Poi è il turno di un’altra scatenata canzone, “Better Than Revenge”, aiutata dalle coriste Elizabeth Huett e Caitlan Evanson mentre sul finale Grant Mickelson e Paul Sidoti allungano il fading out con dei notevoli assoli di chitarra elettrica nell’attesa del primo cambio d’abito di Taylor. Che torna in scena sul piano rialzato del palco per cantare e ballare la divertente “Speak Now” con un abitino azzurro, capelli raccolti a coda di cavallo, scarpine con tacco e guanti bianchi affiancata dalle coriste in abito rosa e guanti bianchi mentre la voce di uno speaker radiofonico americano stile Grand Ole Opry la annuncia e la scenografia a schermo rimanda agli anni ’60 con immagini dal vivo in color seppia alternate ad altre d’ambiente (un disco 45 giri, un jukebox tipo wurlitzer…).
Dal piano rialzato scende sul palco principale per poi a sorpresa, tra le grida impazzite dei fan, puntare una volta terminata la canzone al parterre, circondata da un cordone di sicurezza; dopo aver percorso il lato esterno dello stesso (foto 11, 12 e 13), con in sottofondo ancora le note di “Speak Now”, sale su un palchetto situato proprio dalla parte opposta, dietro il mixer. E’ un segno di educazione e di rispetto con il quale Taylor fa capire di voler stare vicino a tutti, anche a quelli che fisicamente si trovano lontani dal palco principale. Noto che non indossa più i guanti bianchi e mi chiedo che fine abbiano fatto: forse sono diventati un trofeo-ricordo per qualche fortunato cui l’artista li ha regalati durante la breve passeggiata tra i due palchi. «Grazie!» ripete ancora l’americana accomodandosi sullo sgabello mentre le passano il suo ukulele. «Di solito con questo ci suono le canzoni felici… E non penso che esista nessuna sensazione che sia ugualmente felice come quella che provi quando ti innamori per la prima volta. E’ come se fossi senza paura…» . Senza paura, fearless, come il titolo della canzone che segue (foto 14 e 15), eseguita sostanzialmente acustica anche se con un accompagnamento discreto della band in sottofondo (soprattutto il basso). Al termine, scroscianti applausi per la bella versione che inducono Taylor a soffermarsi a riflettere su questo davvero affettuoso pubblico e ad esclamare in un accattivante italiano «Vi amo Milano!».
«Ho imparato diverse lezioni nella mia vita» dice dopo aver lasciato l’ukulele ed imbracciato la chitarra acustica «e penso che la lezione più dura che puoi mai imparare è che di imparare non si finisce mai. Perché qualche volta mi sento ancora come se stessi imparando delle lezioni che imparai per la prima volta quando avevo quindici anni…». Quindici, in inglese fifteen, che è il titolo di un altro suo singolo di successo, tratto dal suo omonimo secondo album, che comincia con un altro ennesimo boato del pubblico mentre la band torna ad accompagnarla a pieno regime.
«Milano, se vi chiedessi di cantare con me la prossima canzone tutti insieme più forte che potete, lo fareste? Bene, perché ve lo sto chiedendo..» e via con “You Belong With Me”. Qui la sicurezza si ridispone pronta ad accoglierla di nuovo perché all’inizio della seconda strofa Taylor scende dal palchetto sui cui ha cantato gli ultimi tre brani (uno per ogni lato delle tribune, girando di volta in volta di 45 gradi su se stessa: anche questo è segno di attenzione per il suo pubblico) e attraversando il lato opposto del parterre rispetto al quale era arrivata lì torna sul palco principale, tra mani che si allungano tentando di toccarla e lei che cerca dove può di rendersi disponibile stando attenta però a non concedersi troppo. Appena in tempo per chiudere il pezzo scaldando ancora di più “questo bellissimo pubblico italiano”, come lei stessa lo definisce. Visto che si è convinta che anche questi suoi fan hanno imparato pressoché tutta la sua discografia a memoria lascia che il forum canti per lei il ritornello di chiusura. Io credo che Taylor non fosse così sicura che il responso di questo pubblico sarebbe stato così buono ed infatti sul grande schermo in questo momento il suo labbiale è eloquente: «Oh my god…», oh mio dio. E chi se lo aspettava, penserà, mentre guarda le centinaia di spettatori attorno a lei che non smettono di applaudirla e di urlare entusiasti.
