Archive for settembre, 2012

L’ultima cavalcata: George Strait ha annunciato il tour finale

Posted by CountryStateLine on 27th settembre 2012 in Home (News)

…And this is where the cowboy rides away… qui è dove il cowboy cavalcando se ne va… Come cantava in un suo vecchio successo di quasi trent’anni fa, quello che esegue sempre in chiusura di ogni suo concerto (e che cantò anche in onore dell’ex presidente americano George Bush durante il suo ultimo weekend a Camp David prima di cedere il posto a Bill Clinton), George Strait (nella foto a destra Larry McCormack/The Tennessean) ha deciso che quel momento per lui sta davvero per avvicinarsi. E’ la notizia del giorno, che è deflagrata ieri pomeriggio attraverso la rete subito dopo la sua conferenza stampa, tenuta presso la Country Music Hall of Fame and Museum di Nashville: King George ha deciso che il 2013 e il 2014 saranno gli ultimi due anni di tour in giro per gli States (in 30 anni di show dal vivo non ha mai fatto un concerto al di fuori del territorio americano) in cui suonerà 41 concerti – la maggior parte dei quali nelle più grandi arene del paese – e dopo i quali comunque non smetterà di incidere nuova musica (comincerà a ottobre a lavorare sul nuovo album) ed occasionalmente esibirsi, se deciderà di farlo. Ma niente più tour. Entrato e uscito accompagnato da due standing ovation, Strait ha parlato con tono pacato ma molto emozionato. «Non pensate che mi stia ritirando, perché non è così» ha detto Strait nel corso della conferenza stampa «farò ancora dischi, almeno finché Mike [Dungan, presidente ed amministratore della Universal Music Group Nashville, ndr] mi permetterà di farlo. E continuerò a scrivere. Dopo i prossimi due anni, finito di girare per concerti, se saltasse fuori qualche evento speciale che avrò voglia di fare, lo farò.»
Il tour, che si chiamerà “The Cowboy Rides away, 2013-2014”, comincerà il 18 gennaio 2013 a Lubbock, terminando il 1° giugno a San Antonio (entrambe città del Texas) e per tutte le date del prossimo anno Strait ha chiesto a Martina McBride – presente ella stessa alla conferenza stampa – di aprire per lui. Offerta che Martina ha accettato con onore. «Ho la possibilità di gustarmi 21 concerti di George Strait» ha detto «e dopo ogni mio set accomodarmi a bere del buon vino con Norma [la moglie di George Strait, ndr]». Le sorprese non sono finite perché è prevista la presenza di ospiti d’eccezione (ancora mistero sulle loro identità, a parte quella della Randy Rogers Band per la chiusura di giugno) in diverse località del tour, che per il 2013 non prevede Nashville nell’elenco (al momento in Tennessee previste solo le date di Knoxville, più quella di Lexington, in Kentucky, rispettivamente l’1 ed il 2 marzo 2013). Le date del 2014 verranno comunicate in seguito.
George Strait (a destra nella foto Erich Schleger/AP), 61 anni il prossimo 18 maggio, forse la star per eccellenza della musica country neo-tradizionalista con i piedi più saldi nella tradizione, ha collezionato più numeri uno di qualsiasi altro artista in qualsiasi altro genere musicale (59, per l’esattezza). Solo Eddy Arnold, morto 4 anni fa, ha al suo attivo più top ten country di lui (92). Le cifre che riguardano King George sono davvero impressionanti: 70 milioni di album venduti solo negli Stati Uniti, dei quali 33 hanno venduto più di un milione di copie ciascuno e 24 si sono tutti piazzati al primo posto delle classifiche di vendita. Secondo la Record Industry Association of America egli è il dodicesimo artista di tutti i tempi in fatto di vendite.
Si capisce che ci stava pensando da un po’. Tornando alla conferenza stampa di ieri, Strait ha affermato di voler dedicare più tempo a suo nipote, al golf e a pescare. «Avevo già in mente che quando avessi compiuto 60 anni sarebbe stato il tempo di cominciare a pensare a smettere di girare per tour. Comincio a mal sopportare la parte frenetica di essere in tour, di girare con il mio bus… Sono 30 anni che lo faccio e l’ho amato da impazzire, ma sento che è arrivato il momento per me di provare qualche altra cosa… Di sicuro mi mancherà, come potrebbe non mancarmi dopo averlo fatto per così tanto tempo… Ma non voglio aspettare di arrivare a programmare tournée dove esco sul palco e nessuno è venuto a vedermi.» Difficile pensare che una cosa del genere potrebbe mai accadere, dato che nella sua carriera, stando a quanto calcolato dal sito Pollstar, re George ha venduto dal 1999 ben 4,3 milioni di biglietti per i suoi concerti, con una media a data di più di 18mila paganti. «Preferisco» ha proseguito «cogliere il momento che mi pare giusto piuttosto che proseguire così tanto da lasciare che qualcosa del genere possa capitare. Penso di avere preso la decisione più giusta, almeno lo spero. Solo il tempo mi saprà dare la risposta. Nel 2016 potrei dire “che cretino!” e in questo caso riconsiderare la mia scelta. Ma in questo preciso momento sono piuttosto certo che non lo farò.»
Mr. Strait ha poi ricordato con particolare emozione la sua esibizione del 1984 all’Astrodome di Houston, in occasione dello Houston Rodeo, quando gli fu chiesto di sostituire all’ultimo momento proprio Eddie Rabbit che aveva avuto un attacco improvviso di laringite e non poteva cantare: «Per me fu un colpo di fortuna». Poi con altrettanto affetto ricorda le sue aperture per Willie Nelson nei suoi primi anni di tour: «Aprii per Willie ad una fiera in un’occasione, eravamo proprio a metà della mia esibizione e il pubblico comincia a scalmanarsi e io pensai “Accidenti, alla gente piace proprio questa roba” poi mi giro e vedo che si stava avvicinando il bus di Willie…». E’ ormai una vita che Strait non apre per nessuno e contemporaneamente una miriade di artisti ha aperto per lui nel corso degli anni, da quando il suo nome è il primo in cartellone. Ciononostante ha detto di provare ancora qualche volta l’indescrivibile sensazione che si prova quando sali le scale che ti portano al palco. «E’ sconvolgente sentire quella energia. Tre anni fa abbiamo suonato nella mia città, San Antonio, per 55mila persone all’Alamodrome ed uscire là fuori con una folla del genere ti spaventa e ti eccita allo stesso tempo… Ci sono così tante emozioni che si scatenano in questi frangenti… Divento ancora nervoso per queste cose almeno fino a quando non canto le prime due canzoni. Poi mi calmo. Se dovessi tentare di descrivere l’emozione, è come una grossa scarica elettrica proprio sopra di te.»

