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CMA Awards 2010: Miranda Lambert record con 9 candidature!

Posted by CountryStateLine on 2nd settembre 2010 in Home (News)

Il logo dei 44esimi CMA AwardsEntra negli annali dei record la lista delle candidature finali per i prossimi 44esimi CMA Awards che sono state annunciate ieri per quella che quest’anno più che mai sarà la “più grande notte country” e che avrà luogo il prossimo 10 novembre presso la Bridgestone Arena di Nashville. Brad Paisley e Carrie Underwood ne saranno per la terza volta i maestri di cerimonie e l’intera serata sarà come sempre trasmessa in diretta dal network ABC a partire dalle 20 (ora di New York, quindi le 2 della notte tra il 10 e l’11 novembre in Italia).

Per il quinto anno l’annuncio delle candidature finali di 5 delle 12 categorie dei CMA Awards è stato fatto durante il programma “Good Morning America”, all’interno delle News della ABC. I candidati Dierks Bentley e Miranda Lambert le hanno lette dagli studi di “Good Morning America” a Times Square, nel cuore di New York . I finalisti delle altre sette categorie sono stati resi noti invece l’altroieri a Nashville, nello storico Ryman Auditorium, da Justin Moore e Chris Young, per la prima volta candidato.

Miranda Lambert: un record (Foto: GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)A conteggio ultimato, dunque, Miranda Lambert  (nella foto GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images qui a lato) guida la lista delle nomination dei finalisti con nove candidature – il miglior risultato per un’artista femminile nella storia dei CMA Awards. Alan Jackson ne ricevette “solo” dieci nel 2002. Prima di lui, Merle Haggard deteneva questo record con nove dal 1970.

Lambert ha ricevuto le candidature per le seguenti categorie: Intrattenitrice dell’anno, Vocalista Femminile, Miglior Album (“Revolution”), ben due per i singoli “The House That Built Me” e “White Liar”, migliore canzone per “White Liar”, migliore evento musicale per “Bad Angel” con Dierks Bentley e Jamey Johnson, e due per Video Musicale dell’Anno con “The House That Built Me” e “White Liar”.

Lady Antebellum hanno seguito a ruota il record di Miranda Lambert guadagnandosi ben cinque candidature: Intrattenitori dell’Anno, Album dell’Anno (“Need You Now”), Gruppo Vocale dell’Anno, Singolo dell’Anno (“Need You Now”) e Video Musicale dell’Anno (sempre “Need You Now”). I membri del gruppo Dave Haywood, Charles Kelley e Hillary Scott hanno ricevuto ognuno una candidatura nominale per “Need You Now” come Canzone dell’Anno, che hanno composto insieme a Josh Kear. Il gruppo potrebbe ricevere due ulteriori trofei come produttori nelle categorie Singolo e dell’Anno e Album dell’Anno con Paul Worley.

Terzo della lista dei candidati per numero di candidature è Zac Brown Band con quattro nomination (Intrattenitore, Gruppo Vocale, Evento Musicale con “Can’t You See” insieme a Kid Rock, e Nuovo Artista dell’Anno). L’ultima volta che un artista era stato nominato sia per Nuovo Artista che per Intrattenitore si era trattato di Ricky Skaggs nel 1982. Candidature aggiuntiva per i membri del gruppo Zac Brown e Driskell Hopkins che sono nominati per “Toes”, scritta insieme a Wyatt Durette e Shawn Mullins.

Quattro nomination anche per Blake Shelton: Vocalista Maschile, Singolo, Evento Musicale e Video Musicale per “Hillbilly Bone”, che canta insieme a Trace Adkins che quindi “acchiappa” di conseguenza anche lui tre candidature.

Dierks Bentley non si è limitato a presentare le nomination , ma se ne è accaparrate ben tre tutte sue:  Vocalista Maschile, Album dell’Anno (“Up On The Ridge”, prodotto da Jon Randall Stewart) e Evento Musicale dell’Anno con “Bad Angel” in compagnia di Lambert e Johnson.

Brad Paisley condivide il podio delle tre nomination con Intrattenitore, Vocalista Maschile e Video Musicale dell’Anno (per “Water”, diretto da Jim Shea). Le tre candidature di quest’anno spingono Paisley dal quinto al terzo posto degli artisti di tutti i tempi con il più alto numero di candidature in carriera. Pensate: dal 2000 è stato sempre nominato in qualche categoria ed ha accumulato un totale di 38 nomination. Solo George Strait (con 81) e Alan Jackson (con 79) ne hanno di più.

Justin Moore e Chris Young

Justine Moore e Chris Young

Perenne favorito dei giudici dei CMA Awards, George Strait quest’anno ha ricevuto due nomination (Vocalista Maschile e Album dell’Anno con “Twang”, prodotto dallo stesso Strait con Tony Brown). Brown guida la lista dei candidati non interpreti con 38 candidature in carriera. In 27 anni Strait è rimasto fuori dalle nomination dei CMA Awards solo due volte, nel 1992 e nel 2006.

Anche l’altra maestra di cerimonie della prossima edizione dei CMA Awards, Carrie Underwood, ha ricevuto due candidature che includono Vocalista Femminile e Album dell’Anno (“Play On”, prodotto da Mark Bright e Max Martin). Underwood ha vinto il premio quale Vocalista Femminile dell’Anno nel 2006, nel 2007 e nel 2008. Se dovesse vincere il trofeo nella stessa categoria anche quest’anno raggiungerà Martina McBride (che lo vinse nel 1999, nel 2002, nel 2003 e nel 2004) e Reba McEntire (che se lo è aggiudicato dal 1984 al 1987 ininterrottamente) quali artiste ad averlo vinto più spesso nella storia della CMA. Tutte e tre sono comunque candidate di nuovo nel 2010 con Lambert e Swift, che lo ha vinto l’anno scorso. Da sottolineare comunque che con le nomination di quest’anno Reba si posiziona al primo posto tra le artiste femminili con il più alto numero di candidature per i CMA Awards (49!!). La sua prima fu nel 1983 nella categoria “Horizon Award”.

Keith Urban si è assicurato due candidature (Intrattenitore e Vocalista Maschile), dopo aver vinto il primo nel 2005 ed il secondo per tre volte (nel 2004, nel 2005 e nel 2006). Urban e Paisley guidano la classifica dei vincitori per più volte nella categoria Intrattenitore dell’Anno. Era il 1981 quando Alabama, George Jones e Oak Ridge Boys vennero nominati per la prima volta tutti insieme per questo premio.

Un nuovo nome si è affacciato a questi CMA Awards guadagnandosi subito un paio di candidature importanti: Easton Corbin, che ha esordito quest’anno con il suo primo omonimo album, mette in cascina le due candidature nelle categorie New Artist (Nuovo Artista, precedentemente noto come “Horizon Award”) e Singolo dell’Anno per “A Little More Country Than That”, che è stato prodotto da Carson Chamberlain.

Steel MagnoliaIl duo Joey+Rory è stato nominato nella categoria Duo Vocale e quest’anno dovrebbe essere l’ultima candidatura per il duo Brooks & Dunn che a fine anno, al termine del loro tour d’addio, dovrebbe sciogliersi. Al loro attivo una strepitosa sfilza di candidature che li ha visti in lizza per il premio ogni anno a partire dal 1992 e vincitori per ben 14 volte! Nella stessa categoria figurano Montgomery Gentry, i nuovi arrivati Steel Magnolia (foto a lato) e gli Sugarland (che si sono portati a casa il premio nel 2007, nel 2008 e nel 2009).

Se l’anno scorso fu l’esordio di Zac Brown Band nella categoria Gruppi Vocali, quest’anno è la volta di The Band Perry. Completano la lista Lady Antebellum, Little Big Town e Rascal Flatt.

Debutto nella categoria Nuovo Artista ai CMA Awards per Luke Bryan, Easton Corbin, Jerrod Niemann, Chris Young e (di nuovo) Zac Brown Band (ricordo che un artista può essere incluso in questa categoria per due volte, nel caso non vinca al primo giro).

Dave Matthews ha ricevuto la sua prima candidatura ai CMA Awards nella categoria Evento Musicale dell’Anno con Kenny Chesney per “I’m Alive”. Anche Alan Jackson e Lee Ann Womack hanno ricevuto  una nomination  per “Till The End”.

La categoria Musicista dell’Anno quest’anno include Paul Franklin, Dann Huff, Brent Mason, Mac McAnally e Randy Scruggs. Tutti hanno ricevuto già una nomination in passato. Questa categoria insieme a quella di Vocalista Femminile sono state le uniche due fra tutte le 12 presenti a non avere un esordiente tra i candidati.

