Toby Keith ricorda il giorno della resa dei conti
A fine ottobre Toby Keith ha pubblicato “Clancy’s Tavern”, il quindicesimo album della sua discografia ed il sesto disco per la sua casa discografica, Show Dog – Universal Music. La pubblicazione di questo lavoro ha portato Toby a riflettere sui quasi venti anni di carriera che dalla natìa Oklahoma lo hanno portato – anche attraverso scelte rischiose, ma che alla fine lo hanno ripagato – ad essere oggi una delle stelle più lucenti del panorama country americano. Da quando nel 1993 realizzò per la Dreamworks il suo omonimo album d’esordio, Keith vide più di 30 sue canzoni entrare senza soluzione di continuità nella Top 20 dei singoli country più venduti, inclusa la numero uno “How Do You Like Me Now?” e “I Wanna Talk About Me”. Ma con il passare del tempo una crescente insoddisfazione con la casa discografica e con alcune decisioni da essa prese lo portarono a chiedere alla stessa di rescindere bilateralmente il suo contratto. In una intervista su GMA News Toby ricorda il giorno del faccia a faccia con l’allora capo della Dreamworks Luke Lewis come “il giorno della resa dei conti”. «Mi chiesero “cosa ti fa pensare che tu possa dirigere una etichetta discografica?” ed io risposi “perché ho visto la gente che lo fa e mi sparerei un colpo in faccia se non sapessi farlo bene almeno quanto lo fanno loro”! Ed eccomi qui, sei anni dopo, ancora in sella alla grande!» Davvero alla grande. Oltre ad aver messo sotto contratto con la sua casa discografica anche calibri come Trace Adkins e Joe Nichols, Toby ha ottenuto la sua ricompensa, avendo ogni suo album pubblicato per la Show Dog raggiunto la posizione numero uno in classifica – con la sola eccezione del primo pubblicato, “White Trash With Money”, che si è fermato al secondo posto. Ma ora Keith è ansioso di vedere come andrà il suo nuovo “Clancy’s Tavern” , il cui omonimo primo singolo è stato pubblicato il 24 del mese scorso e racconta la vera storia di sua nonna, che si chiamava appunto Clancy. «Suo marito morì lasciandola con 3 bambini, il più grande dei quali aveva 4 anni.» Spiega Keith «Li lasciò dai suoi genitori e si trasferì a Fort Smith, in Arkansas, dove andò a lavorare come manager nella fabbrica della Dixie Cup Factory. Era una cosa inusuale per una donna fare una cosa del genere negli anni ’50.»
La nonna di Toby lavorò anche part-time al Supper Club di Billy Garner, un locale tipo barn dance che alla fine acquistò addirittura, il posto dove Toby è convinto si sia sviluppato il suo amore per la musica. La canzone “Clancy’s Tavern” non racconta solo la storia della sua amata nonna: anche il resto della storia è vera. «I personaggi sono veri – c’era veramente un uomo di colore di nome Elmo che cucinava dietro in cucina e c’era anche una cameriera, la migliore amica di mia nonna, che si chiamava Lillie, che prese il posto di mia nonna quando ella lasciò la proprietà del locale. La canzone è vera fin nei minimi dettagli, anche quando racconta di lei che prendeva la sua pistola e portava l’incasso in banca.»
Toby Keith non è solo un cantante ma anche un manager ed imprenditore: uno dei suoi investimenti comprende la catena di ristoranti “I Love This Bar & Grill”, oltre alla sua marca personalizzata di mezcal (un distillato messicano alcolico) che si chiama “Wild Shot” e che è in vendita in tutto il territorio americano. Tutte queste attività lo hanno lanciato in cima alla lista dei cantanti country che guadagnano di più, pubblicata recentemente sul magazine economico Forbes, dove lo si accredita con un guadagno stimato di circa 50 milioni di dollari. «Mi sono guadagnato ogni centesimo» afferma Toby «E’ dal 1993 che non mi fermo un attimo: non ho mancato un tour, non ho mai mancato di uscire con un nuovo album, non mi sono mai preso un periodo di riposo. Ecco perché sono in quella classifica di Forbes, grazie all’etica del mio lavoro. La mia famiglia conosce tutti i sacrifici che ho fatto, che tutti abbiamo fatto, per arrivare nella posizione in cui sono… Il tempo che ho passato e che passo lontano da loro… e il mio essere sempre impegnato…»
Tanto di cappello, Toby! E fortunato chi ha acquistato un biglietto per una delle tappe del tour che da domenica scorsa lo ha portato qui in Europa. Per chi si fosse perso i miei post a riguardo, clicchi qui.