George Strait non ha tradito il suo stile e la sua classe neanche in questa occasione: in una carriera ultra trentennale (il suo esordio nel 1981 con l’album “Strait Country”) ha propugnato un country generoso in violini e pedal steel e molto molto parco di assoli di chitarre elettriche e carichi rock. Laddove la musica country moderna tende sempre di più alla esplosione e alle urla Strait ha sempre posto l’accento sulla moderazione e sulla sicurezza di un genere musicale e una moltitudine di fan (Garth Brooks in testa, che dichiarò fin dal suo esordio di essersi innamorato della country music dopo aver ascoltato in radio la sua “Unwound”) che gli hanno sempre dichiarato amore e incondizionata fiducia, facendo dell’uscita di ogni suo disco un successo preannunciato. Non è un caso che per 31 anni, senza soluzione di continuità, egli abbia sempre piazzato  in classifica almeno una sua canzone nella Top Ten e che abbia affascinato e ispirato decine e decine di artisti country, alcuni dei quali lo hanno voluto omaggiare in un video-tributo composto a sorpresa per l’occasione e trasmesso prima della conferenza stampa al Ford Theatre: Taylor Swift, Jamey Johnson, Ronnie Dunn («Io volevo essere George Strait!»), Kenny Chesney, Reba…
Il suo produttore di lunga data, Louis Messina, ha detto che se non fosse stato per George Strait egli non sarebbe stato quello che è: «Mi ha insegnato come trattare e rispettare un artista!» Un’icona country tanto più affascinante quanto più – con rara convinzione – egli è rimasto in tutti questi anni sostanzialmente lontano dai riflettori più di quanto non fosse necessario (ma mai lontano dai suoi fan!), lontano da internet e lontano dalla stampa e dalla televisione (le interviste che ha concesso negli anni si contano sulla punta delle dita), accreditando con estrema autorevolezza la sua figura di cowboy, cantante e padre di famiglia dalla vita privata inviolabile. Qualità molto più che rare al giorno d’oggi, che fanno di George Strait un’istituzione e un artista senza precedenti. E forse senza veri eredi. Che – probabilmente – è la cosa più preoccupante.
M.A.

