Archive for agosto, 2014

Ma la musica country tradizionale sopravvive ancora oppure no?

Posted by CountryStateLine on 21st agosto 2014 in Home (News)

L’annosa questione sulla (presunta) morte della musica country tradizionale fa sempre capolino prima o poi sui giornali e sulle riviste americane. Ultimamente una delle voci più autorevoli in materia è stato sicuramente Alan Jackson, vero e proprio anello di congiunzione tra passato e presente in fatto di tradizione. Il quale, intervistato in proposito dal Baltimore Sun, ha dichiarato con una certa rassegnazione che «la battaglia tra country e pop è stata sempre una costante in questi anni e non penso che le cose cambieranno in futuro. Quello che mi rende triste in proposito è che la vera country music, quella legata alle radici, potrebbe davvero essere morta e non so se tornerà mai ad affacciarsi sulle radio di oggi. Sulla maggior parte delle radio che vanno oggi per la maggiore la musica country non si sente per niente». Poi ha specificato: «Non é che sono contro tutto ciò che di musicale c’è là fuori in questo momento. C’è della musica davvero buona, degli autori di talento e dei cantanti davvero bravi. Ma non è più roba country».
Ad ogni modo una cosa è indiscutibile: la musica country da molto tempo non era commercialmente così forte come in questi ultimi due anni. Le cifre stratosferiche vendute ancora una volta con il suo “Red” da Taylor Swift, che è arrivata a dominare la scena musicale mondiale, e Florida Georgia Line, praticamente sconosciuti un anno fa, per esempio, lo testimoniano ancora una volta. Florida Georgia Line, in particolare, oggi possono dire di essersi esibiti nelle maggiori strutture degli Stati Uniti aprendo i concerti di big quali Jason Aldean o Luke Bryan. Dall’ anonimato, con il primo singolo del loro disco d’esordio, “Cruise”, è arrivata infatti la popolarità che ha permesso loro di schiantare le classifiche di vendita e a ottobre è attesa l’uscita del loro secondo album che potrebbe definitivamente consacrarli o distruggerli (discograficamente parlando).
Il rischio che la musica country stia o meno perdendo la sua identità è per certi aspetti reale. Ma l’identità è sempre stata legata al momento storico e quindi ritengo che quello che sta accadendo oggi sia la stessa cosa che accadde negli anni ’60 quando Patsy Cline irruppe sulla scena musicale con i suoi strumenti a corda oppure quando, ad esempio, negli anni ’80 Alabama, Kenny Rogers e Ronnie Milsap sperimentarono una musica fino ad allora mai ascoltata, piena di elementi musicali mai usati prima nel country. Gli esempi sarebbero numerosi ed ognuno di voi ne avrebbe sicuramente da portare. Di certo la musica suonata oggi dalla gran parte dei nuovi artisti di successo non è (e non vuole essere!) una versione abbellita di classici del tempo che furono ma è evoluzione e prosieguo. Piaccia o no. Questa nuova musica country è basata su tipi completamente diversi di melodie con ritmi dai quali si evince che i fondamentali della musica country tradizionale sono quasi del tutto spariti, sostituiti da ritornelli arrangiati più pesantemente che nulla hanno a che fare con le origini del genere. Di certo questo è anche in parte il motivo del grande successo di questa musica che “trascende” e acchiappa anche chi la musica country non sa neanche cosa sia (fosse). Come sappiamo il tempo passa, le cose cambiano e non si può ragionevolmente attendersi che le nuove generazioni ascoltino lo stesso tipo di musica che era ascoltata dai propri genitori o dai propri nonni. In secondo luogo anche internet sta contribuendo a cambiare lo stato dell’arte: oggi chiunque, sia che viva in una grande metropoli sia nel più sperduto paesino dell’Arizona, grazie ai social network e ai canali di condivisione, può ascoltare qualsiasi genere di musica mentre il confine tra un genere e l’altro diventa inevitabilmente sempre più labile.
Nondimeno anche la cultura è cambiata. La musica country, quella delle origini, era la musica dei contadini, degli allevatori, dei cowboy, qualche volta degli operai. Si cantava di una vita vera e quella vita era dura, difficile e per questo più spesso che no i temi cantati riguardavano rimpianti, ricordi, fatti accaduti o sperati (un raccolto perso, la morte di un cowboy o di un cavallo, la sera in paese, l’amore eterno di una donna). Oggi, eccezion fatta per le più sperdute piccole e ancora rurali zone della provincia americana, la cultura sta segnando un sempre più marcato allontanamento dalla concezione della fattoria a conduzione familiare e proprio questo allontanamento pare essere ora il paradigma alla base dei temi e dei soggetti delle canzoni country contemporanee. Così si parla ancora di vita “vera” ma la vita vera ora è fare baldoria fino al mattino in compagnia, girare con l’auto o il camion nuovi per farsi vedere dagli amici o cantare della libertà di fare quello che si vuole.
Ma il country “vero” c’è ancora, là fuori; basta andarlo a cercare senza accettare supinamente quello che i circuiti radiofonici e i canali tradizionali di massa propinano. Ci sono artisti e ci sono autori che ancora incarnano e portano avanti la tradizione, facendo felici chi – come me – è convinto che non ci sia musica country dove non si senta suonare una pedal steel (o tutt’al più una steel) guitar o un violino. Con buona pace, per quanto mi riguarda, dei country-rockettari moderni.

