Archive for febbraio, 2011

Anche Craig Morgan se ne va

Posted by CountryStateLine on 12th febbraio 2011 in Home (News)

Craig MorganArriva un’altra separazione. E’ quella tra Craig Morgan e la BNA. Fonti ufficiali riportano del divorzio tra il cantante e l’etichetta discografica con la quale ha avuto la sua definitiva affermazione, dopo aver esordito con la Broken Bow piazzando successi molto interessanti come “Redneck Yacht Club” e “International Harvester”.
Mentre era con la BNA (guarda caso un’altra sussidiaria del gruppo Sony – lo stesso gruppo dal quale se ne è venuto via Alan Jackson ad inizio anno) il 46enne Morgan ha pubblicato il suo ultimo album, “That’s Why” (2008); il disco fu poi rieditato nel 2009 con l’aggiunta di due nuove canzoni inclusi i due brani “This Ain’t Nothing” e “Bonfire”. Io scommetterei che anche questa separazione sarà definita “amichevole”. Voi che ne dite?

Ricordo di Charlie Louvin, memoria dei Louvin Brothers

Posted by CountryStateLine on 11th febbraio 2011 in Home (News)

Charles Louvin (AP Photo/Mark Humphrey)Anche se con colpevole ritardo CountryStateLine non può non rendere omaggio a Charlie Louvin, popolare cantante country a cavallo tra il classico ed il gospel, scomparso lo scorso 26 gennaio all’età di 83 anni in seguito al definitivo acuirsi di un cancro al pancreas che lo aveva colpito anni fa e in seguito al quale, nel luglio 2010, era già stato sottoposto ad un intervento chirurgico.
Charlie Louvin (nella foto AP di Mark Humphrey qui a sinistra), nato a Henagar (Alabama) il 7 luglio 1927, era stato fin dagli anni dell’adolescenza la metà del celebre duo professionale dei Louvin Brothers, composto con il fratello Ira. Insieme avevano cominciato a cantare gospel e country tradizionale in una radio di Chattanooga, Tennessee, fino a quando – nel 1945 – Charlie era partito arruolato nell’esercito per servire durante la Seconda Guerra Mondiale. Poi i Louvin Brothers si trasferirono prima a Knoxville poi a Memphis, lavorando di giorno e suonando di notte; diventarono membri ufficiale del Grand Ole Opry nel 1955 e ne calcarono il palco per tutto il decennio. Più di 20 delle loro canzoni entrarono in classifica. Per più di 20 anni i Louvin Brothers hanno fatto la storia della musica country.
Louvin Brothers - Country BalladsGli anni ’60 video l’inizio del declino del duo fraterno, che si divise ufficialmente nel 1963. Nel 1965 Ira rimase vittima di un incidente stradale e Charlie continuò una carriera solista che, pur in assenza di un particolare successo, proseguì fino all’anno scorso, quando pubblicò il suo ultimo album, “The Battle Rages On”. Dieci anni fa i Louvin Brothers furono iscritti ufficialmente nella Country Music Hall of Fame.
Nel suo articolo sul Los Angeles Times del 27 gennaio, Randy Lewis ha chiesto ad alcune star della musica country un pensiero sulla scomparsa di Charles Louvin. Lucinda Williams ha detto che «perdere Charlie significa aver perso uno degli ultimi padri fondatori di una musica country onesta fino al midollo (…) Charlie era eternamente giovane, impetuoso, pieno di forza e vigore e, come Hank Williams, era un vero punk nel senso buono del termine». «Non penso che tu possa trovare nessuno che faccia questo mestiere» ha detto Vince Gill «che non sia stato ispirato da loro due. Erano il perno di quel tipo di musicalità da cui molti altri hanno tratto ispirazione: gli Osborne Brothers, i Bale Brothers, i fratelli Monroe, i Wilburn Brothers, gli Everly Brothers e tanti tanti altri».
Charlie Louvin (Foto F. Schroers)Anche Emmylou Harris  in un articolo su The Tennessean lo celebra con grate parole: «Ha cambiato davvero il mondo della musica. Per quanto mi riguarda, ascoltare la sua musica ha fatto nascere in me quell’amore fiero per la musica armonica».
Charlie Louvin ha lasciato la moglie Betty e i suoi tre figli, Charlie Jr. (Sonny), Glenn e Kenneth.

(Qui a sinistra Charles Louvin durante una sua esibizione dal vivo nel 2005 – Foto F. Schroers)

La politica degli “amichevoli” divorzi

Posted by CountryStateLine on 1st febbraio 2011 in Home (News)

Alan JacksonOggi voglio riprendere e commentare insieme a voi la notizia del divorzio tra Alan Jackson (foto a lato) e la sua casa discografica, l’Arista (notizia data  due settimane fa). Per certi versi questo amichevole addio (ma esistono poi addii di altro tipo ormai?) non è una sorpresa. Riprendendo alcuni – vaghi – commenti rilasciati da AJ nel corso del 2010 il finale della loro storia poteva essere considerato per molti aspetti già scritto.
Di certo la Arista in più di vent’anni ha permesso al cantante georgiano di farsi uno dei più grandi nomi nel panorama nashvilliano moderno, e questo può avvenire solo se all’artista viene lasciata una sufficiente indipendenza artistica e produttiva (d’altronde il sodalizio con Keith Stegall ha fin dai primi anni dato ottimi frutti). Il comunicato della Sony, la “mamma” della Arista, reso noto settimana scorsa, recita semplicemente “Sony Music Nashville desidera ringraziare Alan Jackson per il loro lungo sodalizio. Con una separazione amichevole, Sony conferma che Alan ha consegnato le sue ultime incisioni alla casa discografica e gli fa i migliori auguri”.  Con l’Arista AJ ha speso finora la sua intera carriera, pubblicando il suo primo album (“Here In The Real World”) nel 1990 e il suo ultimo (“Freight Train”) quasi un anno fa.
In questi ultimi tempi, benché il fenomeno sia sempre esistito (ricordo l’altra “amichevole” separazione tra Patty Loveless e la MCA nel 1992) in generale l’impressione è che ci sia molta meno fedeltà da parte degli artisti nei confronti delle loro case discografiche. D’altra parte non è scritto da nessuna parte che si debba restare legati vita natural durante ad una etichetta, specie se questa non riesce a realizzare appieno il tuo potenziale. Allora, a maggior ragione in assenza di clausole capestro, perché non poter andarsene se per qualsivoglia motivo dove ci si trova non si ha più niente da dire? Chissà perché il pensiero di un Bob Dylan o di un Bruce Springsteen che abbandonano la Columbia sarebbe dai più considerato un’eresia quand’anche non vendessero più nulla. Read the rest of this entry »