Cliccare QUI per vedere le date del Cowboy Rides Away Tour 2013 e per le modalità di acquisto

Bluegrass Music Awards 2012: domani a Nashville proclamati i vincitori

Posted by CountryStateLine on 26th settembre 2012 in Home (News)

Domani è la grande giornata degli International Bluegrass Music Awards 2012, che avranno luogo sul palco dello storico Ryman Theater di Nashville, trasmessi via radio sul canale satellitare Sirius XM (Bluegrass Junction, Canale 14) e a più di 300 stazione locali e 14 network esteri grazie alla presenza dei numerosissimi sponsor (Compass Records, ArtistWorks Academy of Bluegrass, Deering Banjos, BMI, International Bluegrass Music Museum, BluegrassToday.com e 650 WSM AM naturalmente). Gli eterni favoriti Russell Moore & IIIrd Tyme Out (nella foto sopra) guidano le nomination in nove categorie sia come band che nelle candidature individuali. Sono seguiti a ruota da Alison Krauss & Union Station con otto nomination, e Blue Highway e The Boxcars con sette ciascuno. Russell Moore & IIIrd Tyme Out hanno acchiappato le nomination come Intrattenitori dell’Anno e Gruppo Vocale, oltre che per la categoria Instrumental Performance (grazie alla loro magistrale esecuzione del classico “Carroll County Blues”) e per quella Canzone dell’Anno (“Pretty Little Girl From Galax”, scritta da Milan Miller). Entrambe la canzoni sono tratte dal loro ultimo disco “Pryme Tyme”, quindicesimo album di questa strepitosa band nata agli inizi degli anni ’90, che è anche in lizza per Album dell’Anno. Wayne Benson è candidato al premio come miglior mandolinista e Moore per quello di Miglior Vocalista Maschile (un premio che ha già vinto nel 1994, nel 1997, nel 2010 e nel 2011). Moore ha anche ricevuto la nomination per la categoria “Gospel Recorded Performance” e “Recorded Event of the Year” per “Beyond The Sunset” un brano da applausi a scena aperta che egli ha inciso dal vivo con Lawson, Jamie Dailey (del duo Dailey & Vincent) e Josh Swift.
Da soli e come un unico gruppo, i membri della band Alison Krauss & Union Station (foto a destra) hanno ricevuto otto nomination, incluse quelle per le categorie “Intrattenitore dell’Anno”, “Canzone dell’Anno” (per la loro reinterpretazione della hit di Peter Rowan “Dust Bowl Children”) e “Album dell’Anno” (per l’autoprodotto “Paper Airplane” pubblicato con Rounder Records). Krauss e Dan Tyminski si sono aggiudicati le candidature per vocalista femminile e maschile dell’anno, mentre candidature per la loro maestria nel suonare i loro strumenti sono andati a Ron Block (banjo), al mitico Jerry Douglas (Dobro) e a Barry Bales (basso).
Sette nomination ai Blue Highway sulla scia del loro nuovo album “Sounds of Home” per la Rounder, incluse quelle per gruppo strumentale e vocale dell’anno mentre lo stesso disco è candidato come album dell’anno e l’omonimo brano (scritto da Shawn Lee) come canzone dell’anno. La candidatura per la categoria “Instrumental Recorded Performance of the year” è arrivata per la inarrivabile interpretazione di “Roaring Creek” di Jason Burleson. Rob Ickes, dobroista dell’anno dal 2006 e vincitore per ben 13 volte di questo premio, si è guadagnato un’altra candidatura proprio per “Roaring Creek”, oltre che per la versione dal vivo di “Manzanita”, un brano che è stato pubblicato sul disco “Life Goes On”.
Dopo aver portato a casa l’anno scorso il premio come artisti emergenti dell’anno, The Boxcars hanno ricevuto un totale di sette candidature (tra quelle di gruppo e quelle individuali) per questa edizione 2012. Sono stati infatti nominati nelle categorie “Gruppo Strumentale”, “Album dell’Anno” (per “All In”) e “Performance Strumentale” (“That’s What She Said” di Adam Steffey, autore). Come strumentisti, si sono guadagnati la nomination per “Miglior banjoista” e “Miglior violinista” (Ron Stewart, ancora oggi l’unico musicista nella storia della IBMA ad aver già vinto in passato, grazie alla sua abilità, premi in entrambe le categorie sopra citate) nonché “Miglior Mandolinista” (Adam Steffey). Stewart ha ricevuto anche una candidatura nella categoria “Recorded Event of The year” per “Life Goes On”.
Gli International Bluegrass Music Awards sono la punta di diamante della cosiddetta “World of Bluegrass Week” (la settimana del mondo bluegrass) , che si è aperta a Nashville lo scorso 24 settembre e che durerà fino a domenica prossima, e che include anche la IBMA Business Conference e il Bluegrass Fan Fest.