M.A.

Brad Paisley e Carry Underwood di nuovo sul palco per condurre i CMA Awards 2014

Posted by CountryStateLine on 7th agosto 2014 in Home (News)

Per Brad Paisley e Carrie Underwood non c’è crisi del settimo anno. Saranno infatti ancora loro a condurre a novembre sulla ABC i 48esimi CMA Awards dalla Bridgestone Arena di Nashville. E’ dal 2008 che i due cantano, ridono, scherzano, ballano insieme sul palco realizzando uno dei migliori spettacoli in assoluto da che c’è la diretta televisiva. «Carrie e Brad sono stati davvero una bella scoperta come coppia di presentatori» ha detto l’amministratore delegato della CMA Sarah Trahern subito dopo la conferenza stampa di presentazione della serata «Hanno degli impeccabili tempi comici, possiedono credibilità a livello commerciale, consenso da parte della critica e un loro particolare rapporto personale che li rendono popolari ai nostri spettatori e agli ospiti presenti in sala. Siamo onorati di averli ancora come presentatori della “notte più grande della musica country” (come la serata viene definita, ndr)».
«Nel corso degli anni c’è stata una evoluzione del nostro essere conduttori dello show – cosa va bene, cosa non funziona, con cosa ci sentiamo a nostro agio e adoriamo far parte di questa squadra di creativi» ha detto Underwood «Sentiamo la responsabilità di ciò che questa grande notte rappresenta per la nostra comunità musicale, per i nostri amici musicisti e per gli spettatori a casa.» «E poi» ha aggiunto Paisley «adesso siamo arrivati anche a scrivere noi stessi alcune delle gag che recitiamo nel corso della diretta ogni anno. Mi sa che quest’anno per la prima volta dovremo pagare una tassa al sindacato».
Le 12 candidature finali per la serata del 5 novembre verranno annunciate all’inizio del mese prossimo.
M.A.

 

 

 

 

Il tour mondiale di Garth Brooks parte il prossimo 4 settembre dall’Illinois. In Europa dal 2017.

Posted by CountryStateLine on 7th agosto 2014 in Home (News)

Rosemont, Illinois, a due passi da Chicago. E’ da qui, il prossimo 4 settembre, che comincia l’avventura del nuovo pluriennale tour mondiale di Garth Brooks (nella foto Getty Images) dopo la delusione della mancata prova generale dei cinque show “di prova” al Croke Park Stadium di Dublino in Irlanda dello scorso mese di luglio. Inizialmente programmata per una sola data, la cittadina di Rosemont (situata nella stessa contea di Chicago, la contea di Cook di “BluesBrotheriana” memoria) ha visto invece salire fino a nove gli spettacoli previsti: 4-5-6-11-12-13 e 14 con doppio spettacolo (uno pomeridiano ed uno serale) nelle date del 6 e del 13. In ciascuno dei concerti ci sarà anche Trisha Yearwood. Garth torna all’All State Arena di Rosemont dopo 17 anni e schianta il record di vendite di biglietti di allora quando, all’apice del suo successo (era il 1997) aveva venduto quasi 142mila biglietti.
Brooks ha deciso di comunicare volta per volta date e luoghi di esibizione quindi non si sa nulla di più in merito al resto del tour. Dopo Rosemont si sa solo che dirigerà alla Philip Arena di Atlanta, in Georgia, che sarà la sede della seconda tappa del suo tour. Data prevista: 19 settembre. La star torna ad Atlanta, profondo sud americano,  dopo 18 anni e i biglietti per questo evento andranno in vendita a partire da domani (mentre la prevendita per i nove spettacoli in Illinois è già aperta e ben pochi sono i posti rimasti disponibili…).
Una fonte certa mi ha confermato (se ve lo steste per caso chiedendo) che non rivedremo Garth in Europa per lunghissimo tempo. Dal che si presume che la parte europea del tour mondiale sarà quella conclusiva, vale a dire quella che si svolgerà nell’autunno del 2017. Lunga attesa quindi per i fan del vecchio continente che non avranno voglia o possibilità di volare negli Usa.
M.A.