Steve Moore, presidente e amministratore delegato della CMAsale sul podio durante l'annuncio degli artisti nominati per i 44esimi Country Music Association Awards durante la trasmissione dell'altroieri, 31 agosto 2010 a Nashville (Foto AP)«Con questo esaltante gruppo di candidature era naturale entrare nei record» ha detto Steve Moore (nella foto AP qui a lato durante la presentazione dei CMA Awards al Ryman Auditorium), presidente e amministratore delegato della CMA «Ci sarà un livello ancora più alto di emozione e attesa per questi premi a novembre.»

Ricordo che candidati e vincitori dei CMA Awards sono determinati dai 6000 membri tra professionisti dell’industria discografica e campi correlati ad essa che esprimono il loro voto. La CMA (Country Music Association) è stata la prima organizzazione commerciale nata per promuovere uno specifico genere musicale nel 1958. Il primo show della CMA fu tenuto nel 1967, l’anno successivo, la premiazione dei CMA Awards fu trasmesso per la prima volta dalla NBC, diventando la più lunga diretta di una premiazione musicale durante un programma  televisivo di qualsiasi network. Lo show fu trasmesso fino al 1971, per poi passare alla CBS Television Network dal 1972 al 2005 prima di spostarsi sulla ABC nel 2006.

I vincitori dei 44esimi CMA Awards saranno decisi in un ballottaggio finale dagli appartenenti alla CMA aventi diritto al voto, supervisionato dalla Deloitte & Touche LLP (una delle più grandi società di consulenza e sondaggi).

Per chi volesse (e potesse) andare a vedere lo show dal vivo a Nashville, i biglietti saranno posti in vendita a partire da sabato 18 settembre alle ore 10 (tempo centrale degli Stati Uniti, vale a dire le 17 in Italia) e possono essere acquistati collegandosi al sito www.ticketmaster.com. Se doveste essere a Nashville potete recarvi direttamente al box office della Bridgestone Arena, 501 Broadway (all’angolo tra la Fifth Avenue e Broadway) o chiamare questo numero: (800) 745-3000. I prezzi partono da 110 dollari per la balconata (Upper Level) e non comprendono le commissioni di vendita.
Inutile dire che i biglietti esauriscono nel giro di brevissimo tempo, perciò chi prima arriva meglio alloggia.

 

La Lista completa delle Nomination dei 44esimi “Annual CMA Awards”.

Tour europeo per Bryan White

Posted by CountryStateLine on 26th agosto 2010 in Home (News)

Bryan White al CMA Music Festival 2007Artista oggi 36enne arrivato al successo forse troppo giovane a soli 20 anni, Bryan White (qui a sinistra durante il CMA Music Festival del 2007 / Foto: Theresa Montgomery/CMA) sarà in Europa per un piccolo tour di tre sole date nella seconda metà di settembre per promuovere l’uscita del suo ultimo disco, “Dustbowl Dreams”, pubblicato per la Just A Pup nel 2009 dopo una decina d’anni di silenzio discografico (tolto un album natalizio autoprodotto pubblicato nel 2006) dovuto ad una grave forma depressiva superata anche grazie al matrimonio con la fidanzata, la modella e attrice Erica Page, dalla quale ha avuto due figli.
Gli inizi comunque furono scintillanti. Messo sotto contratto dalla Asylum nel 1994, l’esordio con “Bryan White” ed il successivo “Between Now And Forever” (1996) furono in poco tempo certificati album di platino mentre il terzo album “The Right Place” (1997) fu certificato album d’oro. White firma anche brani che altri portano poi al successo, come “Imagine That” dei Diamond Rio o “You’re Gone” di Lila McCann; scrive per Wynonna, Joe Diffie e LeAnn Rimes mentre sono svariate le sue partecipazioni a produzioni di colleghi famosi come quella del 1997 con Shania Twain in “From This Moment On” che lo porta anche alla ribalta delle classifiche pop grazie all’enorme successo della riedizione di “Come On Over” (il disco della Twain che lo contiene). Arriva anche ad essere nominato dalla rivista People come uno tra le cinquanta persone più belle del mondo.
La copertina di Dustbowl Dreams, l'ultimo album di Bryan WhiteContrariamente però al titolo del suo quarto e ultimo album per la Asylum, “How Lucky I Am” (come sono fortunato), la fortuna nel 1999 gli gira le spalle: di lì a breve la Asylum chiude i battenti della sua filiale di Nashville lasciandolo per strada e il disco non lancia nessuno dei suoi quattro singoli in classifica oltre il 38esimo posto.
«La mia identità era stata forgiata dall’industria discografica» dirà White, che comincia a dubitare di se stesso e delle sue capacità e a realizzare che carriera e successo avevano iniziato a dettare la legge su come l’uomo e l’artista dovevano essere. La depressione lo porta lontano dalla grande ribalta per quasi dieci anni, durante i quali gli unici suoi lavori ad uscire sono una riedizione dei suoi più grandi successi operata dalla Warner nel 2000 e un secondo album natalizio, “My Christmas Project”, pubblicato su etichetta indipendente (il primo glielo aveva pubblicato la Asylum nel 1999). «Dopo aver speso dieci anni a costruire la mia carriera passando la maggior parte del tempo sulla strada ero spento, sia mentalmente che fisicamente. Sapevo di aver bisogno di allontanarmi e prendere del tempo per respirare e fare alcune delle altre cose che avevo sempre sognato di fare (…) [Durante questa pausa di riflessione] Ho trovato la mia vera identità, non solo come artista e autore di canzoni, ma come essere umano. Ora mi rendo conto che la vita è un regalo meraviglioso e che va vissuta avendo uno scopo. La musica è un dono e un veicolo fantastico ma anche quello che succede al di là della musica per me è importante: che tipo di eredità lascerò come padre, come marito e come amico?»
Bryan White e la moglie Erika Page White agli ACM Awards nel 2008 (Foto Charley Gallay - Getty Images)Ad ogni modo il passato di Bryan White è qualcosa di cui andare orgogliosi: oltre ai riconoscimenti già citati ricordo i diciassette singoli piazzati nella classifica di Billboard (tra le mie preferite ricordo “That’s Another Song”, “Look At Me Now”, “I’m Not Supposed To Love You Anymore”), sei numeri uno (tra cui “Someone Else’s Star” e “Rebecca Lynn”),  un Grammy, un “Horizon Award” della CMA e un premio come“Miglior Vocalista Maschile” da parte della ACM. Un carniere di tutto rispetto, per questo nativo dell’Oklahoma che decise di intraprendere la carriera di cantante all’età di 14 anni dopo aver visto esibirsi colui che considera il suo mentore, Steve Wariner. E che sicuramente, pur non dimenticando i suoi trascorsi gloriosi, ha ancora molto da dire.
Per quanto riguarda le tre  date del tour europeo, la prima e la seconda saranno in Svizzera, dove il  23 settembre Bryan White suonerà presso la sala concerti dell’hotel Calvy di Ginevra mentre il 24 settembre sarà al BlueBar Dartarena di Gisikon Root (una decina di chilometri da Lucerna); domenica 25 settembre Bryan chiuderà il suo minitour europeo presso la music hall del Salzhof di Freistadt, una piccola cittadina ad una cinquantina di chilometri da Linz, in Austria.
(Nell’ultima foto qui in basso: Bryan White e la moglie Erika Page White agli ACM Awards nel 2008 – Foto: Charley Gallay/Getty Images)

Informazioni utili.

Per la Svizzera:
Calvy Hotel
, 5 ruelle du Midi, CH-1207 Geneva, tel. +41227181616, fax +41227181670
Dartarena Bluebar, Industriezone Reuss, CH-6038, Gisikon, per prenotazioni tel. +41792088889

Per l’Austria:
Salzhof, Salzgasse 15, A-4240 Freistadt, tel. +4379427250627 oppure  +436644166236

CMA Music Festival 2010: io c’ero!

Posted by CountryStateLine on 2nd agosto 2010 in Home (News)

Ricevo e pubblico con grande piacere un piccolo ma intenso reportage sul CMA Music Festival di Nashville (già Fan Fair) scritto da Gloria Tubino, un’amica – nonché lettrice di CountryStateLine.com – che vive a Ovada, in provincia di Alessandria, anche lei affetta dal morbo incurabile della country music, che ogni anno – da diversi anni - si reca a Nashville per seguire questo evento e che puntualmente me ne parla come se fosse per lei la prima volta. Se non sono passione ed entusiasmo questi… Buona lettura!
M.A.