Per l’elenco completo delle candidature cliccate QUI.

Josh Turner doppiamente platino!

Posted by CountryStateLine on 26th settembre 2012 in Home (News)

Per Josh Turner è venuto il momento di fare un pò di spazio alle pareti, perchè un pò di targhe si sono recentemente aggiunte a quelle già in suo possesso. Sto parlando di quelle ricevute per le sue canzoni “Your Man” e “Would You Go With Me”, che sono state entrambe certificate singoli di platino avendo raggiunto la fatidica soglia del milione di copie vendute (come sempre la certificazione è arrivata ufficialmente dalla Recording Industry Association of America, RIAA).
«Sia “Your Man” che “Would You Go With Me” sono brani incredibilmente speciali per me» ha detto Josh «Queste canzoni mi hanno regalato le mie prime numero uno nella classifica dei singoli country e ho bellissimi ricordi al loro riguardo.» Non bastasse, questo ragazzotto del South Carolina, che a novembre compirà 35 anni, ha ricevuto la conferma ufficiale che “Time Is Love”, il primo singolo dal suo ultimo album “Punching Bag”, il suo quinto, uscito quest’anno, ha già toccato le 500mila copie vendute, guadagnandosi lo status di disco d’oro. Status già raggiunto in passato sia da “Long Black Train” (tratto dal disco con lo stesso titolo del 2003) e “Why Don’t We Just Dance” (tratto dall’album “Haywire” del 2009).

 

 

Nuovo singolo per Brad Paisley. Con scherzo su Twitter. Ovviamente.