AGGIORNAMENTO: Garth ha aggiunto nuove date per Atlanta! Lo stesso 19 settembre ci sarà un secondo spettacolo serale (il primo è pomeridiano). Il 20 ancora doppio spettacolo pomeridiano e serale. Poi altre tre date con un solo concerto serale nelle date del 21, 22 e 27 settembre.

Garth Brooks, Dublino e quel pasticciaccio brutto del Croke Park Stadium… Raccontatemi!

Posted by CountryStateLine on 4th agosto 2014 in Home (News)

Se fossi uno di coloro i quali avevano acquistato il biglietto per uno dei concerti di Garth Brooks che avrebbero dovuto tenersi  il mese scorso a Dublino, in Irlanda, sarei ancora incazzato nero. Perché a ben riflettere, qualcuno un giorno mi dovrà spiegare con quale faccia si può cancellare una stringa di 5 concerti da tutto esaurito a 17 giorni dal primo lasciando a casa più di 400mila fan, entusiasti perché si trattava del ritorno sulle scene della loro star country preferita dopo 14 anni di assenza. Sono certo che nessuno tra di voi – che probabilmente ha ancora in mano il biglietto acquistato aspettando di conoscere l’esatta procedura da seguire per il rimborso – riesce a trovare una spiegazione convincente; così come sono convinto che non riuscirebbe a trovarla uno qualsiasi dei responsabili della Aiken Promotions, che all’inizio dell’anno scorso fu incaricata dal management di Garth Brooks di organizzare la sua prima “uscita ufficiale” a Dublino dopo la clausura discografica in cui il nostro si era confinato nel 2000.
Per quei due o tre che ancora non sapessero l’accaduto, tenterò una rapida sintesi. A gennaio 2013 furono annunciate le prima due date presso il Croke Park Stadium, il 25 e il 26 luglio (tenete presente che, contrariamente a quanto lasciato intendere prima, le esibizioni irlandesi nulla avevano a che fare con il Tour Mondiale, che comincerà negli Stati Uniti il mese prossimo). Quando il 30 gennaio furono aperte le prevendite bastarono un paio d’ore per esaurire la disponibilità. A inizio febbraio ne fu aggiunta una terza che “bruciò” subito tutti i biglietti. Il 6 febbraio alle 9 la Aiken si affrettò allora ad aggiungerne una quarta, per il 28 luglio, che andò “sold-out” in meno di un’ora. Nella stessa giornata ne arrivò una quinta (per martedì 29 luglio), che vide la stessa sorte. Più di quattrocentomila biglietti venduti in una settimana. Un record, sia per il Croke Park che per Garth Brooks.
A fine giugno cominciò a circolare la voce che i cinque concerti fossero a rischio (senza ben capire perché…); voci che a inizio luglio diventarono tragica conferma. Il motivo? Il City Council di Dublino, quello che potrebbe essere considerato come il nostro Municipio, stabilì in buona sostanza che non erano state rispettate le regole e le tempistiche necessarie per la formale richiesta di cinque date consecutive al Croke Park e che conseguentemente il Municipio era obbligato, in base ai Regolamenti esistenti, a rifiutarne due e precisamente le ultime. Questo anche a causa di una petizione che era stata presentata dai cittadini del quartiere nel quale è inserito lo stadio in cui essi protestavano ufficialmente per il fatto che cinque date consecutive, di cui le ultime due in giorni feriali, avrebbero sottoposto la cittadinanza ad uno stress acustico ed emotivo non indifferente. Seguirono un paio di giorni di “botta e risposta” diplomatici (in cui ciascuno affermava di avere la ragione dalla propria parte) fino a che, martedì 8 luglio, dopo che lo stesso Garth Brooks aveva affermato che «o si fanno tutti i concerti o non se ne fa nessuno», arrivò la comunicazione ufficiale da entrambe le parti: i concerti erano tutti annullati e si dava il via al rimborso dei biglietti.
Un pasticciaccio proprio brutto.
Qualcuno di voi aveva acquistato un biglietto? Avete voglia di raccontarmi le vostre emozioni e il vostro stato d’animo a riguardo? Se volete, ospiterò volentieri il vostro sfogo.
M.A.