Di Gloria Tubino
Gli Emerson DriveQualunque appassionato di musica country aspira a partecipare almeno una volta nella vita al Fan Fair, oggi chiamato CMA Music Festival. Nei quattro giorni di musica e shows, che vengono organizzati dalla Country Music Association, circa 200 cantanti si radunano a Nashville per incontrare i fan, firmare autografi, farsi fotografare, giocare e cantare: il tutto, udite udite, senza chiedere alcun compenso.

Quest’anno poi l’evento ha assunto maggiore importanza a causa della terribile alluvione che ha colpito la città ai primi di maggio. Gli organizzatori, il sindaco e le autorità hanno chiesto a gran voce attraverso i social network di non abbandonare la città e il popolo del country ha risposto in modo massiccio con un tutto esaurito nelle 4 sere di concerti allo stadio. Mai si era vista una tale affluenza.

Durante la giornata l’appassionato può aggirarsi nel Convention Centre (per fortuna ne stanno costruendo uno più moderno, che sarà pronto in 2 anni, proprio vicino alla Country Music Hall of Fame) a caccia di autografi: lì infatti si trovano gli stand di decine di cantanti e gruppi. Armati di tanta pazienza, macchina fotografica e un sorriso smagliante dopo 4-5 ore si può stringere la mano ai Rascal Flatts o a Tim McGraw; ma la lotta, ve l’assicuro, è all’ultimo sangue. Orde di ragazzine vispe e allenate sono pronte a tagliare la strada e sgomitare, pur di ottenere i “tickets” che garantiscono l’incontro con i beniamini. Taylor Swift fortunatamente quest’anno ha pensato bene di radunare tutti i suoi fan alla Bridgestone Arena nella giornata di domenica 13 giugno e di restare a loro disposizione per oltre 15 ore. L’anno scorso invece durante la sua sessione di autografi nel Convention Centre si era creato l’inferno. Centinaia di persone si erano accampate fuori per la notte pur di non perderla. E’ incredibile il grande riscontro di pubblico (una marea umana, un esodo biblico proveniente da tutta America) che ha ottenuto questa giovanissima artista.

I concerti lungo il Cumberland River hanno visto la partecipazione di grandi nomi: l’apertura è stata affidata alle Judds seguite da un Clay Walker molto in forma e dalle rivelazioni Josh Thompson e Joey+Rory.

Per la serata di giovedì il pezzo forte è stato di sicuro Tim McGraw, gradito ritorno dopo parecchi anni di assenza. La sua performance è stata spettacolare: in 40 minuti ci ha deliziati con i suoi più grandi successi. Alan Jackson è stato un grande classico, forse un po’ troppo statico se paragonato a quell’animale da palcoscenico che è Tim, ma sempre piacevole da ascoltare perché country al 100%.

Non poteva certo mancare il gruppo dell’anno: i Lady Antebellum, per i fan semplicemente Lady A. Carrie Underwood ha poi infiammato lo stadio con la sua “Cowboy Casanova”. Devo ammettere che tra tutte le nuove leve poco country che sono nate negli ultimi tempi lei forse è quella che apprezzo maggiormente perché dotata di gran carisma e ottima voce.

L’appuntamento di venerdì al Riverfront Park vedeva protagonista la redneck woman Gretchen Wilson e Chris Young la cui fama è cresciuta molto nell’ultimo anno.

Sono seguiti Bucky Covington e il grandissimo Rodney Atkins che con la sua “It’s America”ci ha fatto ballare a 40 gradi sotto un sole cocente. Ha chiuso Craig Morgan sempre pieno di energie: ogni anno si arrampica sui tralicci dell’impianto di illuminazione per salutarci tutti.

LoCash_CowboysLa sera è stata speciale perché vedeva la presenza di un Keith Urban più intimista del solito (la moglie Nicole Kidman, dietro le quinte, non è uscita): durante la sua esibizione sono apparse le immagini dell’alluvione e così dato il momento carico di emozioni sono stati tralasciate canzoni più leggere come “You Look Good In My T-shirt”.

Io personalmente aspettavo con ansia di salire sul “Long Black Train” di Josh Turner e sono stata ampiamente accontentata: 30 minuti di profondo Sud, una splendida voce baritonale che dal vivo fa tremare l’anima.

Purtroppo a causa di problemi tecnici il concerto di Reba è stato contenuto in soli 20 minuti per poi lasciare spazio all’ospite a sorpresa : Kid Rock. E’ stata una scelta che ha lasciato l’amaro in bocca a molti ma sembra ormai che questo artista rock interessi sempre di più, nonostante non rispetti proprio le tradizioni country.

Da evidenziare la performance esplosiva di Miranda Lambert che poi la domenica ha di nuovo fatto capolino duettando a sorpresa con il suo fidanzato Blake Shelton in una romantica “Home” di Michael Bublè. Ci hanno inoltre reso partecipi della notizia del loro imminente matrimonio e Miranda come ogni ragazza orgogliosa del suo amore ha sventolato sotto le telecamere il suo splendido anello di fidanzamento.

Senza dubbio la performance più applaudita e commovente è stata quella di Martina McBride. Nessun cantante riesce a rapire il pubblico, o coinvolgerlo e stupirlo come fa lei. Il termine della sua esibizione finisce sempre con una standing ovation, 4-5 minuti di applausi e Martina in lacrime commossa. Il feeling che si è venuto a creare negli anni tra lei e il Fan Fair è qualcosa di speciale che non ha paragoni.

E’ stato bello rivedere Billy Currington che con il suo terzo album sembra essersi ripreso dopo un periodo di silenzio.

La Zac Brown Band ha raccolto molti applausi. Ormai sono entrati nell’olimpo della musica country confermandosi un’ottima band anche se un po’ alternativa e non proprio honky tonk. Quella sera poi non hanno suonato “Chicken Fried” e questo ha deluso molte persone.

LoCash_Cowboys2La serata si è conclusa con la dinamite dei Rascal Flatts. L’anno scorso, a causa di un temporale, sono stati costretti ad annullare il loro concerto; ma quest’anno ci hanno regalato quasi un’ora di grande musica. Il mio momento preferito è stato sicuramente quando hanno iniziato “Bob That Head”: ho visto lo stadio tremare in un turbinio di colori e giochi di luci.

La serata conclusiva porta la firma del più grande chitarrista country in circolazione : Brad “Mr. Guitar Man” Paisley. Senza nulla togliere agli altri protagonisti della serata (quali Trace Adkins, che ha flirtato con noi ragazze al ritmo di “Honkytonk Badonkadonk”, Justin Moore che ci ha conquistato con la sua “Small Town Usa”, Kellie Pickler e Darius Rucker, entrambi energici e coinvolgenti) il meglio ce lo aspettavamo sicuramente da lui. Ogni volta che ho il privilegio di vederlo dal vivo resto sempre estasiata. Nella sua ora di concerto ha passato in rassegna tutti i suoi successi fino ad arrivare all’ultimo successo, “Water” (acqua), scusandosi poi con il pubblico perché forse quella non era la migliore delle circostanze per eseguire quel brano visto le inondazioni delle settimane scorse.

Anche quest’anno è calato dunque il sipario sul Fan Fair: il motto dell’edizione 2010 – ripetuto in ogni negozio, bar e ufficio – era : Music city is open for business. Thank you for being here.

In più di 200.000 abbiamo affollato le vie di Nashville, augurandoci che la nostra presenza possa aver dato un po’ di respiro all’economia martoriata della città.

Keep the music playing, grazie Nashville.

FOTO DI GLORIA TUBINO
Dall’alto: Gloria con gli Emerson Drive, con i Low Cash Cowboys e ancora i Low Cash Cowboys durante la loro esibizione dal vivo.
 