Posted by CountryStateLine on 25th settembre 2012 in Home (News)

Da giovedì scorso in radio circola “Southern Comfort Zone”, il nuovo singolo di Brad Paisley. E’ stato scritto dallo stesso Paisley, da Chris Dubois e da Kelley Lovelace: vale a dire il medesimo trio che ha firmato numerose numero uno per Paisley negli anni scorsi, da “Water” a “Online” a “Remind Me”. La nuova canzone è il primo singolo dal nuovo album di Brad, che dovrebbe uscire il 9 aprile 2013. Come suo solito, per annunciare questa uscita Brad ha scherzato coi suoi fans su Twitter scrivendo (traduco): “Allora, la mia casa discografica vuole che posti un tweet e che dica che il mio nuovo singolo sarà consegnato stanotte alle radio e che comincerete ad ascoltarlo domani. Quindi il titolo del singolo è” concludendo il tweet così, senza dire il titolo. Poco dopo ne ha postato un altro scrivendo: “Maledizione! Questa stupida regola dei 140 caratteri. Proviamo ancora. Ho un nuovo singolo in uscita che dovrebbe cominciare ad essere trasmesso domani chiamato” (stop). Con un terzo tweet poco tempo dopo ha aggiunto: “Aaaaaaah!!! Seriamente? Con calma. Riproviamo. Domani dovreste essere in grado di ascoltare il mio nuovo singolo su una radio vicino a casa vostra, e si” (di nuovo stop!). Nell’ultimo tweet postato poco dopo Brad ha scritto: “Lasciate perdere.”
Sempre il solito buontempone. Adesso però sappiamo quel titolo. Paisley si è intrattenuto brevemente con il Tennessean parlando di questo suo nuovo disco, dicendo che gli darà la possibilità di scegliere tra diverse opzioni musicali. «Il mio ruolo per questo disco è quello di abbandonare la zona confortevole (comfort zone, come dal titolo, ndr) come musicista, come autore di canzoni e come scelte produttive ponderate, e cominciare a pensare al di fuori del consueto, del conosciuto» ha detto. «Ogni canzone, ad un certo punto, dovrebbe fare a voi quello che fa il mio cane quando io gli do’ un comando che non capisce: la sua testa si gira da una parte. E ogni canzone dovrebbe avere quel momento, in senso buono.»

 

 

 

Loretta Lynn: 50 anni di classe e stile al Grand Ole Opry!

Posted by CountryStateLine on 24th settembre 2012 in Home (News)

Quella che ricorre domani è una data importante per la musica country e per uno dei suoi templi di Nashville. Ricorrono infatti i 50 anni dall’ingresso ufficiale al Grand Ole Opry di una allora giovanissima cantante country destinata ad essere per anni regina e icona di questa musica e ispirazione per migliaia di donne in tutti gli Stati Uniti nonché di tantissime artiste country che la seguiranno nei decenni a venire. Il suo nome è Loretta Webb ma tutti noi la conosciamo col suo nome d’arte di Loretta Lynn  (foto in alto Rick Diamond/Getty Images). Nata nel rurale Kentucky nel 1932 (o nel 1935, le fonti non sono concordi) e tanto ispirata dall’attività estrattiva carbonifera cui papà era legato (lavorando nelle miniere di carbone della zona) da intitolare uno dei suoi maggiori successi discografici del 1970 “Coal Miner’s Daughter” (la figlia del minatore di carbone), oggi Mrs Loretta è la leggenda, ancora in attività nonostante i suoi 80 (o quasi…) anni e da tutti giustamente venerata. Domani è prevista una grande celebrazione a Music City per ricordare quel 25 settembre 1962 quando fu ufficialmente nominata membro dell’Opry, a cui dovrebbero prendere parte alcuni tra i maggiori nomi del mondo della musica country, da Miranda Lambert a Lee Ann Womack, da Trace Adkins a Pistol Annies, che faranno il loro debutto su quel palco. Oltre a sua sorella Crystal Gayle.
«Non c’è nessuno all’Opry, nella country music o sulla terra, lontanamente paragonabile a Loretta Lynn» ha detto il vice presidente e general manager del Grand Ole Opry, Pete Fisher «La sua influenza come artista e autrice va al di là del genere specifico, delle culture e delle generazioni. Loretta si è guadagnata il suo posto tra le icone musicali americane e non vediamo l’ora di celebrare  questi 50 anni di apparteneza all’Opry insieme a lei.»
Mrs Loretta, la prima donna a vincere nel 1972 il premio della Country Music Association come “Intrattenitrice dell’Anno”, ha detto che i responsabili della sua prima esibizione all’Opry (allora situato presso lo storico Ryman Auditorium nel centro di Nashville) sono Ernest Tubb e The Wilburn Brothers ma ha affermato che tutto ciò che ricorda di quella eccitante sera è solo il fatto che mentre cantava tenesse il tempo battendo il piede. In quel 25 settembre 1962 eseguì il suo nuovo singolo, “I’m a Honky Tonk Girl” dopo di ché il marito dichiarò che uscì correndo dall’edificio esclamando ripetutamente «Ho cantato al Grand Ole Opry! Ho cantato al Grand Ole Opry!»