Il palco si riempie di fumo per l’interpretazione di “Dear John”, un’altra storia di rimpianti d’amore e di tardive prese di coscienza raccontata di nuovo con l’ausilio di animazioni sul grande schermo. Lo show è ormai in dirittura d’arrivo. Caitlan Evanson si fa avanti sul palco per introdurre con il suo violino la penultima canzone della scaletta, “Enchanted”, di cui suona una intro sufficientemente lunga per permettere a Swift un secondo cambio d’abito. Mentre il fumo continua ad invadere copiosamente la scena, Taylor fa infatti il suo ingresso salendo da una botola sul piano rialzato del palco, capelli di nuovo sciolti sulle spalle, vestita con un corpetto di strass e lustrini ed una gonna bianca che nel crescendo finale del brano, giunta sul palco principale, strapperà via rivelando un vestitino corto a gonnellina. Per “Long Live” imbraccia la sua chitarra acustica – rivestita di lustrini anch’essa – e ringrazia ancora il pubblico: «Grazie mille… Questo è il nostro primo concerto in Italia e siete stati davvero magnifici con noi!» appare di nuovo davvero emozionata «Di sicuro ci avete fatti sentire come a casa, grazie mille!» Ad uno ad uno i membri della sua band le si affiancano mentre vengono presentati al pubblico. A parte il batterista David Cook, gli altri 7 (famosi col nome di “The Agency”) sono musicisti con cui Taylor ha un grande affiatamento avendoli utilizzati oltreché in tour anche in studio di registrazione sia per “Fearless” che per “Speak Now”. Ma anche Cook ha fatto la sua egregia figura in questa tappa di Milano. Dopo “Long Live” sul palco cala il buio ma è ovvio che il pubblico non li lascerà andare senza almeno un bis, che arriva dopo pochi minuti di applausi e incitamenti con l’ultimissima canzone, “Love Story”. Taylor ha cambiato di nuovo abito (completino bianco con gonnellino a coste). Con le ultime passarelle sul palco vicino al pubblico ormai ebbro di lei, Taylor stringe le mani delle prime file fino all’apoteosi finale con gigantesche stelle filanti che vengono lanciate da alcuni cannoni ad aria compressa. La cantante sale poi sul piano rialzato del palco per sparire nella botola che l’aveva portata poco prima all’esterno per cantare “Enchanted” mentre un drappo colorato viene sollevato davanti a lei dando l’impressione visiva che esso la porti via con sé.
Finisce così il primo concerto di Taylor Swift in Italia. Meno di un’ora e mezza di spettacolo perfettamente funzionante e funzionale, sapientemente preparato ed ormai rodato da quasi un mese e mezzo di repliche in giro per Asia e mezza Europa.
Taylor ci sa fare, questo è indubbio. Riesce dal vivo a stabilire con il suo pubblico un feeling davvero raro, che non deriva solo dalla vicinanza anagrafica ma anche dall’anima di una cantante che sente quello che suona, che canta di cose che sa. Padroneggia bene il mezzo televisivo (ammicca spesso alle telecamere che riprendono lo show), conosce le pause dello spettacolo, è una brava intrattenitrice, è molto carina ed ha una gran bella voce. In sostanza devo ammettere che mi sono divertito. Non so verso quali lidi musicali Taylor Swift sarà diretta tra qualche anno; ma di certo so che se resterà fedele a questo spirito, con il rispetto per i suoi fan che ha fin qui dimostrato, se la sua sensibilità artistica e musicale si evolverà con l’età (non me la immaginerei a cantare ancora di primi amori e primi baci fra vent’anni – augurandole di essere ancora sulle scene) al Forum ho assistito al concerto di una stella di prima grandezza. Country o meno che sia.
M.A.
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