Country Night 2010 – 1 / Il 10 e l’11 settembre con Patty Loveless, Craig Morgan e Miranda Lambert

Posted by CountryStateLine on 27th luglio 2010 in Home (News)

Il-logo-della-Country-Night-di-GstaadResi noti nel marzo scorso i nomi, tenuti coperti fino a che anche l’ultimo artista ritardatario non ha messo tutte le necessarie firme sul contratto, l’edizione 2010 della Country Night - in programma i prossimi 10 e 11 settembre a Gstaad, in Svizzera – si è finalmente rivelata all’altezza della sua fama e soprattutto del suo potenziale, dopo che le due piu’ recenti edizioni avevano fatto storcere il naso a molti (non nascondo: un po’ anche al sottoscritto), giunti al festival piu’ attratti dal richiamo del singolo – e spesso unico – artista di grido in cartellone che da quello di una ultimamente piuttosto povera line-up. Quest’anno credo però che non ci si possa lamentare: Patty Loveless, Craig Morgan e Miranda Lambert, tutti in arrivo per queste due uniche date europee, assicurano davvero la soddisfazione di tutti i gusti.
La line-up è completata dallo svizzero George Hug, che aprirà le due serate.
Con quattro ordini di posti (150, 130, 100 e 70 franchi francesi il prezzo), tutti numerati, la capiente tensostruttura da 3000 posti di Gstaad all’interno della quale è vietato mangiare, bere e fumare, offre una variegata possibilità di spesa; l’acustica é pressoché perfetta da ogni punto in cui ci si trovi ad essere seduti. Due schermi giganti laterali al palco assicurano una vista più dettagliata anche a chi è posizionato troppo lontano dalle prime file. Per prenotare i vostri biglietti potete contattare il Country Night-Vorverkaufsstelle via fax allo 0041 33 748 83 39 oppure via mail all’indirizzo
info@countrynight-gstaad.ch . Se parlate tedesco o inglese (so solo di una operatrice che parla italiano, se lavora ancora per l’organizzazione della Country Night, che si chiama Cornelia: potete eventualmente chiedere di lei) e volete un contatto telefonico potete chiamare lo 0041 33 744 88 22.
Per informazioni più dettagliate potete visitare il sito del festival,
http://www.countrynight-gstaad.ch/pages/ (lingue tedesca e inglese).
Per chi volesse saperne di più degli artisti in cartellone, ho postato  a seguire tre news di approfondimento che vi possono aiutare (se volete potete cliccare sui link più sotto). Buona lettura!
M.A.

APPROFONDIMENTI 

Patty Loveless
Craig Morgan
Miranda Lambert

Country Night 2010 – 2 / Patty Loveless, la Signora del country

Posted by CountryStateLine on 27th luglio 2010 in Home (News)

Una recente immagine di Patty LovelessE’ proprio Patty Loveless a far tornare a risplendere alla grande il palco della Country Night 2010: originaria del Kentucky, dove nacque con il nome di Patty Lee Ramey 53 anni fa, e’ un’artista completa e poliedrica passata dal country pop al neo-tradizionalismo, al country-rock, al bluegrass con la nonchalance propria di una grande professionista senza mai deludere le aspettative dei critici, che a dispetto dei risultati di vendita (spesso purtroppo considerati unico metro di valutazione) le hanno sempre riconosciuto un enorme talento ed una classe che hanno pochi eguali a Nashville. Accostata da molti a Patsy Cline, Loveless ha in realta’ definito negli anni del suo maggiore splendore artistico – vale a dire gli anni 90 - una propria connotazione musicale differenziandosi da tutte le artiste sue contemporanee ed affrancandosi via via da ogni possibile confronto. Proprio in quegli anni sono arrivati i riconoscimenti per una carriera che ha meritato di essere gratificata con il premio della Academy of Country Music come migliore vocalista femminile sia nel 1996 che nel 1997, mentre la Country Music Association le riconobbe il premio di album dell’anno per “When Fallen Angels Fly” nel 1995, quello di vocalista femminile dell’anno nel 1996 e, in coppia con George Jones, le assegno’ quello per l’evento vocale dell’anno grazie all’interpretazione di “You don’t Seem To Miss Me”. Ma aveva gia cominciato nel 1989, quando aveva fatto suo anche il riconoscimento quale migliore nuova artista country per gli American Music Awards mentre l’anno precedente era stata ufficialmente invitata a far parte della famiglia del Grand Ole Opry.
Patty agli esordi, ancora conosciuta come Patty RameyRipercorrendo la sua biografia mi convinco una volta di piu’ che il destino e’ certo orientato dalle nostre scelte piu’ determinate ma non puo’ compiersi del tutto se non ti trovi al posto giusto al momento giusto. Curioso pensare che probabilmente la persona che da la prima svolta decisiva alla vita dell’allora 12enne Patty Ramey (qui a sinistra in una foto degli anni ’70) e’ la sorella maggiore Dottie, aspirante cantante country che all’epoca si esibiva con il loro fratello Roger nei country club del Kentucky dell’est. Quando nel 1969 Dottie decide di sposarsi e smettere quella vita d’artista Roger, trovatosi solo, convince la giovanissima Patty a sostituire la sorella.
E’ l’inizio. Pochi anni dopo, trasferitisi a Nashville, Roger entra nel gruppo manageriale del Porter Wagoner Show e con uno stratagemma fa in modo che Porter Wagoner  incontri Patty (qui sotto i tre in una foto dell’epoca: da sinistra Roger, Patty e Porter Wagoner). A Wagoner Patty piace a tal punto che decide di farla cantare con l’allora sua partner, tale Dolly Parton (…), a patto pero’ che cio’ accada solo durante i weekend e l’estate poiche’ – a suo dire – e’ necessario che ella termini prima assolutamente i suoi studi a Louisville.
Roger Ramey, Patty Loveless e Porter WagonerIl 1973 e’ l’anno della seconda importante svolta per Patty: i Wilburn Brothers, Jean Shepard e altri artisti una sera sono attesi proprio a Louisville nell’ambito di un tour col Grand Ole Opry. La Shepard, bloccata dal maltempo, da forfeit. La notizia arriva alle orecchie di Roger e Patty Ramey che si precipitano offrendosi di riempire il “buco” ed ottenendo 15 minuti di esibizione sul palco con i Wilburn Brothers. Anch’essi rimangono colpiti dal talento della giovane Patty: tanto che Doyle Wilburn decide di prenderla sotto la sua ala facendola cantare con loro nei weekend e durante l’estate per via via sostituire la loro solista, tale Loretta Lynn (…). Prosegue in questo modo per due anni, tra il 1973 ed il 1975, fino a quando Patty finalmente si diploma e diventa a tutti gli effetti un membro a tempo pieno dei Wilburn Brothers.
Una foto promozionale degli esordi (Foto Jay Tilston)E’ il tempo in cui arriva nel gruppo un nuovo batterista, Terry Lovelace, con cui Patty instaura una profonda amicizia che diventa poi amore. Poco dopo i due decidono di lasciare il gruppo e nel 1976, a soli 19 anni, Patty sposa Terry Lovelace cominciando a suonare con lui (soprattutto materiale rock) per clubs e locali nel Nord Carolina. Non e’ un periodo felice per Patty: la coppia non riesce a sbarcare propriamente il lunario e spesso ella, che deve lavorare anche come cameriera nel ristorante della suocera, si riconosce in molti degli avventori tristi, alcolizzati senza un futuro e scontenti della loro esistenza che, terminata la giornata di lavoro, giungono nei locali dove i due si esibiscono e si ubriacano con l’unica intenzione di dimenticare tutto per una sera. La stessa Loveless, che si era sposata contro la volonta’ della famiglia, in una intervista qualche anno fa usava parole precise ricordando la fase trascorsa in Nord Carolina: «…Penso che mio padre fosse convinto che io ero diventata pazza… “questa musica ti rovinera’ la vita”, continuava a ripetermi… Ma e’ stata una musica dalla quale ho imparato tanto… […] Voi non credereste se vi raccontassi che tipo di gente veniva in quei club: uscivano dal lavoro e non andavano neanche a casa, venivano direttamente la’ e bevevano o ballavano o quello che era… anche gente che stava davvero toccando il fondo… E a volte pensai che stavo facendo la stessa fine e mi chiedevo perche’ mai avessi lasciato cio’ che avevo per quello… Ma la realta’, che allora non comprendevo, era che stavo scoprendo me stessa, fuori e dentro». Il matrimonio ormai e’ in crisi e il culmine Patty lo tocca quando suo papa’ muore nel 1979 per una malattia polmonare mentre lei si trova lontana miglia e miglia. Nel 1985 decide di divorziare dal marito (un divorzio assolutamente “amichevole”, che ottiene l’anno successivo) e di tornare a Nashville dove chiede aiuto al fratello Roger per cercare di rientrare nel giro country.
Gli esordi di Patty Loveless (Foto David Redferns)Il fratello si fa di nuovo in quattro per lei e, fattole realizzare un demo-tape di cinque brani, fa il giro delle sette chiese per le case discografiche inclusa (allora) la piu’ potente, la MCA gestita a quel tempo dal presidente Jimmy Bowen. Con uno stratagemma Roger si fa introdurre nell’ufficio di Tony Brown (negli anni ’70 a capo della sezione che si occupava dei nuovi talenti) e nei trenta secondi di tempo che Brown gli concede Roger gli fa ascoltare un brano di quel demo scritto da Patty dal titolo “I Did”. Tony Brown e’ colpito e chiede a Roger di lasciargli il nastro, di modo che egli possa farlo ascoltare ad altri dirigenti; Roger si rifiuta rispondendo che si aspetta di uscire da quell’ufficio con un contratto in mano oppure andra’ a proporre quella nuova cantante ad un’altra casa discografica con cui ha appuntamento piu’ tardi. E’ solo un bluff, ma ottiene l’effetto desiderato: mentre Roger attende nel suo ufficio, Tony Brown entra in quello del presidente Jimmy Bowen e gli propone Patty Ramey. Ne esce con un contratto a breve termine valido per produrre alcuni singoli. Da qui la stella di Patty Lee Ramey, che d’ora innanzi decidera’ di chiamarsi Patty Loveless in omaggio al primo marito, comincia la sua ascesa.
La copertina della raccolta pubblicata dalla MCA nel 2005 con i brani incisi da Patty con l'etichettaTony Brown le affianca un suo produttore di fiducia, Emory Gordy jr., per affinare e sviluppare al meglio le doti della nuova cantante, il quale nel 1989 diventera’ il suo secondo marito e con cui a tutt’oggi condivide una vita privata e professionale piena di grandi soddisfazioni. Nel 1985 “Lonely Days, Lonely Nights”, il primo singolo MCA di Patty Loveless, rimane per 8 settimane nella classifica (pur non andando mai oltre il 46esimo posto). Pensarla ad aprire concerti per George Strait, Reba McEntire e George Jones oggi fa sorridere ma questo e’ cio’ che Patty Loveless (giustamente) fece ad inizio carriera. Non ha mai realizzato grandi numeri in fatto di vendite, tanto che Emory Gordy jr. arrivo’ ad incolpare la MCA di fare scarsa promozione ai suoi dischi mentre per quelli di altre artiste (ad esempio Trisha Yearwood, Reba e Wynonna) si spendeva senza problemi.
La copertina di COUNTRY WEEKLY del 19 marzo 1996Comunque, dopo cinque album in sette anni (“Patty Loveless”, 1986; “If My Heart Had Windows” e “Honky Tonk Angel”, 1988; “On Down The Line”, 1990; “Up Against My Heart”, 1991) e nonostante il suo nome sia ormai diventato popolare sulla scena del mainstream country, il 1992 vede la amichevole dipartita di Loveless dalla MCA a favore della Epic/Sony, dove con altri nove album in 13 anni realizza i numeri piu’ grandi della sua carriera infilando 3 dischi di platino, 2 dischi d’oro, portando a casa i riconoscimenti dell’industria discografica di cui parlavo all’inizio ed incidendo – fatto inusuale in una major - ben due interi album bluegrass (quello natalizio dal titolo “Bluegrass & White Snow: A Mountain Christmas” del 2001, e ”Mountain Soul” del 2002).
Nel passaggio tra le due case discografiche anche un momento drammatico, nel 1992, quando quello che sembra un piccolo disturbo alle corde vocali che ne indebolisce progressivamente la potenza e che era stato trattato per due anni con steroidi e cortisone degenera in una malformazione di un vaso sanguigno che in ottobre la costringe ad una operazione chirurgica alla gola (peraltro senza garanzia di riuscita).
La fotogenica Patty Loveless dei giorni nostriLo stop dura circa cinque mesi ed è totale; per le quattro settimane successive all’operazione Patty non può proferire parola. Quando torna sulle scene musicali per uno show dal vivo al Grand Ole Opry, nel gennaio 1993, la sua voce e’ cambiata per sempre: ora ha una tonalita’ piu’ bassa che tuttavia arricchisce lo spettro del suo potenziale (confrontate due incisioni pre e dopo operazione: il cambio e’ piuttosto netto).
Nel 2005 la Epic chiude i battenti e Loveless, senza piu’ un contratto, si ferma due anni per tornare nel 2008 con una nuova casa discografica, Saguaro Records, e un nuovo disco tributo ai grandi classici, “Sleepless Nights”, che ottiene anche una nomination ai Grammy Awards come miglior disco country. La seconda produzione con la Saguaro (che e’ anche il suo piu’ recente lavoro) e’ uscita l’anno scorso e riprende esplicitamente il primo album bluegrass prodotto con la Epic otto anni fa. Non per nulla l’ha intitolata “Mountain Soul II”. A Gstaad, di sicuro, sara’ una pregiata lezione di stile.