 

 

Garth e Trisha: la potenza della musica. Country ovviamente!

Posted by CountryStateLine on 17th settembre 2012 in Home (News)

Qual è la coppia di celebrità più influente nella musica? Io avrei avuto qualche dubbio a rispondere a questa domanda, ma questo mese è intervenuto addirittura un sondaggio di Billboard a fugare ogni incertezza. E a rendermi in qualche maniera più soddisfatto. A insindacabile giudizio del settimanale della Prometheus Global Media, infatti, la coppia in cima a questa speciale classifica è quella composta da Garth Brooks e sua moglie Trisha Yearwood (nella foto Larry Busacca – Getty Images). Potreste domandarvi: come hanno fatto Garth e Trisha a conquistare il podio più alto, dato che sono sposati da neanche sette anni e che ci sono coppie famose sposate da più tempo? In realtà la classifica è stata stilata sulla base dei dati in possesso della Nielsen SoundScan (la fonte ufficiale di “tracciamento vendite” dei dischi negli Stati Uniti e in Canada) tenendo presenti le vendite combinate di dischi all’interno del territorio statunitense a partire dal 1991 fino ad arrivare ad oggi. Sulla base di questo criterio è venuto fuori che in questi 21 anni Brooks e Yearwood hanno venduto quasi 80 milioni di dischi, il che è decisamente impressionante considerando che Garth Brooks non incide più un disco dal 2001. Immaginate cosa avrebbero potuto fare questi due se il nostro stesse ancora sfornando album a raffica come ha fatto per un decennio. I due a quest’ora avrebbero creato un abisso tra loro e i più diretti inseguitori. La coppia ha pubblicato insieme 18 album in studio e questo numero è stato sufficiente per proiettarli in cima alla lista.
Garth e Trisha, che si sono uniti in matrimonio nel 2005, si piazzano davanti ad altre due coppie strafamose nel mondo della musica country: Tim McGraw-Faith Hill (nella bella foto Scott Gries/Getty Images scattata ai CMT Music Awards nell’aprile del 2008 in cui si baciarono dopo la loro esibizione), che per Billboard si piazzano al terzo posto con “solo” 61 milioni di copie vendute e Blake Shelton-Miranda Lambert, piazzatisi noni con 10 milioni di copie vendute insieme. Il che è allo stesso modo incredibile poiché il primo album di Miranda Lambert, “Kerosene”, uscì nel 2005, quattro anni dopo che Garth Brooks aveva smesso di pubblicare nuovi dischi! Più impressionante è forse però il fatto che i coniugi Brooks e Yearwood si sono piazzati più in alto della coppia Jay-Z/Beyonce che si sono dovuti accontentare della seconda posizione con 62 milioni di copie vendute “in combinata”. I due dettano le regole nel mondo della musica pop, ma a confronto della potenza del country rappresentata da Garth e Trisha devono cedere il passo. Di circa 20 milioni di unità. Chi dice che la country music non paga?