Country Night 2010 – 3 / Craig Morgan, una star coi piedi per terra

Posted by CountryStateLine on 27th luglio 2010 in Home (News)

Craig MorganCraig Morgan, classe 1964, nato a Kingston Springs (Tennessee), assicura all’edizione 2010 della Country Night la componente nashvilliana più moderna del country, quella legata all’evoluzione che questa musica ha subìto negli anni ’90 e che ha visto il genere fondersi in maniera equilibrata con il pop ed il soft-rock ma senza mai oltrepassare certi limiti, senza rinnegare le origini e l’eredità del passato. Anche il padre di Craig era un musicista country, mentre suo nonno era un contadino. Dice di sé: «Non avrei mai pensato che la musica sarebbe stato ciò che avrei fatto per vivere!» Di certo, la prima persona a predire il futuro di Morgan nel mondo della canzone è stata una signora che pare se ne intendesse; il suo nome era Minnie Pearl! Infatti, quando il nostro aveva solo dieci anni, durante una gita scolastica a Nashville, si trovò a visitare il Ryman Auditorium e con i suoi compagni cantò l’inno nazionale americano. La signora Pearl, che si trovava a passare per caso nel backstage, lo sentì cantare; si fece avanti e rivolgendosi a lui disse «Figliolo, un giorno sarai un famoso cantante». Morgan deve averlo sicuramente pensato quando, dopo più di venti anni, all’interno del camerino che oggi porta il di lei nome, si preparava all’esordio come professionista sullo stesso palco dove da bambino aveva cantato “Star Spangled Banner”.
Craig Morgan durante i suoi giorni nell'esercito (Foto Erickson PR)La sua carriera musicale, in effetti, comincia piuttosto tardi: dopo aver trascorso dieci anni in Corea a servire il suo paese tra la 101esima e l’82esima divisione aerotrasportata dell’esercito Usa (qui a lato una foto scattata durante i suoi giorni nell’esercito, copyright Erickson PR), Craig esordisce solo nel 2000 con un disco omonimo prodotto dalla Atlantic Records, con cui aveva avuto finalmente il suo primo contratto discografico dopo aver iniziato cantando demo per altri autori e case discografiche e aver fatto i lavori più disparati per mantenere la famiglia (è sposato con Karen e ha quattro figli): operaio, vicesceriffo, guardia giurata e impiegato dei famosi grandi magazzini Wal-Mart. ”Craig Morgan” genera giudizi eterogenei ma fondamentalmente positivi, tanto che ne sono estratti ben tre singoli. Quando la Atlantic Records chiude la sua filiale di Nashville nel 2001, anziché passare alla controllante Warner come sarebbe stato logico (e forse più facile) Morgan decide di passare all’etichetta indipendente Broken Bow, che gli produce i successivi tre album (“I Love It”, 2003; “My Kind of Living”, 2005; ”A Little Bit of Life”, 2006) dai quali sono estratti un totale di dieci singoli, molti dei quali entrano nella top ten country: “Almost Home” (no.6) da “I Love It”, “That’s What I Love About Sunday” (no.1) e “Redneck Yacht Club” (no.2) da “My Kind of Living”, l’accattivante “Little Bit of Life” (no.7) e “International Harvester” (no.10) da “Little Bit of Life”, prodotto da Keith Stegall (lo scopritore di Alan Jackson).
Craig Morgan e la moglie KarenCraig (qui a sinistra con la moglie Karen) diventa l’artista mainstream country più di successo in una etichetta indie ed è nominato “Top New Male Vocalist” dalla ACM sia nel 2006 che nel 2007. Voce robusta, baritonale e piena di passione, è una persona coi piedi per terra ma capace di grandi voli, un autore di talento in grado di confezionare alla perfezione canzoni d’amore, d’orgoglio americano, di esaltazione dei valori familiari, o anche brani più “difficili” – come quelli patriottici - senza mai scadere nel banale (come in “God, Family and Country”). Nel 2008, prima di lasciare la Broken Bow Records, esce un “Greatest Hits” che precede di pochi mesi il suo ingresso ufficiale nella grande famiglia della Grand Ole Opry, invitato da John Conlee. Alla fine di quell’anno Morgan passa alla BNA, una divisione della Sony BMG Nashville e pubblica “That’s Why”, la sua fatica più recente, il cui primo singolo (“Love Remembers”) entra ancora nella top ten country. Il disco pare andare così bene che la BNA lo riedita nel maggio del 2009 aggiungendo due tracce precedentemente escluse, “This Ain’t Nothing” e “Bonfire” (co-scritta da Craig con l’amico Kevin Denney), che viene lanciata come terzo singolo (dopo “God Must Really Love Me”) e che lo scorso dicembre si è proiettata al quarto posto della classifica ”Hot Country Songs”.
Craig-Morgan (Foto Larry McCormack - The Tennessean)Oggi Craig fa più di 200 show dal vivo all’anno, ognuno con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di condividere col pubblico le sue emozioni e la sua esuberanza. La generosità di questo cantante americano si concretizza anche nel costante sostegno delle truppe americane, sia all’interno dei confini del paese che all’estero. D’altronde il servizio militare attivo prestato per così tanti anni e per il quale sente ancora molta attrazione e qualche ripensamento qualcosa deve avergli lasciato: «Qualche volta si lascia provando dei rimpianti: a volte penso che forse dovrei essere ancora lì con loro. Ma sto cominciando ad apprezzare quello che ora, stando al di fuori, posso fare per aiutare tutti quegli uomini e quelle donne, al di là dell’essere un soldato». Nel 2006 gli è stato assegnato il premio “USO Merit Award” (come già a Steven Spielberg, Elizabeth Taylor e Bob Hope prima di lui) per il suo supporto ai soldati e alle loro famiglie con i suoi spettacoli dal vivo al fronte e quasi contemporaneamente ha iniziato una raccolta fondi per l’organizzazione Special Operations Warrior Foundation [USO è acronimo di United Service Organization, un’associazione costituita da volontari che rappresenta il punto di collegamento tra l'esercito americano impegnato al di fuori dei confini del paese e la società civile col compito di alleviare le difficoltà di permanenza dei militari in missione all'estero - ndr]. «Organizzare eventi con l’USO sarà sempre una priorità per me» ha dichiarato in un’intervista.
Craig MorganTra i piaceri della sua vita, oltre ai figli, ci sono la sua moto Kawasaki KX450  e il suo trattore International Harvester, che usa quando si trova nella sua fattoria di Dickson, Tennessee, ultimamente diventato anche uno degli sponsor dei suoi tour. In più di una occasione è salito addirittura sul palco con la moto, e chissà che non se la porti dietro anche a Gstaad… «Ricavo un grande beneficio fisico e mentale dal guidare entrambi: la grande cosa dell’essere alla guida di un trattore è che rallenta un pò il tuo mondo. Cambia il tuo modo di pensare. Ti da una possibilità di riflettere. Sulla moto, invece, non penso a nient’altro che a correre. Per me, rilassarsi è salire sulla moto e andare più veloce che posso ed il più a lungo possibile tra i boschi.» Non stupitevi neanche se doveste vedere Morgan sul palco prima e dopo lo spettacolo a montare e smontare le attrezzature. «Mio padre e mia madre mi hanno cresciuto insegnandomi ad essere grato alle persone e apprezzare ciò che hai. Essi mi hanno sempre detto: se qualcuno ti presta qualcosa tu rendigliela in condizioni migliori di quelle in cui te l’ha data.» Ecco perchè è facile vedere Craig e la sua band dare una mano a sistemare il palco prima e dopo ogni spettacolo o vederlo aiutare gli operai a scaricare e caricare i camion. «C’è qualcosa nei miei geni e nel mio sangue che mi costringe a lavorare; giusto o sbagliato che sia io devo fare qualcosa, non posso stare con le mani in mano. Mi fa sentire davvero un uomo.»
Ma come fa Craig Morgan a essere coi piedi così ben saldamente posati sulla terra? «Semplice. Torno a casa e faccio cose per me quotidiane: prendo il trattore e taglio l’erba, poi ripulisco la piscina e gioco coi miei bambini. Cose semplici, proprio come le persone che comprano i nostri dischi e ascoltano la nostra musica.»

Country Night 2010 – 4 / Miranda Lambert, la rocker ribelle di Nashville

Posted by CountryStateLine on 27th luglio 2010 in Home (News)

Miranda LambertLa 27enne Miranda Lambert, terza ed ultima componente americana della line up in cartellone quest’anno, è l’elemento anagraficamente ed artisticamente più giovane di tutti, ma non meno interessante. Texana di nascita, adottata dall’Oklahoma (dove si è trasferita comprando casa vicino al suo ora ufficialmente fidanzato Blake Shelton – vedi ), autrice ribelle, sincera fino al midollo, personalità incendiaria (“Kerosene”, cherosene, è non a caso il titolo del suo secondo album uscito per la Epic nel 2005, dodici canzoni di cui undici scritte da lei), Lambert è musicalmente lontana dai canoni dello sdolcinato mainstream di Nashville – dove pure l’adorano! – e piuttosto vicina a quelli di un rock a volte anche un pò aggressivo, privo di storie a lieto fine o accondiscendenti (per esempio, ”Gunpowder & Lead” è la storia di una ragazza che uccide a colpi di pistola il suo uomo dopo che egli l’ha ripetutamente maltrattata). Di sicuro, anche se è capace di eseguire un perfetto honky tonk, questa artista non incontrerà neanche i favori degli sfegatati tradizionalisti country poiché Miranda è amante degli alti volumi. La tesi viene dal suo bassista, che le ha consigliato di scrivere canzoni country ed aggiungerci un ritmo rock. Ad ogni modo, la stella di Miranda Lambert oggi è decisamente in ascesa e questo dopo soli quattro album: oltre al già citato “Kerosene” vi sono un primo, omonimo e quasi introvabile disco autoprodotto nel 2001, ”Crazy Ex-Girlfriend” (uscito nel 2007) e “Revolution” (realizzato nel 2009) – gli ultimi due realizzati con la Columbia dopo la chiusura della etichetta Epic. “Kerosene”, disco di platino, l’ha consacrata stella del firmamento di Music Row, essendo tra l’altro ella – tra le donne - la terza artista country di sempre ad aver debuttato al primo posto con tre suoi album consecutivamente, stando ai rilevamenti di Billboards.
P7150162Una ventina di nomination per i riconoscimenti più prestigiosi negli ultimi cinque anni, 5 premi vinti tra Migliore Nuova Vocalista Femminile nel 2005 da parte della ACM, album dell’anno con ”Crazy Ex-Girlfriend” nel 2008, e poi il grande exploit di quest’anno agli ACM Awards con ben 3 premi (Miglior Vocalista Femminile, Album dell’Anno con ”Revolution”, e Video dell’Anno con “White Liar” – vedi ), nelle cui categorie ha battuto quotatissime rivali come Carrie Underwood, Taylor Swift e Kelly Pickler. Anche Miranda, come Carrie Underwood (con la quale mantiene uno stretto rapporto di amicizia), entra nel mondo del professionismo musicale grazie ad un programma televisivo, “Nashville Star”, in cui si classifica terza nella edizione del 2003. Anche lei carina, bionda, occhi chiari, anche se di corporatura più minuta, nasce a Lindale, una piccola cittadina a quasi 200 km da Dallas, il 10 novembre 1983. La mamma Beverly dirige una piccola agenzia di investigazioni private ed il papà Rick è un chitarrista country. E’ grazie a lui che Miranda cresce ascoltando questa musica ed è ”a causa” sua che diventa un “maschiaccio”, in quanto egli è anche cacciatore e le insegna l’uso delle armi da fuoco. Ella stessa diventerà infatti un avida cacciatrice di cervi. Con i suoi genitori si reca nel 1992 ad un concerto di Garth Brooks ed è lì che Miranda capisce che quel genere di musica e quel genere di intrattenimento è quello che vuole fare della sua vita. A 16 anni comincia esibendosi al “Johnny High Country Music Review” ad Arlington (lo stesso show dove apparve per la prima volta LeAnn Rimes) e guadagna una serie di sessioni di registrazione presso uno studio discografico di Nashville. Abbandona però questa prima esperienza poichè il suono troppo pop del country che la costringono a interpretare non la esalta. Torna a casa e chiede al padre di insegnarle a suonare la chitarra, così che possa scrivere e suonare le proprie canzoni. P7150188E’ ancora studentessa quando affronta per la prima volta il pubblico in una esibizione musicale presso il Reo Palm Isle Ballroom di Longview, in Texas, un luogo celebre dove da anni si esibiscono artisti emergenti (Elvis Presley, Willie Nelson e, più recentemente, Brooks & Dunn al loro esordio calcarono questo palco). A 17 anni forma il suo primo gruppo, The Texas Pride Band, col quale comincia ad esibirsi in giro per locali mentre, con l’aiuto economico del padre, produce quel primo omonimo disco di cui parlavo all’inizio, del quale ben due brani (“Texas Pride” e “Somebody Else”) entrano addirittura nella classifica texana. Nel 2003 arriva “Nashville Star” con il terzo posto conquistato nella finale, che le porta il contratto discografico con la Sony e il disco “Kerosene”. Una “bad girl” dalle mille caratteristiche che solo in apparenza sono contraddittorie, come è stato rilevato dalle numerose copertine di riviste che Lambert è riuscita a conquistare in questi ultimi anni, come quella di “Country Weekly” o quella precedente di “No Depression”, una pubblicazione di solito dedicata solo al country autorale alternativo e non commerciale; come quella della rivista femminile “First”, o della più sofisticata “Garden & Gun” (dove è stata definita la “nuova regina del country” e “la nuova Loretta Lynn”…). “People” l’ha nominata una delle 100 donne più belle del 2009, mentre un anno dopo “Esquire” la definiva ”donna terrificante dell’anno”.
Insomma, tutto e il contrario di tutto. «Penso che sia noioso non essere né carne né pesce. Ci sono persone che mi amano ma sono sicura che ce ne sono altrettante che odiano tutto ciò per cui io mi batto ed in cui credo. Ma va bene così. Almeno sono appassionate rispetto a qualcosa, e prendono posizione; ed in ogni caso parlano di te. Ma stare quieta nel mezzo non è mai stato nel mio carattere, né nella vita né nel lavoro.» Nonostante Music Row sia ultimamente famosa per forgiare artisti come in una catena di montaggio, rimodellandoli a sua immagine e somiglianza, Miranda dice che non ha mai incontrato resistenza riguardo al suo modo di vedere la musica da parte di nessuno alla Sony. miranda-lambert-headshot-apNemmeno da parte del suo presidente, Joe Galante, che l’ha sempre lasciata essere se stessa musicalmente e artisticamente (cosa della quale ella è estremamente grata). «Se non sai chi sei, è più facile subire le influenze di quelli che incontri sul tuo cammino, che ti sviano in una direzione o in un’altra. Sono entrata in questo lavoro con una forte convinzione, pensando: “questa sono io, posso tornare indietro in Texas e continuare a suonare nei club o posso tentare di fare qualcosa di più grande. C’è qualcuno che mi vuole aiutare qui?” E per fortuna ha funzionato.» Schiettezza ai limiti della presunzione, ma di certo Lambert, musicalmente parlando, con il suo successo ha contribuito a sfondare molte porte che ancora a Nashville erano ben chiuse e che neanche artisti come Garth Brooks erano riusciti a scardinare. «Spero di fare questo lavoro per sempre, sia che si tratti di suonare davanti a diecimila persone sia che si tratti di cantare in qualche bar!»
 

 

Grazie a Ted Efron di No Depression per parte delle foto di questo articolo.

 

 

Kris Kristofferson dal vivo a Vigevano

Posted by CountryStateLine on 10th luglio 2010 in Home (News)

Kris Kristofferson (Foto Marina Chavez)Gli albori della corrente musicale country cosiddetta “outlaw” (fuorilegge) si ebbero nei primi anni ’50, grazie alle “sperimentazioni” di artisti come Lefty Frizell. La vera invasione outlaw, però, si ebbe negli anni ’70 quando a Nashville artisti quali Waylong Jennings, Willie Nelson e Kris Kristofferson cominciarono a sperimentare un ibrido rock-country mai sentito prima, che di lì a poco avrebbe contribuito in modo sostanziale a far superare al genere country il confine con il pop. Proprio Kristofferson, oggi ormai grinzoso ma rassicurante come una vecchia quercia secolare, 74 anni mostrati senza pudore, sarà in Italia per un’unica preziosissima data il prossimo giovedì 22 luglio in occasione dell’evento “Dieci Giorni Suonati” al Castello Sforzesco di Vigevano (provincia di Pavia), in piazza Ducale, nell’ambito di un tour europeo che ha preso il via dalla Svezia per poi snodarsi fino al 18 agosto tra Norvegia, Danimarca, Germania, Austria, Francia, Spagna, Inghilterra, Scozia e e Irlanda (anche se, stranamente, la data italiana è l’unica a non essere ufficialmente presente a tutt’oggi nella lista delle date sul sito ufficiale dell’artista, http://www.kriskristofferson.com/).
Il costo del biglietto (solo parterre numerati), acquistabile con carta di credito tramite i canali di vendita online
www.ticketone.it e www.ticketweb.it, varia dai 23 ai 46 euro, diritti di prevendita inclusi. Ma se preferite usare le banconote tradizionali e non vi fidate ad usare i mezzi informatici, sul sito dell’organizzatore del concerto, la Barley Arts (www.barleyarts.com), sezione concerti, potete trovare l’elenco dei negozi e centri commerciali (suddivisi per regione e provincia) presso cui recarvi per acquistarli.
Kris Kristofferson (Foto M. Chavez)Kristofferson, nativo del Texas, fu con Johnny Cash, Nelson e Jennings membro del famoso super gruppo denominatosi “Highwaymen” che per diversi anni ebbe un discreto successo, con l’omonimo singolo del loro primo album vincitore anche del Premio della Academy of Country Music quale “Singolo dell’Anno” nel 1985. Ma la carriera di Kristofferson risplendette di luce propria ben prima del 1985: già nel 1966 Dave Dudley realizzava una versione di una canzone scritta da Kristofferson, “Viet Nam Blues”, mentre il 1967 lo vide firmare il suo primo contratto discografico (solo come autore) con la Epic e cominciare a scrivere canzoni per grandi nomi quali Jerry Lee Lewis, Faron Young e Roger Miller. Nel 1970 passò alla Monument Record, che gli garantì di esordire anche come artista; il suo primo disco non ebbe il successo atteso, ma il suo nome cominciò a girare a Nashville. Ray Price, Waylong Jennings, Bobby Bare, Sammy Smith e Johnny Cash iniziarono a saccheggiare la sua opera prima reincidendo versioni personali di sue opere quali “For The Good Times”, “The Taker”, “Come Sundown”, “Sunday Morning Coming Down” e “Help Me Make It Through The Night”. Con “For The Good Times”, nel 1970, Bobby Bare si portò addirittura a casa il premio della ACM quale canzone dell’anno mentre lo stesso anno vide Johnny Cash vincerlo con la CMA interpretando “Sunday Morning Coming Down”. Segno che come autore qualcosa di buono Kristofferson lo stava facendo.
Il successo autorale, come spesso accade, portò alla rivalutazione della sua figura di cantante e così il suo secondo album, “The Silver Tongued Devil and I”, uscito nel 1971, ebbe un ottimo successo e assicurò a Kristofferson un posto di rilievo nel panorama country di Nashville. La vena ispirativa era molto ricca: il 1971 vide l’uscita anche di un terzo album (“Border Lord”) mentre la giuria dei Grammy gli assegnava il premio per la migliore canzone country (“Help Me Make It Through The Night”). Il quarto lavoro (“Jesus Was a Capricorn”) arrivò l’anno successivo; inizialmente non vendette molto bene ma un singolo del disco, “Why Me”, ne risollevò le sorti.
Kris Kristofferson e Barbra StreisandPrima di formare gli Highwaymen Kristofferson ebbe il tempo di avere gli onori della cronaca per alcune sue love story come quelle con Barbra Streisand (foto accanto) e Janis Joplin, già diventata famosissima, la quale gli regalò maggior notorietà quando il primo singolo estratto dal di lei album, “Pearl”, pubblicato postumo dopo la morte per overdose della cantante nel 1970, registrò una impennata di vendite impressionante. Quel singolo era “Me and Bobby McGee”, scritta proprio da Kristofferson.
Come cantante solista, Kristofferson non ha mai goduto del successo che invece ha arriso a tanti altri suoi colleghi, forse per quella voce roca e per quel sound country rock un pò bluesy, apertamente ostile al pop, che non accontenta i palati comuni, ma va a scavare più in profondità per cogliere emozioni diverse e più complete. Paradossalmente però, appropriandosi del suo materiale, tanti altri artisti nel corso del tempo hanno fatto la loro fortuna; uno su tutti, Willie Nelson, che pubblicando nel 1979 l’album “Willie Nelson Sings Kris Kristofferson” dimostrò inequivocabilmente come il pubblico fosse affezionato più all’autore che all’interprete.
Kris Kristofferson ai tempi di 'Help Me Make It Through The Night'Il matrimonio di Kris Kristofferson (qui accanto in una foto dei tempi di “Help Me Make It Through The Night”) con la bella cantante Rita Coolidge, durato dal 1973 al 1980, gli portò comunque un figlio ed ispirazione fresca con un album pubblicato insieme nel 1973 (“Full Moon”, che ebbe ottimi ritorni anche in termini di riconoscimenti artistici) ed un quinto album da solista, dal titolo “Spooky Lady’s Sideshow”, che invece fu commercialmente un fallimento. Prima del loro divorzio, pubblicarono insieme altri due dischi. Gli anno ’80 furono gli anni degli Highwaymen, con due album pubblicati dal quartetto, mentre convolava a terze nozze con l’avvocatessa Lisa Meyers (il suo primo matrimonio era avvenuto nel 1960 con una sua vecchia fiamma dei tempi della scuola, tale Frances Bear, che gli darà due figli prima del divorzio avvenuto nel 1969). Con Lisa, sua attuale moglie, ha avuto altri cinque figli.
Kris Kristofferson nel film 'Payback'Dagli anni ’80 ad oggi Kristofferson ha pubblicato poco più di una decina di album, cosa che oggi per un qualsiasi altro artista significherebbe la morte discografica. Ma non per lui. Considerata anche la non indifferente carriera cinematografica con cui ha alternato la sua attività di cantante nel corso di questi 40 anni: una mole impressionante di pellicole (manca poco al centinaio di titoli!) che spaziano da “Pat Garrett & Billy The Kid” di Sam Peckinpah del 1973, al “Il Salario della Paura” di William Friedkin o, più recentemente, interprete del cattivo a 360° nella trilogia action-horror di “Blade” con Wesley Snipes, corrotto imprenditore senza scrupoli in “Fire Down Below – L’inferno sepolto” con Steven Seagal o boss di una organizzazione criminale in “Payback – La rivincita di Porter” con Mel Gibson (foto qui a lato), in cui lo ricordo sadico torturatore del protagonista. Una delle sue più recenti interpretazioni è quella in ”Powder Blue” (2009), di Timothy Linh Bui, ultimo ruolo di co-protagonista per Patrick Swayze, morto di cancro poco dopo la fine delle riprese. Nel 2006, dopo essere stato eletto membro della Nashville Songwriters Hall of Fame nel 1977, della Songwriters Hall of Fame nel 1985 e della Country Music Hall of Fame nel 2004, ha realizzato il primo album di nuove canzoni a distanza di 11 anni dal precedente, intitolato “This Old Road”, con la produzione del talentuoso Don Was.
Kris Kristofferson a Los Angeles alla prima del 2006 di "Glamour Reel Moments", una serie di corti scritti e diretti da donne. Kristofferson è il protagonista del corto dal titolo "Room 10" (Foto: Paul Smith / Featureflash)Sempre Was produce il suo più recente lavoro, ”Closer To The Bone”, uscito l’anno scorso. Si tratta di altri 11 nuovi brani scritti da Kristofferson in momenti diversi della sua carriera in cui la sua greve roca voce si esalta con l’acustica della chitarra di Stephen Bruton (suo grande amico, scomparso poco dopo la fine delle registrazioni, cui il disco è dedicato) e la semplicità della sua armonica a bocca. Temi semplici come l’amore per i suoi figli, l’amicizia per Johnny Cash (a cui dedica “Good Morning John”), la mortalità e il divorzio.
Quella al Castello di Vigevano è dunque una ghiotta occasione per trascorrere la serata del 22 luglio in compagnia di una vera e propria leggenda.
Nella foto qui a lato: Kris Kristofferson a Los Angeles alla prima del 2006 di “Glamour Reel Moments”, una serie di corti scritti e diretti da donne. Kristofferson è il protagonista del corto dal titolo “Room 10″ (Foto: Paul Smith / Featureflash).

L’indimenticabile Chris LeDoux celebrato con una statua di bronzo

Posted by CountryStateLine on 24th giugno 2010 in Home (News)

Chris LeDouxE’ stata scoperta ed inaugurata sabato scorso la statua – grande una volta e mezzo le dimensioni reali – riproducente Chris LeDoux in sella al suo mitico cavallo Stormy Weather  (col quale nel 1976 vinse il titolo mondiale di horse bareback riding) che va a rendere omaggio al grande cowboy, campione di rodeo, cantante country (un totale di 36 album incisi in carriera) e scultore egli stesso, scomparso prematuramente 5 anni fa a soli 57 anni a causa di un cancro al fegato che lo aveva costretto già nel 2000 ad un trapianto (per il quale il suo grande amico Garth Brooks si era offerto come donatore, poi impossibilitato ad aiutarlo a causa di una incompatibilità di tessuti). La Academy of Country Music gli assegnò alla memoria il Pioneer Award che fu ritirato a suo nome dallo stesso Brooks durante la premiazione del 2005
La Statua in Bronzo durante la lavorazioneLa statua si chiama “Good Ride Cowboy” ed  è stata scolpita da D. Michael Thomas che ha impiegato più di un anno a darle forma finita. “Good Ride Cowboy” è anche il titolo del singolo che Garth Brooks incise in memoria dell’amico a pochi mesi dalla sua morte, decidendo di uscire momentaneamente dal silenzio discografico in cui era entrato in seguito al suo ritiro dalle scene musicali nel 2000; singolo che nel giro di qualche settimana arrivò fino alla posizione numero 3 della classifica Hot Country Songs di Billboard. La statua poggia su di una base a forma di chitarra ed è la punta di diamante del Chris LeDoux Memorial Park, un sogno che LeDoux stesso aveva coltivato da sempre per la sua comunità di Kaycee, Wyoming, dove si era Un dettaglio della statua in bronzo riproducente LeDoux e Stormy Weatherstabilito con la famiglia (moglie e cinque figli) all’indomani del definitivo abbandono del circuito professionistico del rodeo avvenuto nel 1980, dovuto anche al peggioramento di alcune ferite procuratesi nel corso della carriera. LeDoux voleva un posto in cui la gente fosse in grado di riposarsi e fermarsi a riflettere.
C’è un unico sentiero che conduce dall’ingresso del parco fino al punto dove si erge la statua: questo sentiero è indicato dalle vere impronte degli stivali di LeDoux, che conducono i visitatori fino al monumento via via diventando sempre meno evidenti man mano che ci si avvicina ad esso.
LeDoux è nel cuore di tutti gli amanti della musica country nonché un idolo per ogni campione di rodeo; il suo esempio, la sua rettitudine, la sua semplicità ed il suo talento naturale rimangono intatti anche a distanza di anni dalla sua morte. Come Garth Brooks canta dal vivo nella  sua “Much Too Young (To Feel This Damn Old)”: God Bless Chris LeDoux!

Tanta musica e 46 arresti al concerto di Brad Paisley

Posted by CountryStateLine on 22nd giugno 2010 in Home (News)

Brad Paisley in concertoIn “Alcohol”, una delle più divertenti canzoni del suo album “Time Well Wasted”, Brad Paisley dice che esso causerà “alcuni dei migliori momenti della tua vita che non ricorderai mai”. Il concerto che Paisley ha tenuto lo scorso venerdì a Darien Lake, nello stato di New York, verrà invece ben ricordato – oltre che per il consueto bagno di pubblico per l’artista – anche per i 46 arresti effettuati dalla polizia prima, durante e dopo lo show. La maggior parte dei fermati  – ben 38 – erano minorenni e sono stati accusati di possesso di alcolici finalizzato al consumo personale, quando gli agenti hanno cominciato a fare delle perquisizioni allor quando l’alcool ha cominciato a scorrere a fiumi tra il pubblico e la situazione stava cominciando ad andare fuori controllo. Tre persone sono state invece arrestate per pesanti disordini durante il concerto; due di esse hanno addirittura ingaggiato una rissa con gli uomini del servizio di sicurezza del tour, che si chiama H2O. Infine un uomo è stato fermato per aver tentato di rientrare all’interno dell’area dello show dopo esserne stato espulso. Il tour mondiale di Paisley, che domani e dopodomani toccherà Londra in due concerti esauriti da settimane, si compone di due palchi separati in uno dei quali si svolgono dei giochi d’acqua studiati nel dettaglio ed in cui intervengono come ospiti d’eccezione artisti country come Easton Corbin, Steel Magnolia, Josh Thompson, Darius Rucker e Justin Moore. Essendo agli inizi, speriamo che incidenti del genere non si ripetano.